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Decreto Energia, fine del mercato tutelato di luce e gas. Pichetto Fratin studia passaggio morbido per 5,5 milioni di famiglie

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Nessuna proroga per la fine del mercato tutelato di luce e gas. Le tariffe di tutela in bolletta fissate Dall'Autorità di regolazione (e non dal mercato) non si applicheranno più dal 10 gennaio 2024 per il gas e dal 1° aprile per l’energia elettrica. Il ministro Pichetto Fratin istituirà un tavolo per un passaggio "morbido" per aiutare milioni di utenze fragili economicamente. Le critiche del viceministro Salvini e del PD. Tutte le misure inserite nel decreto.

Decreto Energia e fine del mercato tutelato

Il Governo ha approvato infine il decreto legge Energia, con alcune novità piuttosto rilevanti dal punto di vista dell’impatto sociale di alcune misure. Prima fra tutti: non c’è alcuna proroga per la fine del mercato tutelato di luce e gas.

Il 10 gennaio 2024 è fissata la fine del mercato tutelato del gas e il 1° aprile quella del mercato tutelato della luce elettrica.

Si pone quindi fine ai servizi di tutela, cioè servizi di fornitura di energia elettrica e gas naturale con condizioni economiche (tariffe in bolletta) e contrattuali definite dall’Autorità di regolamentazione per energia reti e ambiente (Arera), non dal mercato, che le associazioni dei consumatori e diversi politici di maggioranza e opposizione avrebbero invece voluto veder prorogate.

Una situazione che all’Unione europea non è mai piaciuta, bisogna dire, e che è stata considerata riforma da effettuare già da tempo, anche per accelerare l’arrivo della prossima rata del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

Il Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha fatto sapere che istituirà un tavolo per studiare modalità di passaggio “morbide” e non traumatiche per le 5 milioni di famiglie interessate dal la riforma (su un totale di 9,5 milioni di utenti in servizio di tutela ancora).

Le reazioni dei politici

Il vice Premier, ministro delle Infrastrutture e dei trasporti e leader della Lega, Matteo Salvini, ha detto ancora stamattina che bisogna “rimediare a un errore che ci siamo trovati sul tavolo“.

L’interlocuzione con la Commissione europea ci sarà – ha spiegato Salvini – contiamo di risolvere il problema senza gli emendamenti. Anche perché non abbiamo cifre da investire nel settore come Francia e Germania. Conto che si riesca a rimediare ad un obiettivo che purtroppo Draghi e chi c’era prima di lui avevano messo come milestone nel Pnrr“.

Il Partito Democratico, per voce della segretaria Elly Schlein, di Annalisa Corrado, responsabile Dem per il cambiamento ecologico, dell’ex ministro Pier Luigi Bersani e del responsabile economia Antonio Misiani, ha invece fatto un appello al Governo a modificare il decreto energia approvato ieri dal Consiglio dei ministri.

Questa decisione espone al rincaro delle bollette 5 milioni di famiglie, già in crisi per l’aumento del costo della vita. Il governo si prende la responsabilità di mandare completamente allo sbaraglio milioni di persone in questo Paese“, si legge nel sito del PD.

Quando è stato siglato l’accordo sul Pnrr c’era un mondo diverso. Questo tema non è stato portato al tavolo del Pnrr e non capiamo perché. Facciamo un appello al governo – è chiesto – perché siamo ancora in tempo per tornare indietro“.

L’Autorità, da parte sua, ha più volte segnalato al Governo e al Parlamento “l’esigenza di gradualità nell’adozione degli ultimi passaggi per la conclusione del processo di superamento delle tutele di prezzo, soprattutto per i clienti domestici che, per la loro intrinseca eterogeneità e naturale inerzia, necessitano di un processo di transizione progressivo e, in particolare, i clienti vulnerabili che, per le loro caratteristiche peculiari, potrebbero avere maggiore difficoltà a scegliere l’offerta di mercato più adeguata alle proprie esigenze, anche per assicurare una sufficiente concorrenzialità delle procedure concorsuali per l’assegnazione del servizio a tutele graduali“.

Pichetto Fratin: “Provvedimento che vale 27,4 miliardi di investimenti

Un decreto che sulla carta e a detta del Governo: “Introduce disposizioni urgenti per la sicurezza energetica del Paese, la promozione del ricorso alle fonti rinnovabili di energia, il sostegno alle imprese a forte consumo di energia”.

