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Data Center, Baldassarra (Seeweb): “La norma un escamotage per favorire i ‘palazzinari’ tecnologici”

ANTONIO BALDASSARRA SEEWEB

Un altro imprenditore tecnologico italiano, Antonio Baldassara, ceo di Seeweb – con quattro data center di proprietà a Milano e Frosinone – è, fortemente, critico nei confronti della norma sui data center in discussione alla Camera dei deputati. L’intervista è la 3^ puntata di Key4Biz sul tema: stiamo scoperchiando un vaso di Pandora…

Key4BizIl Governo Meloni è l’esecutivo del Made in Italy, mentre, con la Legge delega sui data center, Fratelli d’Italia punta al Make in Italy. Come commenta l’attuale testo per normare i data center ora in discussione alla Camera?

Antonio Baldassarra. Come prima cosa ritengo si debba fare un minimo di chiarezza: la legge non punta a “normare i data center” ma ha come fine quello di “attrarre investimenti stranieri”, meglio togliere dal tavolo pelose ipocrisie.  
I data center, in questo momento, sono un utile pretesto per questo fine non tanto per il Governo italiano quanto per investitori e costruttori: annunciare di voler costruire un data center oggi è il modo più semplice e veloce per trovare capitali così come negli anni ’50 e ’60 lo era per chi voleva costruire palazzine. I famosi “palazzinari romani” sono nati in quel contesto. Ora abbiamo deciso di favorire i nuovi “palazzinari tecnologici” con l’aggravante che non sono più nemmeno romani.

Parliamo di questo e preferisco essere chiaro.  Spero vivamente che consentire, in maniera semplificata, un grande consumo del territorio, un altrettanto enorme consumo energetico con quel che ne consegue in termini di costi per la collettività per l’adeguamento della rete elettrica a fronte di un effetto occupazionale risibile abbia qualche fine utile alla collettività e alle imprese del Paese; al momento vedo solo esternalità negative unitamente ad una discriminazione per le imprese tecnologiche dell’Italia che hanno investito negli ultimi 30 anni e che vogliono continuare ad investire nei data center, nel cloud e nel digitale  in modo consapevole e adeguato alle reali esigenze; imprese che sono, di fatto, ignorate, lasciate sole e snobbate da un procurement digitale della pubblica amministrazione che preferisce favorire i grandi player globali.
Spero vivamente che il Governo sappia bene quello che sta facendo negli interessi del Paese e non di costruttori senza grandi interessi sullo sviluppo sano del contesto digitale dell’Italia.

⁠⁠Key4BizNel merito, cosa contesta del testo unificato?
Antonio Baldassarra. Il fatto che la politica si interessi del digitale, della tecnologia e dei data center è positivo e lo apprezzo; il fatto che dimentichi completamente l’industria del Paese che esiste in tale ambito e che produca un testo che parta da una specie di “tabula rasa” sulla quale costruire lo vedo il più grande limite. Il non distinguere sulla tipologia e l’uso del data center lo vedo un vulnus: il data center di una banca o di un cloud provider ad uso esclusivamente interno è equiparabile ad un data center che offre servizi di accesso all’infrastruttura alle imprese del territorio?

Il paventato accesso differenziale al mercato riservato dell’energia rinnovabile lo leggo come ingiustamente discriminatorio rispetto alle imprese, di qualsiasi dimensione, che hanno già investito nel Paese nel cloud e nei data center e spero venga rimeditato. Inoltre mi pare che il testo dimentichi totalmente il tessuto industriale del Paese in ambito digitale e tecnologico. Aspetti che pure sono ormai parte di direttive e regolamenti europei, qualche citazione: la Direttiva 2014/24/UE promuove l’accesso delle PMI al procurement pubblico, raccomandando lotti più piccoli, requisiti di partecipazione proporzionati e l’uso di strumenti che facilitino la concorrenza dei soggetti minori; il Regolamento (UE) 2021/1058 che include tra le priorità lo sviluppo della competitività delle PMI, anche nell’ambito della transizione digitale e verde. 
E potrei continuare, spiace vedere proprio il governo Meloni che immagina un futuro del digitale del Paese dominato solo da grandi investimenti di grandi operatori globali che saranno ben felici di sfruttare le risorse territoriali ed energetiche del nostro Paese nel quale non si candidano nemmeno a contribuire al gettito fiscale.

Key4Biz. ⁠⁠L’on. Antonino Iaria (M5S) ci ha detto che teme con questo provvedimento l’effetto negativo avuto con il ‘Salva Milano’ e le deroghe urbanistiche. Secondo lei?
Antonio Baldassarra
. Le deroghe alle norme fatte in maniera differenziale che fa rima con “discriminazione” le ho sempre lette con una connotazione negativa e questo caso non sfugge.
Sono favorevole alla semplificazione normativa ma che sia orizzontale e coerente con un disegno strategico di sviluppo del Paese, non funzionali a degli specifici interessi di alcuni: confido che il Governo Meloni sappia porre attenzione a questo aspetto e rimediare per tempo.

Key4BizDa imprenditori digitali italiani siete delusi dal Make in Italy?
Antonio Baldassarra. Sinceramente le dico che l’impresa tecnologica italiana, sono ormai anni, anzi decenni, che si muove in un’ottica di “limitazione del danno”.  E non è un tema di questo Governo o dei precedenti, di questa Europa o dei precedenti governi europei. Ho esperienza di impresa in Italia, in altri Paesi europei e non in USA; quello che le posso dire che noi, nel senso dell’Italia, siamo i primi della classe nell’ignorare e squalificare le iniziative imprenditoriali del Paese.
L’Italia, e l’Europa in generale, è “nemica” dell’impresa ancora di più dell’impresa tecnologica che nasce piccola, magari nella provincia e con grandi ambizioni. In Italia non abbiamo le Apple, le Microsoft, le Amazon o le HP, tutte imprese nate microscopiche in un garage; non le abbiamo non perché manchino i garage da noi ma perché ci manca la cultura in tal senso e la più grande lacuna è proprio nel decisore politico. 
Non le nascondo che pensavo ad un cambio di passo da questo Governo, come aveva per altro annunciato al suo insediamento, ma quello che osservo è altro ed è ormai consuetudine.

Per approfondire il tema:

Data center, perché l’iter della legge è a rischio in Parlamento?

Data Center, Peritore (AIIP): “La norma favorisce le Big Tech e dà il colpo di grazia all’ecosistema italiano dell’innovazione”

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