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Dazi. Bruciati 10 trilioni di dollari di valore in borsa, Trump: “Pausa di 90 giorni”. Ue pronta a negoziare

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Trump congela i dazi per 90 giorni e apre ai negoziati con 75 Paesi, ma l’incertezza economica globale resta alta: l’UE sospende le contromisure, mentre la Cina alza i toni e i mercati finanziari rimangono instabili.

“Trumpause” di 90 giorni sui dazi, il Presidente Trump prende tempo per avviare i negoziati con 75 Paesi

Nel giro di poche ore, il panorama economico, finanziario e commerciale globale è di nuovo radicalmente cambiato. Nel mentre l’Unione europea stabiliva con voto all’unanimità i nuovi dazi da applicare alle merci e ai servizi forniti dagli Stati Uniti, il Presidente americano Donald Trump annunciava al mondo uno stop alle tariffazioni aggiuntive decise una settimana fa.

Con l’arrivo dell’amministrazione Trump siamo ormai abituati a questa altalena di annunci e ritrattamenti, è un po’ il suo marchio di fabbrica e allo stesso tempo un modus operandi ormai sempre più evidente a tutti (già ribattezzato “raket diplomacy” o “bazooka diplomacy”).

È successo tutto nella giornata di ieri. Trump (su cui pesa ora un’accusa di insider trading) ha deciso di congelare i dazi sulle importazioni americane di prodotti da mezzo mondo, per un periodo di tempo di 90 giorni.
Rimangono in vigore la tassazione base generica del 10% e i dazi su acciaio, alluminio e automobili.

Secondo il Segretario al Tesoro statunitense, Scott Bessent, gli USA hanno ricevuto contatti “da più di 75 Paesi e immagino che, da oggi in poi, ce ne saranno altri“.

Ue pronta a negoziare. Von der Leyen: “Diversificheremo i partenariati commerciali e lavoreremo ad un nostro mercato unico”

Accolgo con favore l’annuncio del Presidente Trump di sospendere i dazi reciproci. È un passo importante verso la stabilizzazione dell’economia globale”, ha scritto sui social la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

La Presidente ha poi aggiunto, “l’Europa continua a concentrarsi sulla diversificazione dei suoi partenariati commerciali, collaborando con paesi che rappresentano l’87% del commercio globale e condividono il nostro impegno per uno scambio libero e aperto di beni, servizi e idee“.

Infine – ha sottolineato von der Leyen – stiamo intensificando il nostro lavoro per eliminare le barriere nel nostro mercato unico. Questa crisi ha chiarito una cosa: in tempi di incertezza, il mercato unico è la nostra ancora di stabilità e resilienza”.

A seguito di quanto deciso dagli Stati Uniti, anche l’Ue “ha deciso di sospendere per novanta giorni i dazi decisi ieri contro i prodotti americani, ha confermato la Presidente della Commissione europea.

La Commissione europea si prenderà ora il tempo necessario per valutare questo ultimo sviluppo, in stretta consultazione con i nostri Stati membri e l’industria, prima di decidere i prossimi passi. L’Ue conferma il suo impegno a condurre negoziati costruttivi con gli Stati Uniti, con l’obiettivo di raggiungere un commercio senza attriti e reciprocamente vantaggioso“, ha reso noto il portavoce della Commissione per il Commercio, Olof Gill, secondo quanto riportato da Rainews.it.

Proprio nella giornata di ieri, con voto tecnico dei 27 Stati membri dell’Unione europea, riuniti nel Comitato Barriere Commerciali, Bruxelles aveva approvato i quattro allegati contenenti i beni americani oggetto di tariffe (solo l’Ungheria ha votato no).
Praticamente, c’era il semaforo verde ai controdazi sulle importazioni americane, che sarebbero dovuti scattare dal 15 aprile prossimo (per un valore approssimativo di 21 miliardi di euro complessivi ma suddivisi in diverse tranche).

La guerra dei dazi tra USA e Cina

Pausa per tutti, tranne la Cina. La Casa Bianca qui non solo non ha voluto fare nessun passo indietro, ma anzi ha aumentato i dazi, portandoli al 125% (una rappresaglia, praticamente, perché Pechino aveva reagito e mostrato i muscoli).
Il mondo è pronto a collaborare con il presidente Trump per sistemare il commercio globale e la Cina ha scelto la direzione opposta“, ha spiegato su X il Segretario al Commercio degli Stati Uniti, Howard Lutnick.

Una guerra commerciale quindi al momento tutta spostata verso sul Pacifico, anche se il Segretario al Tesoro USA, Scott Bessent, ancora non accetta questa definizione.

