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Data Center, le norme in arrivo nel decreto Energia. E che fine fa la proposta del Parlamento?

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GILBERTO PICHETTO FRATIN MINISTRO DELL'AMBIENTE

Saranno nel decreto legge Energia, a breve in Consiglio dei ministri, le norme per regolamentare i data center, come anticipato da Key4Biz in quest’articolo dell’11 settembre scorso.

Data Center, le novità del decreto Energia?

Il decreto Energia era atteso in CdM già in estate, ma poi non è mai finito sul tavolo dei ministri forse perché si è atteso l’iter parlamentare della proposta di legge di delega al Governo. Un iter “interrotto” perché il testo unico è stato bocciato dalla Ragioneria di Stato per assenza delle coperture economiche.

Così dal 11 settembre al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) hanno messo il “turbo” per introdurre le nuove norme nel decreto Energia. 

Il ministro Gilberto Pichetto Fratin quando, di recente, ha detto “il decreto energia con una serie di articoli è praticamente pronto. Stiamo aspettando valutando perché potrebbero ancora agganciarsi dei vagoni…” si riferiva anche agli articoli relativi ai data center. 

Di cui ha anticipato alcune novità.

Come “l’introduzione delle procedure di permetting, perché”, ha spiegato il ministro, “per la prima volta nella storia italiana ci dobbiamo occupare a regolamentare non solo la produzione ma anche il consumo. In questo caso i data center sono grandi consumatori di energia pertanto è necessario una procedura di permesso di autorizzazione che tenga conto del fatto che sono grandi impianti che devono essere il più vicino possibili ai punti di presa energetica e naturale e devono avere delle misure di salvaguardia ambientale perché produttori di calore rilevante”.

Data Center, la proposta del Parlamento sarà cestinata o valorizzata?

E allora che fine fa in Parlamento il testo unico frutto delle cinque proposte di legge (PdL) di Giulia Pastorella (Azione), Anna Ascani (PD), Giulio Centemero (Lega), Antonino Iaria (M5S) e Vincenzo Amich (FDI)? 

Ad oggi, nella bozza del decreto Energia c’è solo, per il momento, l’articolo 3 dedicato ai data center con il procedimento unico per il rilascio delle autorizzazioni.

Decreto Energia, il ruolo di Arera sui data center?

L’ARERA sarà la massima Autorità anche per le autorizzazioni relative ai data center. L’articolo 3 introduce una procedura unica e semplificata per l’autorizzazione dei data center, riconoscendoli ufficialmente come infrastrutture strategiche per il sistema Paese. Al fine di facilitare gli investimenti e snellire i processi autorizzativi, i data center vengono definiti in base alle loro principali funzioni (elaborazione, archiviazione e gestione dei dati) e classificati per dimensione e tipologia:

Sempre l’articolo 3 ha l’intenzione di mettere su un piano paritetico sia le “realizzazioni” di nuovi progetti che “l’ampliamento” di data center esistenti. 

Molto bene, perché qualsiasi iniziativa di regolazione di tecnologie emergenti o dirompenti non può prescindere dalla considerazione e tutela di quanto già in esercizio e dalla massima attenzione al non introdurre possibili distorsioni competitive. Il tessuto dei data center esistenti oggi in Italia deve, infatti, crescere di pari passo al futuro sviluppo di datacenter hyperscaler, evitando accaparramenti di suolo e, soprattutto, di energia. E, allo stesso tempo, chiedendo ai nuovi costruttori di data center un ritorno economico garantito per l’Italia, in particolare per i territori interessati.

No a data center in Italia gestiti da remoto dagli USA, sì a un ritorno economico e tecnologico per l’Italia

Non vogliamo nuovi e mega data center super energivori per l’Italia, e gestiti da remoto da ingegneri negli Stati Uniti. 

Ci piacerebbe che sia per la costruzione sia per la gestione dei data center le società straniere fossero obbligate a garantire una percentuale di “buy in Italy o buy in Europe”.

E quindi introdurre il principio di ‘buy european’, come ipotizzato dal ministro Urso contro i dazi USA, garantendo inoltre una preferenza al made in Europe negli appalti pubblici. Non è utopia. Oggi Key4Biz ha intervistato un ingegnere italiano che lavora per un’azienda straniera specializzata nella raccolta dei rifiuti spaziali: ci ha raccontato che l’accordo tra la sua società e l’Agenzia Spaziale britannica prevede di valutare sempre prima aziende e fornitori UK per la realizzazione delle missioni.

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