Mimit: la nuova strategia per attrarre investimenti esteri nei data center italiani
Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) ha pubblicato la “Strategia per l’attrazione degli investimenti esteri nei data center”, un documento che punta a trasformare l’Italia in un hub digitale europeo e mediterraneo, capace di ospitare infrastrutture avanzate per la gestione e l’archiviazione dei dati.
Un progetto ambizioso, che nasce dal confronto con amministrazioni centrali e locali, associazioni di categoria e operatori industriali, e che si inserisce in una più ampia visione di competitività tecnologica e sicurezza nazionale.
Urso: “Italia hub digitale del Mediterraneo”
“Attrarre investimenti esteri nei data center è essenziale per rendere l’Italia un hub strategico nella gestione, innovazione e sicurezza dei dati europei e globali. Una rete tecnologica solida e resiliente è determinante per la competitività delle nostre imprese. Come Mimit, favoriamo le migliori condizioni attraverso incentivi normativi e semplificazioni procedurali, affinché il nostro Paese diventi la prima scelta per gli investitori internazionali”, ha dichiarato in una nota il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso.
Mezza: “Non trasformiamo questo Paese in un B&B digitale”
“L’Italia, che si presenta come un global player nella potenza di calcolo garanzie ai suoi calcolatori che sono fra i più potenti del mondo, si offre come affittacamere tecnologico. La nuova normativa del ministero del made in Italy propone siti italiani per attrarre investimenti esteri in data center. Invece di sviluppare soluzioni e combinazioni con imprese nazionali avanzate, cerchiamo come un paese del terzo mondo di svendere la nostra energia e acqua per sostenere impianti che lavoreranno per imprese estere, con una ricaduta irrilevante sul territorio. L’opposizione deve contestare questa logica da B&B digitale”, ci ha detto Michele Mezza, Docente di Epidemiologia sociale dei dati e degli algoritmi all’Università Federico II Napoli.
I pilastri della strategia Mimit: aree brownfield, energia e connettività
Tra i punti chiave individuati dal documento emergono tre assi portanti:
- Aree industriali dismesse (“siti brownfield”): il Mimit punta sulla mappatura e riqualificazione di aree già urbanizzate e immediatamente disponibili per nuovi insediamenti produttivi. Questa scelta riduce il consumo di suolo e favorisce un utilizzo sostenibile delle risorse territoriali, velocizzando al contempo i tempi di realizzazione dei nuovi data center.
- Rete energetica stabile e sostenibile: l’Italia può contare su una rete capillare e affidabile, con un accesso crescente all’energia da fonti rinnovabili. La strategia enfatizza l’efficienza energetica, il riuso delle acque e il recupero del calore prodotto, per minimizzare l’impatto ambientale delle infrastrutture digitali.
- Connettività digitale ad altissima velocità: la diffusione della fibra ottica, delle reti ultra-broadband e la presenza di numerosi cavi sottomarini che collegano il Paese all’Europa e al mondo rappresentano un vantaggio competitivo decisivo. Un’infrastruttura digitale che pone l’Italia in una posizione ideale per attrarre operatori globali del cloud e dei servizi dati.
Innovazione e capitale umano
La strategia dedica ampio spazio anche al tema delle competenze, promuovendo investimenti in formazione nelle discipline STEM e rafforzando i legami tra università, centri di ricerca e industria.
L’obiettivo è formare figure altamente qualificate, capaci di sostenere lo sviluppo del settore digitale nazionale e attrarre talenti dall’estero.
Tra opportunità e interrogativi
Pur rappresentando un passo importante verso la digitalizzazione del Paese, la strategia solleva alcuni interrogativi: si tratta davvero di un piano per rendere l’Italia protagonista del futuro tecnologico europeo, o di una politica che rischia di aprire eccessivamente le porte al capitale straniero, a scapito delle imprese nazionali?
Il confine tra attrazione degli investimenti e cessione di sovranità industriale è sottile. La sfida per il governo sarà quella di bilanciare l’apertura al mercato globale con la tutela dell’interesse strategico nazionale, affinché i data center del futuro diventino davvero una risorsa per il sistema Paese e non soltanto il frutto di allineamenti geopolitici.


