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Decreto adeguamento al Gdpr, Unione Consumatori in audizione al Senato. Le 5 proposte del presidente Dona

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Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, è stato audito dalla Commissione bicamerale speciale sugli atti di Governo che dovrà esprimersi sullo schema di decreto di adeguamento della normativa nazionale al Gdpr. Il decreto legislativo dovrà essere poi approvato dal Governo entro il 21 agosto prossimo.

Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, è stato audito dalla Commissione bicamerale speciale sugli atti di Governo che dovrà esprimersi sul testo dello schema di decreto di adeguamento della normativa nazionale al Gdpr. Il decreto legislativo dovrà essere poi approvato dal Governo entro il 21 agosto prossimo.

Ecco, in sintesi, le 5 proposte avanzate da Dona per migliorare il testo:

  • Modificare la norma sul Direct Marketing prendendo in considerazione anche i nuovi canali: come le App, i chat-bot, gli assistenti virtuali per rendere efficace la tutela dei consumatori.
  • No alla Data Retention a 72 mesi.
  • Trattamento illecito, sanzioni penali ‘per danno’ e non solo ‘per profitto’.
  • Sì all’introduzione di sanzioni minime.
  • Sì all’accesso ai social network già a 14 anni e non 16.

Modificare la norma sul Direct Marketing

 “Uno dei temi ai quali l’Unione Nazionale Consumatori chiede di prestare la maggiore attenzione”, ha detto in Commissione Massimiliano Dona, “riguarda la norma su Direct Marketing: l’attuale formulazione destinata a regolamentare il fenomeno della comunicazione via posta elettronica, ci sembra inadeguata ad una efficace tutela dei consumatori. Come è noto, lo strumento dell’email comincia a diventare persino residuale nell’ambito delle tecniche di contatto con l’utente: al giorno d’oggi vanno diffondendosi (grazie alla continua evoluzione tecnologica) ulteriori canali come le App, i chat-bot, gli assistenti virtuali. Di qui l’opportunità di integrare la norma in modo da anticipare – tra l’altro – provvedimenti già attuati a livello europeo in ordine a dinamiche che impattano fortemente sui consumi”.

No alla Data Retention a 72 mesi

Un altro aspetto rilevante per l’Unione Nazionale Consumatori riguarda i termini della Data Retention: “su questo aspetto riteniamo che la proroga del periodo tale da estendere a 72 mesi l’obbligo per i provider di conservare i dati del traffico telefonico e telematico sia assolutamente esorbitante”, ha fatto notare Dona, che ha aggiunto: “si pensi che nel resto d’Europa il termine medio va da un anno e mezzo al massimo ai due anni (in Russia non si va oltre un termine di 3 anni). Sei anni ci sembrano davvero un eccesso, forse utile a rispondere alle lentezze del settore giustizia che non agli interessi di protezione dei consumatori. Senza dimenticare che un termine così lungo implica anche un costo per i provider che è lecito pensare che possa essere ribaltato sugli utenti finali (senza dire del rischio di incappare in una procedura di infrazione comunitaria)”.

Un altro rilievo dell’UNC allo schema di decreto di adeguamento della normativa nazionale al Gdpr riguarda la Responsabilità penale, “che a nostro avviso”, ha dichiarato Dona “nel Regolamento non vorremmo limitata al cosiddetto dolo di profitto, ma che riteniamo necessario estendere a fattispecie di “dolo di danno” anche per non lasciare fuori dalla responsabilità penalistica situazioni come quelle che purtroppo sono salite anche recentemente agli ‘onori’ della cronaca”.

Gli ultimi due punti riguardano le sanzioni e l’accesso ai social da parte degli under 14

Secondo l’Unione Nazionale Consumatori, “la mancanza di un minimo edittale sembra un elemento al quale è necessario porre rimedio per scongiurare il rischio di una perdita di efficacia deterrente della sanzione verso le grandi società dell’ecosistema digitale (vorremmo evitare il rischio di veder trattate con sanzioni inefficaci situazioni che importano gravi danni ai consumatori)”.

L’ultimo rilievo dell’UNC riguarda il tema del cosiddetto Age of consent, l’accesso ai social da parte dei minori di età: “su questo la nostra posizione si allinea a quella del Garante privacy favorevole ad una riduzione a 14 anni per ragioni chiaramente di coerenza con il sistema (un quattordicenne può chiedere di essere adottato), ma anche di ordine pragmatico: è chiaro che non essendoci strumenti adeguati a garantire la verità dell’età dichiarata, il rischio è che i livelli di tutela si allineino ad un pubblico di sedicenni che però poi nella pratica non è concretamente quello che accede ai social network”.

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