il Rapporto

De-consumismo: gli italiani comprano meno smartphone (-2 milioni rispetto al 2022) e preferiscono l’AI ai social

di |

Gli italiani spendono meno per status e consumo compulsivo, puntano su risparmio, beni utili e second hand. Meno elettronica, più elettrodomestici e AI domestica. Preoccupazioni, timori e richiesta di pace nel Rapporto Coop 2025.

Italiani e deconsumismo: più risparmio ed esperienze di vita

Negli ultimi cinque anni il portafoglio degli italiani si è mosso pochissimo. Nel 2024 la spesa complessiva è cresciuta appena del +0,5% rispetto al 2019, segno di una prudenza che diventa ormai un tratto distintivo.

E’ quanto riportato nel nuovo Rapporto Coop 2025.

Più della metà del bilancio familiare continua a essere assorbita dalle spese obbligate: abitazione, utenze, trasporti e cibo. E anche le intenzioni di acquisto per i prossimi 12-18 mesi non sembrano discostarsi da questa traiettoria di sobrietà.

Il risparmio rimane il driver principale per il 42% degli italiani. Non si tratta più solo di cautela: a essere messa in discussione è la stessa società dei consumi. Si afferma un nuovo modello, che molti osservatori definiscono “deconsumismo”: non più il piacere del possesso, ma la ricerca di valore nelle esperienze.

Cresce la propensione ad acquistare solo il necessario, a rivolgersi al second hand, a riparare invece che sostituire.

Tecnologia utile, non status symbol: crollo degli smartphone

Nonostante la sobrietà, il mercato tecnologico resta vitale: negli ultimi 12 mesi gli italiani hanno speso 16,5 miliardi di euro in prodotti tech, con un incremento dell’+1,2% su base annua. Ma cambia la logica di acquisto: non più l’oggetto come status symbol, bensì la sua utilità concreta.

Tra i bestseller compaiono dispositivi per la cura dentale e una vasta gamma di elettrodomestici, dalle friggitrici ad aria alle macchine da caffè, fino agli aspirapolvere intelligenti.

In forte contrazione invece l’elettronica di consumo tradizionale: nel 2023 gli acquisti di smartphone sono calati di 2 milioni di unità rispetto al 2022.

AI più vicina alla vita quotidiana che al lavoro

La stessa logica utilitaristica guida il rapporto con l’intelligenza artificiale (AI). Già oggi il 49% degli italiani la utilizza nella dimensione privata, contro il 23% che la impiega in ambito lavorativo.

Cresce la confidenza, tanto che l’AI inizia a competere con i social media come strumento di uso quotidiano.

Guardando al futuro, quasi la metà degli italiani (45%) vorrebbe affidarle le pulizie domestiche, un quarto (25%) l’assistenza agli anziani, il 24% la guida dei veicoli e la preparazione dei pasti. Un ibrido tra “amica del cuore”, maggiordomo e badante.

Dalla fiducia all’inquietudine

Parallelamente muta lo stato d’animo collettivo. Rispetto al 2022, i sentimenti negativi sono in forte crescita: il timore passa dal 20% al 39%, l’inquietudine dal 24% al 37%, l’allerta dal 16% al 25%. Crollano invece la serenità (dal 34% al 24%) e la fiducia (dal 27% al 24%).

A pesare non sono solo le difficoltà economiche, ma soprattutto l’ombra della guerra: una famiglia su due inizia ad accettare l’idea concreta di un conflitto armato.

Pace e diritti sopra l’ambiente

Questo clima si riflette anche nelle priorità di sostenibilità: il 64% degli italiani chiede pace e diritti civili come obiettivo primario, il 55% sottolinea la necessità di contrastare fame, povertà e violenze di genere. Seguono la riduzione delle disuguaglianze (62%) e il lavoro dignitoso per tutti, mentre i temi ambientali e il cambiamento climatico scivolano più in basso nelle priorità.

L’Italia del 2024 appare più cauta, meno legata al consumo compulsivo e più incline a scelte di vita sobrie e funzionali. È un Paese che risparmia, che compra ciò che serve, che usa l’AI come alleata quotidiana e che guarda con crescente inquietudine al futuro. Un Paese dove l’idea stessa di benessere si sposta dal possesso all’esperienza e dalla crescita materiale alla ricerca di sicurezza.

Leggi le altre notizie sull’home page di Key4biz