Verso un accordo su dazi al 15% tra Ue e Usa dai margini strettissimi
Secondo le prime indiscrezioni raccolte dal Financial Times, l’Unione europea (Ue) e gli Stati Uniti sarebbero vicini a un’intesa commerciale in extremis basata su dazi reciproci del 15%, sulla scia di quanto già concordato tra Washington e Tokyo.
L’accordo, che potrebbe scongiurare un’escalation tariffaria annunciata per il 1° agosto dalla Casa Bianca, è il frutto di intense trattative tecniche tra la Commissione europea e i rappresentanti dell’amministrazione Trump.
Ma i margini sono strettissimi. L’Unione europea è pronta a reagire se entro quella data non si raggiungesse un’intesa.
Bruxelles tiene pronte contromisure pesanti in caso di fallimento dei negoziati
Secondo tre diplomatici europei citati da Politico, Bruxelles ha già approvato e pronto all’uso un pacchetto di misure ritorsive su beni statunitensi per un valore di 93 miliardi di euro, con l’adozione formale attesa per il 7 agosto.
A ciò si aggiunge la possibile attivazione del già celebre e più volte annunciato strumento anti-coercizione (ACI), che per la prima volta potrebbe essere impiegato per bloccare l’accesso delle aziende USA agli appalti pubblici europei, revocare protezioni di proprietà intellettuale e limitare import/export.
Trump impone il modello Giappone
I dazi al 15% ipotizzatinell’accordo in discussione rappresenta un compromesso che, seppur gravoso per l’Europa, evita il peggio: il presidente Donald Trump ha minacciato di alzare le tariffe al 30% a partire dal prossimo mese di agosto in assenza di un’intesa.
L’accordo con il Giappone, siglato solo pochi giorni fa, ha fissato questo stesso livello di base del 15% e ora rappresenta il nuovo standard negoziale per la Casa Bianca.
Il precedente nipponico è significativo non solo per il contenuto tariffario ma anche per le condizioni politiche e finanziarie che l’hanno accompagnato. Il Segretario al Tesoro USA, Scott Bessent, ha chiarito che è stato un pacchetto di investimenti giapponesi da 550 miliardi di dollari negli Stati Uniti a rendere possibile l’intesa, lasciando intendere che l’UE non potrà semplicemente “copiare” il modello Tokyo senza contropartite economiche.
Auto, acciaio e prodotti sensibili, ecco che c’è sul tavolo
I dettagli dell’accordo Ue-USA, ancora in fase di definizione e anticipati dalla stampa transatlantica, prevedono un dazio generalizzato del 15% su base MFN (Most Favoured Nation) secondo le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO).
Tuttavia, sono in discussione esenzioni mirate per alcuni settori strategici. Tra i prodotti potenzialmente esclusi figurano: aerei civili, alcolici (spirits) e dispositivi medici
Particolare attenzione è rivolta al settore automobilistico, in particolare per la Germania: attualmente le auto europee sono soggette a un dazio USA del 27,5%, e l’obiettivo della Commissione europea – rappresentata dal commissario al Commercio Maros Sefcovic – è un allineamento al 15%.
I dazi su acciaio e alluminio, già al centro di tensioni passate, restano ancora oggetto di trattativa.
Germania e Francia mostrano cauto ottimismo, Tajani preoccupato per il rapporto dollaro-euro
Da Berlino, il Cancelliere tedesco Friedrich Merz e il Presidente francese Emmanuel Macron hanno espresso una posizione di speranza cauta. “Siamo informati che una decisione potrebbe arrivare a breve”, ha dichiarato Merz. Macron ha aggiunto: “Condividiamo la volontà di stabilizzare e mantenere dazi il più bassi possibile”.
Tuttavia, entrambi i leader si sono ben guardati dal commentare i dettagli tecnici del negoziato, lasciando intendere che la partita sia ancora in fase critica. I rappresentanti permanenti degli Stati membri a Bruxelles sono stati messi in allerta per essere pronti durante tutto il mese di agosto.
“Ancora la trattativa è in corso quindi è difficile fare previsioni. Il 15% era una delle proposte degli americani, un dazio piatto per tutti. Però la trattativa è aperta“, ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, su Retequattro, rispondendo a una domanda su un possibile accordo tra Ue e Usa di dazi al 15%.
“Quello che mi preoccupa anche è il valore del rapporto tra dollaro e euro. L’euro è troppo forte rispetto al dollaro, io credo che serva un’azione forte da parte della Banca centrale europea, tagliare ancora di più il costo del denaro e fare un’azione come è stata fatta durante il Covid”, ha aggiunto Tajani.
“Un aumento costante della forza dell’euro rispetto al dollaro significa far pagare dazi ancora più forti, oltre ai dazi ci sarebbe un sovraprezzo per il costo dell’euro”, ha quindi precisato il vicepremier italiano.
La partita l’ha vinta Trump, o l’ha persa l’Europa?
Il nuovo schema tariffario, se approvato, rappresenterebbe un successo strategico per Donald Trump in vista della campagna elettorale presidenziale. Il presidente potrebbe rivendicare una linea dura che ha costretto sia Tokyo che Bruxelles ad accettare un aumento generalizzato dei dazi, presentandolo come un passo per “riequilibrare” il deficit commerciale americano.
Tuttavia, da Bruxelles la percezione è diversa. Come ha dichiarato un diplomatico europeo al Financial Times, “la maggior parte degli Stati membri turandosi il naso potrebbe accettare questo accordo”. In altre parole: si tratta di una concessione politica per evitare un’escalation economica dagli effetti potenzialmente devastanti.
Una tregua fragile, in un clima di tensione strutturale (e di ricatti continui)
Se accordo sarà, si tratterà di una tregua fragile, non di una soluzione strutturale. La minaccia di nuovi dazi da parte statunitense resta concreta e Bruxelles si prepara ad affrontarla anche con strumenti mai utilizzati prima.
Intanto, i mercati reagiscono con prudenza: l’euro ha recuperato le perdite iniziali tornando stabile sul dollaro, mentre l’S&P 500 è salito dello 0,6%.
Il futuro delle relazioni commerciali transatlantiche resta appeso a un filo, in un contesto globale dove le politiche industriali e tariffarie sono sempre più strumenti di potere geopolitico e di ricatto in stile mafioso (o fai come ti dico o affronterai le conseguenze delle tue scelte).
L’estate 2025 potrebbe segnare un nuovo equilibrio nei rapporti tra Stati Uniti e Unione europea e non possiamo ancora escludere che tutti degeneri in una nuova e più deleteria guerra commerciale.