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Data Journalism, come il giornalismo si è trasformato e adattato al digitale

di Erika Pezzolato, digital consultant |

Il focus primario rimane sulla qualità del contenuto: produrre un giornalismo di qualità, originale e difficilmente replicabile farà sì che gli utenti siano più disposti a pagare per avere accesso ad informazioni che ritengono utili e soddisfacenti e che non si trovano in altre testate.

Il mondo delle news e del giornalismo sta vivendo una trasformazione senza precedenti, configurandosi come un settore industriale particolarmente influenzato dai processi di digitalizzazione in atto.

Nel corso di una sola generazione, molti aspetti sono cambiati: si sono moltiplicate le fonti di informazione, così come gli strumenti per produrre contenuti testuali e visivi; sono mutate le modalità di composizione e trasmissione del prodotto e di conseguenza anche la sua stessa forma.

Il nuovo giornalismo e la ridefinizione dei vincoli spazio-temporali

In primo luogo, la digitalizzazione ha ridefinito i vincoli spazio-temporali che sono sempre stati determinanti per il concetto di “notiziabilità”, ovvero il grado di centralità e significatività di un evento definito dalle informazioni raccolte su di esso entro un determinato arco di tempo.

Le tecnologie digitali hanno poi introdotto processi di continuo aggiornamento e pubblicazione da parte di diverse fonti sempre attive, portando al superamento del concetto di deadline.

Oggi, anche il pubblico stesso produce informazioni e commenti ed è necessario attrezzarsi affinché possa fruire di notizie fresche e aggiornate 24 ore su 24, congiungendo le logiche giornalistiche a quelle dei social e adeguandosi a ritmi dettati dalle esigenze e dalle abitudini di consumo. È in questo modo che i vincoli temporali sono stati completamente ridefiniti.

Questa ridefinizione ha provocato di conseguenza anche un leggero calo dell’importanza di dare notizie in esclusiva, sebbene continui a essere un elemento caratterizzante l’attività giornalistica e un fattore fondamentale nelle strategie di posizionamento e di promozione di ogni testata. Se prima era fondamentale arrivare per primi, ora assume maggiore rilevanza l’accuratezza dell’informazione su un particolare evento o fenomeno sociale. Si configura così una progressiva separazione fra breaking news e approfondimenti. 

La ridefinizione del ruolo dell’audience

ll digitale ha modificato significativamente i principi alla base dell’efficacia del racconto giornalistico. Oltre al classico flusso informativo dalle fonti al pubblico, bisogna considerare il ruolo sempre più attivo del pubblico stesso, che tramite i social networks ha oggi la possibilità di condividere notizie e fornire punti di vista peculiari. La struttura comunicativa è andata sempre più convertendosi da verticale, top-down, a orizzontale tramite l’engagement dell’audience. La fruizione di messaggi e l’invio di feedback avvengono infatti simultaneamente ed il loro rapporto è sempre più interattivo: il pubblico è direttamente coinvolto nella creazione e pubblicazione di contenuti e produce interazioni consistenti, autentiche e immediate.

Il grado di condivisione collettivo delle informazioni incide sulla rilevanza della notizia, ma soprattutto sulla costruzione della reputazione di chi l’ha messa a punto. La frequenza con la quale un fatto o un commento vengono ripresi ne accentua l’importanza e garantisce affidabilità e credibilità a chi li fornisce.

L’autorevolezza di una testata pertanto non è determinata più solo dal suo prestigio storico, ma sempre più dall’efficacia del percorso di diffusione delle notizie prodotte e dalla capacità di gestione delle conseguenti interazioni tra le varie comunità presenti in rete. A questi diversi pubblici vanno indirizzate informazioni e approfondimenti delineati da particolari angolazioni narrative che tengono conto degli interessi specifici. Su questi principi si basano i nuovi concetti di community journalism e engagement journalism.

La ridefinizione del ruolo del giornalista

Con la nascita dei social media e la conseguente liberalizzazione delle informazioni, i giornalisti hanno progressivamente perso la propria posizione esclusiva di veicoli di notizie. Oggi la mediazione di un reporter può infatti essere elusa grazie alle opportunità che internet offre a tutti in maniera trasversale.

Il giornalista professionista si è perciò ritrovato sempre più di fronte alla necessità di reinventarsi, assumendo competenze digitali che trascendono quelle del reporting tradizionale e che gli permettano di essere in grado di muoversi all’interno di nuove e diverse piattaforme.

Tra le skills fondamentali richieste ad un professionista del giornalismo digital si trovano ad esempio:

  • La padronanza delle tattiche di storytelling attraverso le piattaforme digitali
  • La capacità di utilizzo di un dispositivo mobile come strumento primario di raccolta di notizie e per scattare foto o registrare video
  • L’abilità di scrittura in un’ottica mobile-friendly e di creazione di contenuti immersivi per dispositivi mobili e piattaforme social
  • La tendenza a stare al passo con una continua innovazione dei modelli e dei mezzi comunicativi, sperimentando nuove forme di condivisione di contenuti, pur mantenendo i fondamenti del giornalismo tradizionale

Per questo, per migliorare le proprie capacità è utile frequentare corsi digitali, come quelli offerti da Digital Coach. Infatti, Le redazioni stesse stanno cominciando oggi a confrontarsi con la necessità di includere nel proprio organico alcune figure professionali quali grafici, analisti, esperti di algoritmi e di intelligenza artificiale, che diventeranno sempre più indispensabili. L’intelligenza artificiale che ci circonda e che utilizziamo quotidianamente è infatti sempre più presente anche nei processi del workflow redazionale e viene sfruttata dalle grandi testate del mondo per la ricerca, il filtraggio, la produzione e la distribuzione di fatti ed eventi notiziabili.

