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Ddl su sequestro Pc e smartphone e tutela della privacy di chi è estraneo alle indagini, ecco perché è una buona norma

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Il disegno di legge rende la procedura più complicata per il sequestro di telefonini, tablet e computer portatili e tutela la privacy dei soggetti non coinvolti nelle indagini.

Il processo, in contraddittorio con i difensori e gli eventuali consulenti nominati, prenderà in considerazioni solo i dati davvero utili a fini dell’indagine. E non più, per esempio, messaggi di terzi che con le indagini non c’entrano nulla, ma si vedono pubblicati sui media il contenuto, con violazione della privacy. È questo il cuore del disegno di legge approvato dall’Aula del Senato che modifica il codice di procedura penale in materia di sequestro di dispositivi e sistemi informatici, smartphone e memorie digitali. Il provvedimento, a firma di Pierantonio Zanattin (FI) e Giulia Bongiorno (Lega) passa ora all’esame della Camera.

Cosa prevede il Disegno di legge

Nel testo si legge:

“Dopo la convalida, il pubblico ministero dispone che, in contraddittorio con i difensori e gli eventuali consulenti nominati, si proceda alla duplicazione dei soli dati selezionati nel contraddittorio delle parti ovvero indicati dal giudice per le indagini preliminari nel decreto di convalida, su un autonomo e idoneo supporto informatico con procedure che assicurino la conformità della copia ai dati fonte e l’immodificabilità della medesima. Una volta eseguita la copia dei dati di interesse, il dispositivo informatico o l’eventuale copia integrale del medesimo, eseguita a norma del comma 2, sono immediatamente restituiti all’avente diritto.

I dati informatici appresi dal pubblico ministero senza il rispetto delle formalità previste dal presente articolo sono inutilizzabili”.

Dunque, il disegno di legge rende la procedura più complicate per il sequestro di telefonini, tablet e computer portatili. Il progetto di legge inserisce di fatto nel codice di procedura penale una nuova disciplina per questo tipo di sequestri secondo la quale dovrà essere il Gip ad autorizzare le richieste del Pm. In sostanza, il Pm, che ora può acquisire Pc e telefonini ed estrarne i contenuti in totale autonomia con un semplice decreto motivato, da ora in poi, se il ddl vedrà la luce anche alla Camera, dovrà avere l’autorizzazione del Gip sia per il sequestro, sia per tirare fuori i dati. Ed entrambe le autorizzazioni potranno essere impugnate davanti al Tribunale del Riesame e in Cassazione. 

Perché non piace alle opposizioni?

Si tratta di un aggravio della procedura che, secondo il senatore M5S Roberto Scarpinato, favorirà “solo i colletti bianchi” e impedirà un rapido intervento della magistratura. In più, la nuova disciplina è estesa anche alle memorie digitali, “a ‘pendrive’ che nulla hanno a che fare con il concetto di corrispondenza” e “se un Pm dovrà sequestrare anche una sola ricevuta in formato digitale dovrà chiedere l’autorizzazione del giudice, attivare un procedimento incidentale che prevede l’obbligo della notifica da un minimo di 8 a un massimo di 16 persone col pericolo che basta che solo una di queste notifiche vada a vuoto perché si debba ricominciare da capo”. Inoltre, aggiunge Scarpinato, c’è il rischio dell’incompatibilità, “perché avremo giudici che per sequestrare pendrive in cui c’è una ricevuta diventeranno incompatibili a formare i collegi e quindi nei piccoli Tribunali si arriverà alla paralisi”. Ma nel criticare il ddl, Scarpinato subisce anche l’attacco del fondatore di Iv Matteo Renzi. Dopo aver detto che si corre il rischio che qualche “malintenzionato” possa trarre beneficio dalla nuova norma, Renzi gli ha dato del “giustizialista” perché “fino a sentenza passata in giudicato di condanna”, i “cosiddetti malintenzionati non sono altro che normali cittadini” la cui “privacy va tutelata“. “Poteva essere l’occasione per un lavoro comune invece è un pasticcio” ha commenta il Dem Walter Verini annunciando comunque l’astensione del gruppo perché una nuova disciplina serviva anche “se non così“. 

Soddisfatta invece la maggioranza

Per Giulia Bongiorno vengono introdotte “nuove garanzie adeguate alla quantità e alla delicatezza dei dati conservati“. Mentre Pierantonio Zanettin rivendica “una maggiore tutela della privacy“. I cellulari sono “la scatola nera della nostra vita” e come tali vanno protetti anche perché coinvolgono “terzi che con le indagini non c’entrano nulla”. “Un altro tassello al quadro di riforme della giustizia” ha commenta il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto.

Gasparri: “Ddl su sequestro smartphone pone fine a gogna mediatica”

“Con una serie di interventi promossi da Forza Italia”, ha commentato il presidente dei senatori di FI Maurizio Gasparri, “a tutela dei soggetti terzi estranei alle indagini, poniamo fine a quella gogna mediatica che per decenni ha travolto tutto e tutti, mettendo insieme gossip e notizie penalmente irrilevanti per distruggere carriere, reputazioni e vite intere. Potere di indagine e punizione dei colpevoli possono e devono andare di pari passo alla tutela delle garanzie individuali. E’ una battaglia che porteremo avanti sempre”.

Procuratore Milano Marcello Viola: “Sequestro smartphone andava disciplinato”

Una disciplina ci voleva, sicuramente è un settore che andava disciplinato” – ha commentato il procuratore di Milano Marcello Viola a margine del Festival internazionale dell’antimafia -. Io spero che non interferisca più di tanto, ma c’è un problema di tutela, anche di diritti di privati che rischiano di essere compressi”.

“Non dimentichiamo che gli smartphone contengono dati sensibili, informazioni che possono riguardare minori, condizioni di salute quindi sta molto anche alla professionalità del magistrato – ha concluso -. Raccolto il dato bisogna utilizzarlo e restituire e distruggere. Io non ho particolari preoccupazioni sotto questo aspetto”.

Per approfondire:

Scarica in PDF il disegno di legge con “modifiche al codice di procedura penale in materia di sequestro didispositivi e sistemi informatici, smartphonee memorie digitali”