La Cina, ovviamente, non si tira indietro e risponde a tono, annunciando che da oggi partono i controdazi aggiuntivi fissati all’84%.

Siamo cinesi. Non abbiamo paura delle provocazioni. Non cederemo“. Così in un post su X la portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Mao Ning.

Gli Stati Uniti, spinti da interessi personali, hanno trasformato i dazi in un’arma per esercitare pressioni estreme e ottenere guadagni egoistici – ha detto il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Lin Jian, nelle dichiarazioni riportate dal Global Times – questo viola in modo grave i diritti e gli interessi legittimi di tutti i Paesi, viola in modo grave le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio, danneggia il sistema commerciale multilaterale basato sulle regole e scuote la stabilità dell’ordine economico globale“.

In questo scenario sempre più instabile, Cina e Unione europea potrebbero lavorare assieme per sostenere congiuntamente il sistema commerciale multilaterale, con il Wto al centro. Lo ha dichiarato il Ministero del Commercio cinese tramite un comunicato ufficiale, diffuso dopo che il ministro del Commercio di Pechino, Wang Wentao, e il commissario europeo per il commercio e la sicurezza economica, Maros Sefcovic, hanno avuto un video-colloquio nella giornata di martedì 8 aprile, stando a quanto riportato su China Daily.

Secondo un Report di Bank of America, in questa situazione, i prezzi dei beni dell’elettronica di consumo potrebbero aumentare dal 40% al 50% per i consumatori americani, mentre i modelli di iPhone Apple, che ora costano circa 1.000 dollari, potrebbero arrivare a costare a 3.500 dollari se fossero prodotti negli Stati Uniti, cosa che Apple ha al momento escluso (visto che l’85% di questi è attualmente costruito in Cina).

La reazione dei mercati finanziari mondiali alla sospensione dei dazi

Dopo l’ennesimo annuncio di Trump che ricambia le carte in tavola, i mercati finanziari di tutto il mondo tornano a respirare, con i primi rimbalzi delle borse europee e asiatiche dopo diversi giorni di cali e crolli dei valori azionari. Tutto passato? Si chiude quindi, qui e ora, questa ultima tempesta finanziaria? Non proprio, anzi, proprio per niente.

A poco più di tre ore dall’avvio delle contrattazioni, i future sul Nasdaq cedono il 2,1%, quelli sull’S&P500 l’1,8% e quelli sul Dow Jones l’1,4%, con gli investitori ancora scottati dagli sconvolgimenti sui mercati dell’ultima settimana e dalle incertezze e dall’imprevedibilità delle politiche di Trump e dei loro effetti sull’economia. Un andamento preoccupante, anche perché l’inflazione a marzo era salita al 2,4%, ma sotto le attese e meno del 2,8% di febbraio, rallentando quindi, anche se in maniera minima.

Negli ultimi sette giorni, a causa dei dazi voluti da Trump e dello scontro tariffario aperto con l’Unione europea e la Cina, i mercati finanziari globali hanno bruciato qualcosa come 10 trilioni di dollari di capitalizzazione di mercato.
A Wall Street qualcuno ha detto chiaro al Presidente americano che la situazione si stava facendo grave e in qualche modo anche lo stesso Trump ha avvertito la paura che serpeggiava un po’ ovunque tra New York e Washington, soprattutto a seguito del crollo dei titoli di Stato e della fuga degli investitori esteri dagli Stati Uniti.

Un dato sconcertante, che accende un faro sulla grave situazione che ormai si sta determinando a livello finanziario ed economico. Le imprese hanno paura e questo significa che ritarderanno i piani industriali e di investimento.

Come ha ben spiegato Martin Jacob, Professore di Economia alla IESE Business School dell’Università di Navarra, mentre i mercati globali continuano a emettere il loro verdetto sui dazi, le aziende si trovano intrappolate in un fuoco incrociato sia finanziario, sia geopolitico. Questi cambiamenti di politica economica generano una forte incertezza, come detto, con effetti molto negativi per le imprese.

Le aziende stanno ritardando gli investimenti e rimandando le decisioni importanti. Questo accadrà finché la situazione non diventerà più chiara. La sospensione dei dazi di 90 giorni non risolverà, quindi, questo problema e potrebbe persino aggravarlo, secondo il professore, favorendo un ulteriore ritardo nelle decisioni di investimento più rilevanti per il futuro delle imprese (con inevitabili effetti negativi sul mondo del lavoro), aprendo a scenari non solo di crisi finanziaria perdurante, ma anche di crisi sociale.

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