Data protection

Dati di Whatsapp a Facebook, Garante Privacy irlandese apre un’indagine su richiesta di quello europeo

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Il regolatore europeo EDPB ha chiesto al garante irlandese di indagare sulle nuove privacy policy di Whatsapp e sulla condivisione dei dati con la casa madre Facebook.

Il Garante Privacy europeo EDPB (European Data Protection Board) che raccoglie i regolatori dei 27 paesi della Ue, ha respinto da un lato la richiesta di bloccare tout court la condivisione dei dati di Whatsapp con la casa madre Facebook, ma dall’altro ha chiesto al Garante privacy irlandese, competente sul social network americano, di aprire un’inchiesta e di indagare in materia. Lo scrive la Reuters.

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Lo stop del Garante tedesco

Lo scorso mese di maggio era stato il Garante privacy tedesco della città di Amburgo a chiamare in causa il Garante europeo, dopo aver deciso unilateralmente di sospendere per tre mesi la condivisione dei dati di Whatsapp con Facebook in vista dell’imminente e controverso cambiamento dell’informativa privacy di Whatsapp.

Il Garante tedesco ha giudicato illegali i nuovi termini di utilizzo di Whatsapp. L’EDPB condivide la decisione del garante tedesco e ha esteso ulteriomente lo stop alla condivisione dei dati fra Whatsapp e Facebook.

La replica di Whatsapp

A maggio WhatsApp aveva dichiarato che l’azione non aveva basi legittime e non avrebbe avuto alcun impatto sul lancio dell’aggiornamento della privacy policy. Giovedì però la compagnia si è adeguata, accogliendo con favore la decisione dell’EDPB di avviare un’indagine in Irlanda, e ha affermato che collaborerà con il regolatore irlandese per affrontare pienamente le questioni sollevate.

L’EDPB ha dichiarato giovedì che le condizioni per dimostrare l’esistenza di un’infrazione non sono state soddisfatte e ha deciso che non è necessario adottare misure definitive contro Facebook.

Contraddizione e ambiguità

Ma ha altresì aggiunto che a causa delle contraddizioni, delle ambiguità e delle incertezze notate nell’informativa di Whatsapp agli utenti, non si trova nella posizione di determinare con certezza quali attività di eloaborazione e trattamento dati stesse facendo Facebook e con quale capacità. Non c’erano inoltre informazioni sufficienti per stabilire con certezza se Facebook avesse già iniziato a trattare i dati degli utenti di WhatsApp per i propri scopi di comunicazioni di marketing e marketing diretto. Il garante europeo ha quindi chiesto al Garante irlandese di avviare un’indagine legale in via prioritaria