Nei primi sei mesi dell’anno in corso i consumi di energia in Italia sono cresciuti del 3,2% rispetto allo stesso periodo del 2017. A guidare questo trend troviamo i trasporti (+2,2%) e il settore industriale (+2,6%), ma è in termini di fonti energetiche sfruttate che il dato è significativo.
L’aumento dei consumi energetici vede sul podio il petrolio, che dopo due anni di flessione ha registrato un clamoroso +4,5% in tempi di global warming e cambiamenti climatici, in totale controtendenza, ad esempio, rispetto al gas naturale (-1,6%) e purtroppo del fotovoltaico, che da solo segna un -10%.
È quanto emerso dall’Analisi trimestrale del sistema energetico italiano dell’ENEA, che evidenzia incrementi generalizzati dei prezzi di tutte le commodity energetiche, soprattutto del greggio (+32%, ai massimi dal 2014), e del gas (+17%, ai massimi dal 2013), con un impatto significativo sui prezzi della borsa elettrica (+5% nel semestre, +20% nel II trimestre rispetto allo stesso periodo 2017).
A peggiorare il panorama nazionale, inoltre, ci sono i prezzi dei permessi di emissione di anidride carbonica a carico dei produttori elettrici che sono più che triplicati negli ultimi 12 mesi.
L’unica nota positiva, ma davvero non basta, è la crescita delle fonti energetiche rinnovabili nel loro insieme, attestata attorno al +9%.
Il problema, si legge nella nota Enea, è che “nei primi sei mesi del 2018, i consumi di energia sono cresciuti di oltre il 3% sulla spinta della produzione industriale e del PIL; tuttavia, nella seconda metà dell’anno, il progressivo trasferimento dei rialzi dei prezzi all’ingrosso su quelli finali rischia di frenare i consumi e di ripercuotersi negativamente su un’economia che già presenta segni di rallentamento. Tutto ciò in un contesto che non lascia prevedere, almeno a breve, riduzioni dei prezzi delle commodity energetiche”.
Quando si parla di energia si parla inevitabilmente di economia e di produzione, di PIL. In un contesto ambientale emergenziale come il nostro, in cui l’aumento della CO2 in atmosfera dovuto ad attività umana e degli altri gas serra sta mettendo a serio rischio la salute nostra e del pianeta, i consumi energetici e l’andamento economico nel suo complesso non devono andare in parallelo.
Per meglio contribuire alla decarbonizzzione dell’economia (low carbon economy), infatti, al crescere dell’economia dovrebbero diminuire i consumi energetici: “dalla fine della recessione, l’andamento dei consumi di energia procede nuovamente in parallelo con quello dell’economia, mentre un elemento chiave della transizione verso un’economia low carbon sta in un sostanziale disaccoppiamento fra energia ed economia. Di fatto, il processo di transizione verso un’economia low carbon in Italia continua a incontrare ostacoli”, ha commentato Francesco Gracceva, l’esperto ENEA che ha coordinato l’Analisi.
Tra i principali rilievi negativi emersi dallo studio, troviamo un nuovo peggioramento (-9%) dell’indice ISPRED elaborato dall’Enea per monitorare la transizione energetica: “si tratta del decimo decremento consecutivo in relazione al deterioramento di tutte e tre le sue componenti: prezzi, decarbonizzazione, sicurezza energetica”.
La riduzione delle emissioni nel primo semestre 2018 è stata dello 0,7% rispetto al I semestre 2017, segnando una sostanziale stabilità negli ultimi due anni, mentre gli obiettivi europei richiederebbero una discesa molto più rapida. A frenare la decarbonizzazione, infine, anche la quota di rinnovabili sui consumi finali che, per il quarto anno consecutivo, si attesta sui valori raggiunti nel 2015 soprattutto per i modesti incrementi di potenza fotovoltaica ed eolica.