Sempre Pichetto Fratin ha affermato: “Con il decreto Energia vogliamo liberare le grandi potenzialità del nostro Paese, per renderlo riferimento nel Mediterraneo sulle rinnovabili: un provvedimento che vale 27,4 miliardi di investimenti. Vogliamo sostenere famiglie e imprese, per renderle ancor più protagoniste di una transizione bilanciata e realistica”.

Vedremo, intanto si pone il problema di come sostenere tutte quelle famiglie che potrebbero dover affrontare problemi economici nel pagare le bollette, senza contare quelle che già si trovano in condizioni di povertà economica (in aumento sul 2021/2022).

Le misure contenute nel Decreto

Di seguito i punti chiave del testo approvato dal Consiglio dei ministri su proposta del Presidente Giorgia Meloni e dello stesso ministro dell’Ambiente.

Il decreto istituisce un fondo da 350 milioni all’anno fino al 2032 per Regioni e Province Autonome, “per misure di compensazione e riequilibrio ambientale e territoriale a fronte dell’installazione di impianti fotovoltaici in aree idonee”. Il fondo si alimenta con le aste Ets delle emissioni di Co2 e con contributi dei produttori di energia da rinnovabili.

Previsto un sistema di incentivazione a installare impianti a fonti rinnovabili rivolto a circa 3800 imprese a forte consumo di energia elettrica, come quelle della chimica, del vetro e del tessile. Queste potranno vedersi anticipare dal GSE gli effetti della realizzazione di questi impianti, da restituire nei successivi venti anni; 

Accelerare gli investimenti in rinnovabili

Allo stesso tempo, si introducono misure volte ad accelerare gli investimenti in autoproduzione di energia rinnovabile, con l’aggiunta che: “Nel caso di più istanze concorrenti per la concessione della medesima superficie, gli enti concedenti, ai fini dell’individuazione del concessionario, attribuiscono una preferenza ai progetti di impianti fotovoltaici o eolici volti a soddisfare il bisogno energetico dei soggetti iscritti nell’elenco delle imprese a forte consumo di energia elettrica istituito presso la Cassa per i servizi energetici e ambientali”.

In materia di impianti eolici galleggianti in mare, per favorire il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030, “si prevede l’individuazione di aree demaniali marittime, in due porti del Mezzogiorno soggetti alla gestione di un’Autorità di sistema portuale, da destinare alla realizzazione di infrastrutture idonee allo sviluppo degli investimenti del settore della cantieristica navale per la produzione, l’assemblaggio e il varo di piattaforme galleggianti”.

Previste ulteriori semplificazioni per il geotermoelettrico, in particolare per quanto riguarda l’assegnazione delle concessioni.

I combustibili fossili ancora protagonisti nel nostro Paese

Ma il nostro Paese è anche molto affezionato ai combustibili fossili e su Palazzo Chigi spesso è agitata la bandiera della “sovranità energetica”, anche a costo di mettere a rischio gli obiettivi di decarbonizzazione e i livelli di competitività delle nostre imprese.

Nel testo è specificato che “Si prevede il rilascio di nuovi titoli abilitativi per la coltivazione di idrocarburi, a un prezzo che rifletta il costo di produzione più il congruo tasso di remunerazione, a fronte dell’impegno dei soggetti interessati a cedere quantitativi di gas al GSE che, a sua volta, si impegna ad allocarli sul mercato, destinandoli prioritariamente alle imprese “gasivore””.

C’è infatti l’intenzione di effettuare l’acquisto a prezzo vantaggioso di stock di gas naturale per circa 1.000 aziende gasivore (quali quelle della siderurgia, della carta e del vetro), attraverso il GSE e il rilascio di nuovi titoli per la coltivazione di idrocarburi.

Il decreto da anche il via libera definitivo alle opere per la costruzione e l’esercizio di terminali di rigassificazione di gas naturale liquido on-shore, nonché le infrastrutture connesse, considerate di pubblica utilità, indifferibili e urgenti. Una norma che guarda impianti come quelli di Porto Empedocle e Gioia Tauro.

Si introducono, infine, disposizioni finalizzate alla realizzazione di nuovi sistemi di teleriscaldamento e teleraffrescamento efficiente o all’ammodernamento di quelli esistenti.