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Decarbonizzazione a rilento, Starace (ENEL): “Di questo passo obiettivo raggiungibile solo nel 2043”. Lo Studio

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Nuovo studio della Fondazione Enel e The European House – Ambrosetti, in collaborazione con il Gruppo Enel, sui ritardi accumulati dall’UE e dall’Italia nel raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 alla luce del nuovo pacchetto “Fit for 55”. Definito l’ammontare di investimenti necessari per colmare il gap.

Transizione ecologica e traguardi ambiziosi per l’Europa

La transizione energetica ed ecologica è complessa quanto fondamentale nel lungo percorso che ci porterà al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione fissati dall’Unione europea al 2030. Al momento, la sfida principale è nell’attrarre un volume maggiore di investimenti e nell’accelerare il processo di decarbonizzazione della nostra economia e dell’industria.

Ridurre le emissioni di anidride carbonica (CO2) e di altri gas serra, come metano (CH4), ozono (O3) e ossido di azoto (N2O), significa anche contrastare il surriscaldamento globale o global warming e tentare di frenare la corsa del cambiamento climatico in atto (con tutti i suoi effetti più devastanti in termini di fenomeni atmosferici, terrestri e oceanici).

Negli ultimi due anni, la Commissione europea ha alzato l’asticella e a luglio 2021 ha fissato l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra dal precedente 40% ad almeno il 55% entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990).

Un traguardo ambizioso, come detto, che nel prossimo decennio vuole consolidare la posizione dalla UE come leader globale della transizione energetica.

Nuovo Studio Fondazione Enel e The European House – Ambrosetti

Scarica il nuovo Studio “European governance of the energy transition

Secondo il nuovo studio “European governance of the energy transition”, però, realizzato da Fondazione Enel e The European House – Ambrosetti, in collaborazione con il Gruppo Enel, al ritmo attuale, l’Europa raggiungerebbe il nuovo obiettivo di riduzione del 55% dei gas a effetto serra solo nel 2051, con un ritardo di 21 anni rispetto al 2030.

Ma non solo, perché l’Europa potrebbe essere in ritardo anche per quanto riguarda gli altri nuovi obiettivi fissati per le rinnovabili (40%) e l’efficienza energetica (+36%): al ritmo attuale verrebbero raggiunti rispettivamente nel 2043 e nel 2053.

La decisione dell’UE di ridurre le emissioni di gas serra del 55%, e non più del 40%, entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990), accompagnata dalla recente proposta del pacchetto “Fit for 55”, conferma che la decarbonizzazione è al centro della costruzione dell’Europa del futuro”, ha commentato Francesco Starace, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Enel.

Colmare il gap di investimento con circa 3.600 miliardi di euro necessari per raggiungere l’obiettivo del 2030 in Europa, di cui circa 190 miliardi solo in Italia, avrebbe un impatto cumulativo sul PIL di oltre 8.000 miliardi di euro, di cui oltre 400 solo nel nostro Paese”, ha aggiunto Starace.

Tuttavia al passo attuale l’Europa centrerebbe il nuovo obiettivo al 2030 sulle rinnovabili soltanto nel 2043. Sarebbe troppo tardi e sarebbe un peccato perdere anche l’occasione di una creazione di valore economico così grande. Occorre quindi accelerare e dotarsi di un sistema di governance adeguato alla portata della sfida, che sappia tradurre in azione concreta le intenzioni e valorizzare le enormi opportunità che derivano da questo impegno”, ha precisato l’ad del Gruppo Enel.

I ritardi dell’Unione europea e dell’Italia

C’è quindi da fare un grande lavoro comunitario per consentire all’Europa un rapido cambio di rotta e di recuperare il ritardo accumulato accelerando la creazione di valore economico legato alla decarbonizzazione industriale.

Riguardo i nuovi obiettivi al 2030 per l’Italia la situazione potrebbe essere la seguente: riduzione del 43% delle emissioni di gas serra, un contributo del 37,9% delle energie rinnovabili e un aumento dell’efficienza energetica del 46,4%. Valutando le attuali performance dell’Italia nel raggiungimento di questi obiettivi, emerge un ritardo medio di 29 anni, contro i 19 dell’Europa, con un ritardo di 24 anni per le energie rinnovabili.

Per superare questo stato di cose e permettere ai singoli Stati di correre rapidamente verso la neutralità climatica è però necessario superare gli attuali ostacoli della governance della transizione energetica.

Ostacoli e soluzioni ai problemi

Dallo studio, inoltre, emerge che la governance della transizione energetica in Europa deve fare i conti con tre questioni principali: l’energia è una competenza concorrente fra gli Stati membri e l’UE, c’è una crescente esigenza di implementare un nuovo sistema di enforcement “indiretto” ed è necessario rafforzare il nuovo meccanismo di gestione degli obiettivi green.

Diverse le proposte guida suggerite dai ricercatori per l’Europa: rafforzare la cooperazione nella governance della transizione energetica e di adottare un approccio regionale per favorire l’integrazione dei mercati europei; per quanto riguarda la dimensione esterna dell’Unione Europea, lo studio propone di incoraggiare a livello internazionale il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM) e di promuovere meccanismi più efficaci per assicurare che i Nationally Determined Contributions (NDC) siano coerenti con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

Lo studio, infine, suggerisce anche delle soluzioni per l’Italia, tra cui: semplificare le procedure di autorizzazione per gli impianti a fonte rinnovabile e promuovere interventi in favore dell’efficienza energetica; creare un meccanismo di interazione omogeneo e standardizzato tra le autorità locali da un lato e i distributori di elettricità (Distribution System Operator, DSO) e i gestori dei punti di ricarica (Charge Point Operator, CPO) dall’altro per favorire lo sviluppo dell’infrastruttura di ricarica; promuovere la piena integrazione di distretti industriali e cluster di imprese a livello locale, di ecosistemi di innovazione e di comunità energetiche con la rete di distribuzione nazionale.