l'intervista

De Leo: “La mobilità futura sarà la via maestra per guardare a un futuro basato su energia, robotica e IA”

a cura di Raffaele Barberio |

Ancora una volta, come agli inizi del secolo scorso, il tema chiave sarà l’evoluzione della mobilità. Rimette in discussione equilibri consolidati, ridefinisce la competizione fra Sistemi-Paese, ridisegna le infrastrutture chiave, come la rete autostradale, e rimette in gioco il ruolo delle città su scala globale. Una sfida difficile che non si risolve giocando sull’improvvisazione o investendo sul passato.

Consueto appuntamento con Francesco De Leo, Executive Chairman di Kaufmann & Partners (Madrid), per parlare questa volta di mobilità futura. Perché sarà questa la piattaforma di trasferimento verso il futuro, attraverso un moto di convergenza tra il processo di elettrificazione delle auto, la robotica e l’intelligenza artificiale

Key4biz. In questi giorni tutti concentrati sulla corsa al Quirinale, ma c’è già chi sta suonando le campane per un’impennata dell’inflazione. Sarà così?

Francesco De Leo. È possibile che assisteremo ad una polarizzazione dei mercati, che metterà in difficoltà quei Paesi che si trovano alle prese con i ritardi strutturali accumulati in questi ultimi 20 anni. La Germania è da poco entrata in recessione, e forse non è un caso, considerata l’esposizione di settori produttivi, legati all’industria pesante, come l’acciaio, l’automotive e la finanza, settori che sono particolarmente vulnerabili e sensibili all’accelerazione del cambiamento attualmente in corso. Non è una buona notizia per l’Europa, perché, come si usa dire, “…quando la Germania prende un raffreddore, l’Europa corre il rischio di una polmonite”.

Key4biz. In effetti, la crisi tedesca ha colto molti osservatori di sorpresa. Ma perché le conseguenze potrebbero essere gravi?

Francesco De Leo. Perché è una crisi molto seria e ci si deve augurare che la Germania ne possa uscire a breve, perché ciò mette a rischio la ripresa anche nel nostro Paese. Era prevedibile, è vero, e in una certa misura ne avevamo già accennato in una intervista su queste pagine nello scorso mese di novembre. L’effetto combinato della pandemiada un lato, che ha reso più vulnerabili i meccanismi di approvvigionamento (supply chain) su scala globale, come è successo per i microprocessori, e dall’altro la spirale in crescita dei prezzi dell’energia hanno solo contribuito a rendere più evidente la polarizzazione fra passato e futuro di molti settori industriali che fanno fatica ad adeguarsi alla la velocità del cambiamento.

Key4biz. E nel caso della Germania in particolare?

Francesco De Leo. Per un Paese come la Germania che dipende da industrie “pesanti”, decisamente “energivore” e da un’esposizione all’export verso la Cina superiore alla media, c’è il forte rischio che il rallentamento diventi endemico. Ed è una crisi che punta dritta al cuore industriale dell’Europa, che è notoriamente integrato in modo stretto con il sistema produttivo-manifatturiero del Nord del nostro Paese. L’unica via d’uscita possibile è quella di farsi trovare preparati ad un cambio di paradigma strutturale come quello attuale, che arriva alla fine di un ciclo durato 120 anni.

Key4biz. Come fare?

Francesco De Leo. Il Presidente americano Thomas Jefferson diceva che “… se vuoi qualcosa che non hai mai avuto, devi fare qualcosa che non hai mai fatto”. È una bella sfida, che è arrivata in anticipo sui tempi e che rimette in gioco equilibri che per troppo tempo avevamo considerato come consolidati. Ma proprio per questo motivo, tutto ciò va visto come un’opportunità in più, un’opportunità per ritrovare quel senso di urgenza condivisa che l’Europa ha sempre saputo esprimere nei momenti più difficili della propria storia. L’unica certezza che possiamo portare con noi, come è noto, è che nulla sarà più come prima. Naturalmente non sarà semplice né immediato, ma francamente non ci sono scorciatoie per arrivare all’appuntamento con il futuro, un appuntamento cruciale e per il raggiungimento del quale occorrono scelte precise.

