DDL Concorrenza

Tariffe telefoniche, saltano (per il momento) gli aumenti automatici. La Connettività non una commodity

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Forza Italia alla fine ha deciso di ritirare l'emendamento presentato al ddl Concorrenza che introduceva rincari automatici delle tariffe telefoniche.

Rubrica settimanale SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui..

Retromarcia del centrodestra su una norma che ha sollevato mille polemiche. Forza Italia alla fine ha deciso di ritirare l’emendamento presentato al ddl Concorrenza che introduceva rincari automatici delle tariffe telefoniche.

Una misura che sarebbe stata spinta più dagli operatori del settore Tlc che dallo stesso governo ma che ora è stata depennata, anche se in futuro potrebbe tornare di moda. Gli operatori non stanno tanto bene e fondi freschi servono per realizzare gli ingenti investimenti nelle nuove reti ultraveloci.

Aumento delle tariffe telefoniche: ritirato l’emendamento di Forza Italia

Il cuore della contesa è racchiuso in poche righe di un emendamento: il 9.0.113, firmato dai senatori Trevisi, Paroli e Damiani. L’idea è permettere agli operatori telefonici di indicizzare i prezzi delle offerte all’inflazione che però è saltato con il ritiro dell’emendamento, che prevedeva la possibilità di aggiungere anche un piccolo coefficiente di maggiorazione. In pratica, le tariffe potevano crescere ogni anno in linea con l’aumento del costo della vita, il tutto senza che l’utente possa recedere gratuitamente dal contratto.

Il 28 ottobre, in seguito alle polemiche, il senatore Damiani ha annunciato il ritiro dell’emendamento. “Continuiamo a leggere attacchi pretestuosi e strumentali a un nostro emendamento al disegno di legge “Concorrenza” che riguarda le tariffe telefoniche. Non si può far finta di non vedere che oggi, in Italia, vige la legge della giungla, con prezzi che variano, unilateralmente, da un momento all’altro”, ha detto in una nota Damiani, specificando che il tentativo della proposta era quello di stabilire «regole chiare» per garantire “la trasparenza e la tutela dei consumatori”. Ma “a fronte delle polemiche che ne sono scaturite abbiamo deciso di ritirare il nostro emendamento”, ha proseguito il senatore. Forza Italia ha fatto sapere di voler aprire un tavolo di confronto per regolamentare meglio il settore delle tariffe telefoniche. Ciò non toglie che l’emendamento non possa essere ripresentato a breve.

iliad: sì a confronto proposto da Forza Italia

iliad sostiene convintamente l’invito di Forza Italia ad aprire un confronto sulla trasparenza e sulla tutela dei consumatori nel settore delle telecomunicazioni, principi che l’operatore da sempre condivide e promuove“, scrive iliad in una nota. “In un settore caratterizzato da pratiche opache che minano la fiducia degli utenti, iliad è convinta che il costante confronto tra i player di mercato e le istituzioni sia fondamentale per trovare le soluzioni volte a garantire al tempo stesso solidità agli operatori e vantaggi concreti ai cittadini. Per questo”, ha concluso l’operatore, “iliad accoglie con favore le parole di Forza Italia e del Senatore Damiani e auspica che si proceda quanto prima all’apertura di un tavolo istituzionale,  al fine di individuare le modalità più efficaci per costruire un settore più sostenibile e realmente orientato ai consumatori”.

Tariffe telefoniche: tra privacy e portabilità

C’è anche un altro emendamento che ha fatto drizzare le antenne alle associazioni dei consumatori. A firmarlo sono ancora i senatori Damiani e Paroli, con un’aggiunta che sembra tecnica ma potrebbe avere effetti dirompenti: consentire agli operatori telefonici di utilizzare per fini commerciali i dati raccolti durante le operazioni di portabilità del numero.

In pratica, quando un cliente cambia compagnia, le informazioni che transitano nel database MNP (oggi protette per legge) potrebbero diventare materia di marketing, a patto che l’utente presti il proprio consenso.

Una formula apparentemente innocua che, secondo Consumerismo No Profit, rischia di spalancare le porte a una nuova stagione di telemarketing aggressivo. L’associazione guidata da Luigi Gabriele parla senza mezzi termini di “mercificazione dei dati personali” e teme la nascita di archivi paralleli simili a quelli visti nel mercato energetico dopo la liberalizzazione.

La modifica proposta interviene sul comma 1-bis dell’articolo 98-duodecies del Codice delle comunicazioni elettroniche, che oggi vieta espressamente l’uso delle informazioni raccolte per la portabilità a scopi commerciali.

L’emendamento aggiunge una clausola che fa eccezione in caso di consenso esplicito, trasformando un divieto in una finestra aperta. Per gli operatori significherebbe poter profilare meglio i clienti e proporre offerte mirate in fase di cambio gestore, con un vantaggio competitivo immediato; per i cittadini, invece, l’incognita è capire quanto “esplicito” possa essere davvero quel consenso, e se non finisca per diventare una casella spuntata in fretta pur di attivare una nuova SIM.

Tra nuove regole e vecchie abitudini: il futuro del DDL Concorrenza 2025

Oltre alle clausole inflazione e alla partita sui dati, il pacchetto di emendamenti al DDL Concorrenza 2025 contiene diverse proposte che toccano altrettanti aspetti del mercato delle telecomunicazioni: alcune puntano a rafforzare i diritti degli utenti, altre rischiano di complicarli in favore delle imprese.

Tra le novità sul tavolo ci sono misure sul diritto di recesso, limiti alle pratiche commerciali aggressive e persino la possibilità di introdurre tariffe per i servizi di assistenza clienti, giustificate come incentivo a migliorare la qualità dei call center.

Si parla anche di riequilibrio del mercato digitale, di rimozione delle asimmetrie regolatorie e di una nuova “Concessionaria per il management dello spettro”, un ente che gestirebbe le frequenze radio come una risorsa pubblica strategica.

Tutto ancora in discussione, ma il segnale politico è chiaro e il settore delle comunicazioni elettroniche è entrato a pieno titolo nell’agenda economica del Parlamento.

La Commissione del Senato dovrà ora decidere quali di queste proposte diventeranno parte del testo finale; poi sarà il turno dell’aula e infine della Camera. L’iter è lungo e incerto, ma l’attenzione resta alta perché il provvedimento potrebbe ridisegnare i rapporti tra operatori e utenti per gli anni a venire.

Il commento del direttore di Key4Biz

Key4Biz: Le TLC, le Telco e la connettività Internet NON sono una commodity: sì, a rilanciare il settore chiave per tutti

Come Key4Biz vogliamo alimentare una nuova cultura della connettività, che non può più essere considerata una commodity, ma è un asset fondamentale per l’economia del Paese e delle nostre vite. Per cui, ai consumatori vogliamo spiegare che un possibile piccolo aumento delle tariffe, legato al continuo aumento del costi sostenuti dagli operatori telefonici, andrebbe visto, quindi, con un approccio positivo: sarebbe un modo per contribuire a sostenere il settore delle Telecomunicazioni, senza il quale si spegnerebbe la connessione Internet sui nostri telefonini e nelle nostre case e non avremmo neanche la possibilità di vivere le rivoluzioni tecnologiche in corso, di cui le Telco sono abilitatori.

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