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Dazi, l’Ue strappa nuova sospensione fino al 9 luglio. Nel cassetto sempre pronta la web tax

Nuovo accordo Ue-Usa e accelerata sui negoziati: congelamento dazi fino al 9 luglio

L’Europa è pronta a far avanzare i colloqui in maniera rapida e decisa. Per raggiungere un buon accordo avremmo bisogno di tempo fino al 9 luglio”.

Questo il post che la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha pubblicato sul suo account ufficiale di X ieri sera dopo il colloquio telefonico con il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sullo spinoso argomento dei dazi.

Una tema strategico di carattere commerciale ma che porta con sé anche una profonda rilevanza geopolitica: “L’Unione europea e gli Stati Uniti intrattengono il rapporto commerciale più stretto e importante al mondo”, ha sottolineato nel post von der Leyen.

Ha chiesto il 9 luglio e ho accettato“, ha fatto sapere a stretto giro lo stesso Trump, riferendosi alla von der Leyen, con conseguente congelamento della tariffa diretta del 50% annunciata solo una manciata di giorni fa.

Il 9 luglio è la data ultima già prevista nei famosi 90 giorni stabiliti nel precedente rinvio deciso da Washington.

La Presidente della Commissione ha affermato che i colloqui inizieranno rapidamente”, ha precisato il Presidente americano che, molto probabilmente e nella solita maniera aggressiva, voleva proprio imporre un’accelerata ai negoziati commerciali tra le due sponde dell’Atlantico.

I rapporti tra Bruxelles e Washington non sono mai stati così “complicati” come in questi mesi. Dopo l’avvio del secondo mandato di Trump alla Casa Bianca è iniziata una nuova fase di maggiore aggressività americana per quel che concerne le politiche tariffarie.

Ovviamente, tra minacce e mosse tattiche di retroguardia, in molti vorrebbero un atteggiamento più duro da parte dell’Unione europea su questo argomento, altri invece spingono per un comportamento più accomodante, diciamo volto a favorire le trattative.

Il gas dietro lo scontro sui dazi?

Secondo quanto riportato da Claudio Tito in un articolo su La Repubblica, alla base del nuovo dietro front di Trump e l’annuncio dei dazi diretti all’Ue del 50%, ci sarebbe la rottura di un altro negoziato parallelo, di cui poco si parla, quello sul gas.

Qui, seguendo questa tesi, sarebbero già partite le contromisure sui dazi, con la volontà di Bruxelles di diversificare al massimo le forniture di gas, sganciandosi così dall’alleato (o ex alleato) americano.

Come ha più volte ribadito la Commissione europea, il punto è chiaro: mai più un solo fornitore (riferendosi all’esperienza russa di questi ultimi anni).
Solo che Trump, al contrario, non ha mai nascosto l’obiettivo di costringere l’Europa ad acquistare più gas possibile.

Rivolgendosi ai giornalisti, all’indomani del suo insediamento, Trump ha subito chiarito: “L’unica cosa che possono fare rapidamente gli europei è comprare più petrolio e gas. O si muoveranno così, o risolveremo la cosa con i dazi”. Un punto critico, che potrebbe ancora essere valido e avere un peso sulle trattative in corso.

L’arma della web tax Ue funzionerà?

Ora sembra che la tranquillità sia tornata sui tavoli negoziali, ma Bruxelles non nasconde (o comunque fa capire chiaramente) che il suo asso nella manica rimane sempre la web tax, cioè una tassazione molto più corposa per le Big Tech su suolo europeo.

Sempre dalle pagine di La Repubblica, Tito un paio di mesi fa riprendeva, come insistenti, le voci di una contromisura (una sorta di controdazio) che andava a colpire i fornitori d’oltreoceano di servizi digitali in Europa, quindi le Big Tech, con una specie di web tax, una sorta di equo compenso da far pagare ai giganti tecnologici

Anche nella bozza di Bilancio 2025 l’Ue ha più volte richiamato la necessità di investire in settori strategici, tra cui l’intelligenza artificiale e i data center, terreno di concorrenza diretta con i giganti tecnologici americani.

L’immagine di copertina è stata realizzata da intelligenza artificiale generativa

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