Key4biz. Se mi permette, vorrei tornare ai mercati finanziari. Perché stanno ancora facendo fatica a “prezzare” la dinamica del cambiamento?

Francesco De Leo. La rotazione dei mercati continua ad oscillare fra quelli che vengono definiti come “value stock” e i “growth stock”, che in larga parte sono società tecnologiche quotate con al massimo 15-20 anni di storia alle loro spalle: Google, Amazon, Apple, Microsoft e Meta (Facebook). Ma è stato così anche agli inizi del secolo scorso, quando l’automobile, l’elettricità ed il telefono divennero una componente chiave e diffusa dell’esperienza quotidiana. “La cosa migliore del futuro è che arriva un giorno per volta”, è quello che diceva Abraham Lincoln. È così anche per noi, ma la differenza è che i tempi si comprimono, perché viviamo in un mondo globale ed interconnesso che ha dinamiche del tutto diverse rispetto al passato. Per questo occorre avere chiaro qual è la bussola che ci deve guidare fuori dalla crisi attuale, una crisi in cui siamo precipitati, nostro malgrado in anticipo sui tempi, a causa dell’impatto inatteso della pandemia. Proprio per questo i mercati fanno fatica a “prezzare” le fasi di transizione, perché in larga misura stiamo parlando di “algo-trading”, che oggi rappresenta almeno l’80% delle operazioni di trading finanziario.

Key4biz. E allora come leggere il fenomeno?

Francesco De Leo. Occorre tener presente che i due indicatori chiave da utilizzare per definire le scelte di asset allocation sono innanzitutto la liquidità a disposizione (cash on balance sheet) e, secondariamente, l’assorbimento di cassa per l’operatività corrente (burn rate). Se, come riteniamo, siamo entrati senza volerlo in un cambio di paradigma, è molto probabile che queste due variabili non siano sufficienti a guidare la scelta degli investimenti. Questo è il motivo per cui molti degli indici utilizzati per guidare le politiche di investimento (index-investing) sono di frequente inadeguati e fuorvianti. Alfred Chandler ne parla diffusamente in un libro che ha fatto storia ed è diventato un classico, The Visible Hand(1977), dove viene offerto un quadro puntuale di come le ferrovie americane non furono in grado di anticipare la rivoluzione del trasporto aereo. La differenza, rispetto al 1920 è la velocità con cui il cambiamento può scalare di marcia a livello globale: un fenomeno, la possibilità di fare “blitz-scaling” in tempi straordinariamente brevi, a cui non siamo preparati pur nei casi in cui si intercetti per tempo il cambiamento.

Key4biz. Cos’è che sta guidando o guiderà il grande cambiamento che stiamo vivendo?

Francesco De Leo. Il tema chiave, ancora una volta, come negli anni agli inizi del secolo scorso sarà l’evoluzione della mobilità. Dovremmo rileggere le pagine scritte a suo tempo da Alfred Chandler e dai suoi allievi, come Richard Rumelt, per rileggere il passato ed anticipare il futuro. La sfida più grande è legata oggi all’elettrificazione dell’automobile, resa possibile dagli avanzamenti, senza precedenti, registrati nei settori dell’energia, della robotica, e dell’intelligenza artificiale. La mobilità futura rimette in discussione equilibri consolidati, ridefinisce la competizione fra Sistemi-Paese, ridisegna le infrastrutture chiave, come la rete autostradale, e rimette in gioco il ruolo delle città su scala globale. Ma si porta dietro anche un cambiamento senza precedenti delle reti delle telecomunicazioni, del cloud, ed un cambio di paradigma nell’evoluzione dei microprocessori. Sono sfide difficili, che non si risolvono giocando sull’improvvisazione o investendo sul passato.

Key4biz. Chi vincerà?

