Il Governo sembra essere non più “sovranista” sull’intelligenza artificiale. Con l’emendamento 6.15 presentato ieri, l’esecutivo vuole cancellare la norma approvata dalla maggioranza al Senato con l’articolo 6 comma 2 del disegno di legge sull’AI.
Con il nuovo emendamento presentato alla Camera – dove è in discussione il DDL – il Governo punta a cancellare la norma secondo cui i sistemi di Intelligenza artificiale destinati all’uso in ambito pubblico, ad eccezione per quelli impiegati all’estero nell’ambito di operazioni militari, devono essere installati su server ubicati in Italia per esigenze di sicurezza nazionale.
Governo: “Le PA possono usare i sistemi intelligenza artificiale anche se ospitati su server fuori dall’Italia”
In sostanza, per l’esecutivo le PA possono usare i sistemi intelligenza artificiale anche se ospitati su server fuori dall’Italia.
Di colpo verrebbe meno quanto, invece, scritto nel testo approvato al Senato, dove la norma era stata introdotta e votata “per tutelare la sovranità e la sicurezza dei dati sensibili dei cittadini”.
E ora, questa tutela non ci sarebbe più? Come mai questa scelta del Governo?
Ricordiamo che la cancellazione di questa norma era stata chiesta, per esempio, da OpenAI nella recente audizione in Commissione IX (Trasporti) e X (Attività produttive) alla Camera.
Secondo la società madre di ChatGPT la norma è “in contrasto con il principio del GDPR sulla libera circolazione dei dati personali all’interno dell’Unione ed è assente nell’AI Act”.
Peccato che lo stesso GDPR, come riportato nel testo approvato al Senato – preveda delle eccezioni: infatti, consente la limitazione o il divieto della libera circolazione dei dati personali per salvaguardare la sicurezza nazionale, la difesa e la sicurezza pubblica.
Quindi tutti i dati dei redditi nei database di OpenAI?
Vedremo quali saranno le sorti dell’emendamento 6.15 presentato dal Governo, di solito sono approvati al 90%. Se così fosse, significherebbe sia che il testo, una volta approvato alla Camera, dovrà ritornare al Senato, sia che i dati delle PA italiane analizzati con sistemi di intelligenza artificiale stranieri potranno essere su server fuori dal nostro territorio.
Un esempio su tutti. Ieri Key4Biz ha spiegato come funziona il chatbot AI che il MEF e Sogei stanno sperimentando per far analizzare ai funzionari e ai dirigenti del ministero le dichiarazioni dei redditi. Come risulta a Key4Biz, il chatbot si basa sul chatGPT di OpenAI. Se l’emendamento del Governo dovesse diventare norma significherebbe che tutti i dati gestiti dal chatbot del MEF, e quindi i redditi dei contribuenti, andrebbero nei server americani di OpenAI?
Sì a un’AI spiegabile e con algoritmi trasparenti
Infine, quello che conta più di tutto è rendere comprensibili e trasparenti ai cittadini come prendono le decisioni i sistemi di intelligenza artificiale usati dalle Pubbliche amministrazioni.
Si tratta di applicare il principio chiave dell’“AI explainable”, o dell’intelligenza artificiale spiegabile (nota anche come XAI – Explainable AI).
L’AI spiegabile è una risposta etica, tecnica e normativa alla crescente adozione dell’intelligenza artificiale. Rende i sistemi non solo più trasparenti e affidabili, ma anche più controllabili e accettabili da parte di utenti, cittadini e istituzioni. In un mondo dove l’AI è sempre più pervasiva, capire il perché di una decisione è importante quanto la decisione stessa.
Un principio che assume un’importanza strategica e istituzionale nelle organizzazioni pubbliche, dove la trasparenza, la responsabilità e l’affidabilità dei processi decisionali sono fondamentali per il rapporto con i cittadini e per il rispetto delle normative.
Tutto deve essere spiegato e illustrato in maniera chiara e accessibile, ad esempio, sapere su quale tecnologia si basano i chatbot usati oggi e in futuro da sempre più PA e quali società hanno offerto le soluzioni tecnologiche di base.