Key4biz

Dating, l’AI renderà obsoleto lo swipe di massa

Justin McLeod, fondatore e CEO di Hinge, ha dichiarato che l’uso dell’AI nelle app di dating potrebbe eliminare l’abitudine ormai comune dello swipe continuo tra profili.

In un’intervista con Fast Company, McLeod ha delineato un futuro in cui i sistemi di matching saranno talmente avanzati da rendere superflua la selezione manuale.

Secondo la sua visione, entro tre-cinque anni sarà percepito come antiquato dover scorrere centinaia di profili per trovare una persona compatibile. Questo cambiamento sarebbe possibile grazie a un utilizzo più profondo e sofisticato dei dati personali e delle preferenze espresse direttamente dagli utenti in linguaggio naturale, anziché attraverso semplici like o skip.

McLeod ha però espresso una posizione critica nei confronti dell’uso eccessivo dei chatbot AI, sottolineando che la tecnologia dovrebbe servire a migliorare le connessioni umane, non a sostituirle.

Ha dichiarato apertamente di non credere in relazioni basate su chat con intelligenze artificiali e ha definito ‘riduttiva’ la visione di Mark Zuckerberg, secondo cui i chatbot potrebbero alleviare la solitudine sostituendo gli amici reali.

Nonostante il settore del dating online stia affrontando una crescente fatica da swipe e un ritorno alle interazioni in presenza, Hinge rappresenta un’eccezione: l’app ha registrato un aumento del 18% degli utenti paganti su base annua e una crescita del 25% dei ricavi nel secondo trimestre 2025.

Questo successo, secondo il CEO del gruppo Match, conferma la validità del modello di Hinge e la tenuta del mercato delle app di incontri, soprattutto quando arricchito da strumenti AI orientati alla personalizzazione e non all’intrattenimento simulato.

Per maggiori informazioni, clicca per l’articolo originale.

Come migliaia di esseri umani ‘sovraccarichi e sottopagati’ addestrano l’AI di Google per sembrare intelligente

L’articolo svela l’esistenza di un esercito invisibile di lavoratori umani impiegati da Google, tramite appaltatori come GlobalLogic (gruppo Hitachi), per addestrare e moderare le risposte del suo modello di AI Gemini.

Questi lavoratori, spesso professionisti altamente qualificati come insegnanti, scrittori o addirittura dottorati, sono sottoposti a pressioni notevoli, compensati con salari modesti (16-21 dollari l’ora), e privi di un adeguato supporto psicologico nonostante debbano interagire frequentemente con contenuti disturbanti come violenza, pornografia e linguaggio d’odio.

Molti di loro denunciano un ambiente opaco e stressante, scadenze serrate e una crescente disillusione rispetto all’efficacia e all’etica dei prodotti AI che stanno contribuendo a costruire.

Le testimonianze raccolte mostrano che la qualità del lavoro viene spesso sacrificata per rispettare tempi stretti, con implicazioni dirette sulla sicurezza e affidabilità delle risposte generate da Gemini.

Particolarmente preoccupante è l’obbligo di valutare contenuti anche in assenza di competenze specifiche, soprattutto in ambiti delicati come medicina e astrofisica.

Il progressivo allentamento delle regole su contenuti sensibili, incluso il permesso di ripetere insulti razziali o contenuti pornografici se inseriti dall’utente, è visto da molti come il segnale che la corsa al mercato ha superato la priorità sulla sicurezza.

Pur essendo fondamentali per il funzionamento dei chatbot, questi lavoratori restano nell’ombra, senza garanzie di continuità occupazionale.

L’AI, spacciata per rivoluzionaria e autonoma, si rivela ancora fortemente dipendente dall’intervento umano, alimentata dal lavoro invisibile e mal retribuito di migliaia di persone.

Per maggiori informazioni, clicca per l’articolo originale.

Exit mobile version