Francesco De Leo. In Europa siamo chiamati ad un’impresa senza precedenti, che ci impone di uscire dalla nostra comfort zone, uno stato mentale fatto di facili certezze, per buttarci invece nel vortice del cambiamento. Richard Rumelt, per rimanere sulla scia di quanto dicevo prima, ci direbbe che siamo ormai obbligati ad affrontare problemi difficili, quei problemi accantonati da troppo tempo al solo scopo di evitare scelte impopolari. Ecco perché non possiamo diluire l’attenzione su troppi obiettivi, per quanto ambiziosi e non procrastinabili, perché dobbiamo puntare innanzitutto sulle sfide che possiamo e dobbiamo vincere (addressable challenges). Il futuro non può essere un “libro dei sogni”, non può esserlo perché deve essere costruito giorno dopo giorno sulla base di scelte consapevoli e capaci di canalizzare tutte le risorse disponibili verso quelle sfide che sono alla nostra portata e che possiamo ancora vincere. 

Key4biz. Beh bisogna fare però le scelte giuste…

Francesco De Leo. Certamente non sono quelle che hanno tenuto il Paese ingessato per gli ultimi 20 anni. È ora di voltare pagina, perché ogni ora, ogni giorno, ogni investimento che guarda ancora al passato è un passo che ci allontana dal futuro che, vorrei aggiungere, è ancora nostro, perché è ancora intercettabile sui nostri radar.

Key4biz. Siamo ritornati a più riprese sul tema della mobilità futura. Ma perché è così importante?

Francesco De Leo.   Perché è in gioco il futuro e la competitività dell’Europa. Nessun Paese può immaginare di fare questo salto di paradigma da solo e solo con le proprie risorse. Occorrono standard e scelte comuni, come è stato all’epoca del lancio del GSM, che per 20 anni ha garantito al settore europeo delle telecomunicazioni una posizione di leadership su scala globale. Dobbiamo recuperare lo spirito di quegli anni, mettendo da parte gelosie ed interessi di parte. Ma occorre anche guardare alla realtà per quello che è. A molti analisti è sfuggito che oggi Tesla è forse, oltre che una casa produttrice di automobili, la più grande azienda di robotica al mondo. Non è un dettaglio da poco.

Key4biz. Quindi mobilità futura come nuovo terreno di confronto competitivo su scala globale?

Francesco De Leo.   Siamo in un mondo sempre più globale ed interconnesso: le dimensioni contano e consentono di acquisire un vantaggio competitivo che difficilmente i nostri competitor possono rincorrere. La legge di Wright ci dice che ogni volta che il numero totale di unità prodotte raddoppia, i costi di produzione scendono di una percentuale costante. La legge di Wright è legata al concetto della curva di apprendimento. I costi di produzione vengono abbattuti grazie all’apprendimento derivato dalla produzione stessa. Nel caso specifico delle batterie di alimentazione, che rappresentano fra il 30% e il 40% della struttura dei costi di un’auto elettrica, i dati ci dicono che i costi sono scesi del 28% nell’ultimo anno. Nella robotica industriale parliamo di un 22% e nel campo dell’intelligenza artificiale il costo gli algoritmi di apprendimento è stato del 68% nel corso dell’ultimo anno. Sono tre piattaforme di innovazione strettamente interconnesse che stanno accelerando la discesa dei costi di un’auto elettrica con una velocità che non siamo stati in grado di anticipare. Thomas Alva Edison diceva: “…voglio rendere l’elettricità così economica che solo i ricchi si potranno permettere il lusso di utilizzare le candele”. È possibile che, molto più presto di quanto ci sia dato prevedere, le auto con motore endotermico saranno un lusso che solo pochi si potranno permettere. La strada è tracciata ed il cambiamento arriva, come sempre, inatteso.

Key4biz. In conclusione, in che direzione dobbiamo andare?

Francesco De Leo. Intanto bisogna convincersi che non c’è molto da lasciare all’improvvisazione. C’è prima un problema di metodo. Le sfide si vincono concentrando le risorse su pochi obiettivi, fra loro coerenti, e pragmaticamente raggiungibili. Al Gore ricorda spesso un antico proverbio africano: “…se volete andare in fretta, andate soli. Se volete andare lontano, andate insieme. Dobbiamo andare lontano…insieme”. Convincersi di questo sarebbe già un buon primo passo per andare incontro al futuro.