Ad esempio il processo di newsgathering, ovvero il lavoro di raccolta di notizie su un fatto di interesse, può avvalersi di software che scandagliano e monitorizzano i social media in tempo reale e senza sosta, riuscendo tramite alcuni algoritmi ad estrarre i potenziali eventi notiziabili.

La ridefinizione dei formati del giornalismo

L’informazione digitale ha vissuto nel tempo una trasformazione anche dal punto di vista dei formati, incorporando all’utilizzo di testo e immagini tipico della pubblicazione cartacea anche altri elementi in logica multimediale.

Il Video è stato nell’ultimo decennio il formato più impattante, poiché in grado di catturare rapidamente l’attenzione dell’audience, permettendo la fruizione immediata della news. Da elemento alternativo o complementare, è diventato per molti utenti il formato primario di fruizione della notizia, tanto che molte testate giornalistiche hanno dedicato intere sezioni alla pubblicazione di reporting video all’interno delle proprie piattaforme online.

L’altro formato premiante è l’Audio, che permette la semplificazione della fruizione della news ad esempio attraverso la riproduzione di un testo scritto da parte di un riproduttore vocale automatico. In particolare, negli ultimi anni ha preso piede il formato Podcast con cui vengono distribuiti principalmente approfondimenti e interviste.

Interessante è poi la nuova tendenza all’utilizzo delle Newsletters, che hanno la capacità di raggiungere un luogo digitale più intimo del lettore, come la sua personale casella di posta. L’autorizzazione da parte dell’utente a ricevere notizie personalizzate rende più semplice la sua stessa targetizzazione, oltre alla creazione di una community e di un legame diretto tra scrittori e fruitori e quindi possibilmente anche la fidelizzazione ad una particolare testata.

Altri elementi strutturali che hanno subito l’impatto della digitalizzazione riguardano più propriamente la struttura propria dell’articolo stesso e il suo processo creativo. Se fino a pochi decenni fa per leggere un documento bisognava averlo fisicamente nelle mani, oggi è sufficiente digitare all’interno della barra di ricerca di Google per avere immediatamente accesso ad una molteplicità di informazioni. Una volta raccolte le informazioni e composto l’articolo è subito possibile stabilirne lo spazio di occupazione, poiché è cambiato in modo netto anche il metodo di impaginazione: se inizialmente i grafici disegnavano a mano ogni pagina, indicando conteggi plausibili di lunghezza degli articoli, oggi è possibile usufruire di formati di pagine preimpostati da adottare nei diversi casi. L’attenzione deve sempre essere rivolta al consumatore, tenendo presente il tempo di attenzione che egli mediamente dedica alla lettura di un testo o alla visualizzazione di un video, ma anche e soprattutto con un occhio di riguardo alla scrittura in ottica SEO, scegliendo attentamente quali parole utilizzare affinché la pubblicazione venga indicizzata dai motori di ricerca e mostrata alla corretta target audience.

L’ampia diffusione dell’utilizzo di dispositivi mobili ha poi determinato lo stabilimento di alcune regole peculiari di pubblicazione, come l’impostazione di layout mobile-friendly in un’ottica di ottimizzazione della user experience. In particolare ad esempio, si prediligono paragrafi brevi, con sottovoci e liste e intervallati da elementi visual, quali foto e video. Importantissimo è poi il ruolo del titolo, che deve essere breve e specifico, impattante, indicizzabile e condivisibile.

In conclusione, la struttura ideale dell’articolo digital si configura come una piramide inversa: alla base, che si trova al primo posto, devono essere espletate le informazioni più rilevanti e coinvolgenti, seguite da dettagli aggiuntivi e citazioni, per poi terminare con le informazioni di minore interesse.

Il giornalismo e la ridefinizione del revenue

Il processo di liberalizzazione delle notizie reso possibile dal mondo del web ha colpito in modo critico il giornalismo online, rendendo difficile la replica del modello di revenue tipico del retail. L’utente, che ha accesso a molteplici informazioni condivise su tantissimi canali diversi, spesso ritiene ingiustificato e non è disposto a sostenere un costo per poter accedere ai siti delle testate giornalistiche.

Questa problematica ha condotto alla sperimentazione di diversi modelli di revenue, come ad esempio il Paywall. Esso costituisce una sorta di barriera digitale che impedisce la fruizione libera di contenuti editorialia cui è possibile accedere soltanto tramite la sottoscrizione ad un abbonamento. A seconda del rapporto tra notizie fruibili gratuitamente e a pagamento, il metodo Paywall può configurarsi come Hard (la testata offre solamente contenuti previo pagamento), Soft (una parte di contenuti è fruibile in modalità gratuita mentre tutti gli altri solo dietro abbonamento) o Open (tutti i contenuti sono visualizzabili gratuitamente, ma all’utente viene richiesto un contributo volontario).

Gli elementi costanti

Nel mondo dell’informazione giornalistica, ciò che è rimasto fondamentale al di là della trasformazione digitale è lo scopo di fondo, ovvero la volontà di informare in modo professionale e credibile. La credibilità e la reputazione di una testata restano prerogative imprescindibili per l’ottenimento di alti standard di qualità in termini di pubblico e di sostenibilità economica. In un mondo costellato da migliaia di fonti facilmente accessibili, quelle che non risultano credibili non saranno infatti considerato indispensabili e perciò non verranno utilizzate.

Il focus primario rimane poi sulla qualità del contenuto: produrre un giornalismo di qualità, originale e difficilmente replicabile farà sì che gli utenti siano più disposti a pagare per avere accesso ad informazioni che ritengono utili e soddisfacenti e che non si trovano in altre testate.