"I miei dati sono miei"

Data Act, i vantaggi: passare facilmente da un fornitore cloud all’altro e mercato dati non solo in mani delle Big Tech ma anche dei consumatori

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"I miei dati sono miei", con il Data Act noi consumatori possiamo, finalmente, dirlo. Ecco perché.

Passare facilmente da un fornitore cloud all’altro; introduzione di salvaguardie contro i trasferimenti illegali di dati e standard di interoperabilità per la condivisione e l’elaborazione dei dati. Sono questi alcuni dei vantaggi per i consumatori contenuti del Data Act, il nuovo Regolamento per un accesso equo e un uso corretto dei dati, approvato in modo definitivo dal Consiglio Ue. “I miei dati sono miei”, con il Data Act noi consumatori possiamo, finalmente, dirlo.

Il nuovo Regolamento, infatti, consentirà agli utenti di dispositivi connessi, che vanno dagli elettrodomestici intelligenti alle macchine industriali intelligenti, di accedere appunto ai dati generati dal loro utilizzo, che spesso vengono raccolti esclusivamente da produttori e fornitori di servizi. 

Il Data Act in sintesi

In sintesi, la legge sui dati impone ai produttori e ai fornitori di servizi l’obbligo di consentire ai loro utenti, siano essi aziende o privati, di: 

  • accedere e riutilizzare i dati generati dall’uso dei loro prodotti o servizi, dalle macchine per il caffè alle turbine eoliche. 
  • Inoltre, consente agli utenti di condividere tali dati con terzi: ad esempio, i proprietari di automobili potrebbero scegliere in futuro di condividere alcuni dati del veicolo con un meccanico o con la propria compagnia di assicurazione.

Inoltre l’aspettativa del nuovo Regolamento è che potrebbe rendere il servizio post-vendita di alcuni dispositivi più economico e più efficiente. Questo perché i consumatori potranno valorizzare economicamente i dati che producono.

My device is mine

È significativo, infatti, che l’art. 3, par. 1, della proposta di regolamento stabilisca una sorta di principio “my device is mine by design”, allorquando afferma che i prodotti devono essere progettati e realizzati… in modo tale che i dati generati dal loro utilizzo, siano per impostazione predefinita, facilmente, in modo sicuro e, ove pertinente e opportuno, direttamente accessibili all’utente

Le misure proteggeranno le imprese dell’UE da accordi sleali e daranno alle PMI più spazio di manovra

La nuova legge contiene misure per prevenire l’abuso di squilibri contrattuali nei contratti di condivisione dei dati a causa di condizioni contrattuali sleali imposte da una parte con una posizione contrattuale significativamente più forte. Queste misure proteggeranno le imprese dell’UE da accordi sleali e daranno alle PMI più spazio di manovra.

Il commento dell’esperto

Si tratta evidentemente di un modo per stimolare la concorrenza e sfruttare appieno il potenziale dei dati generati dagli utenti”, ha scritto su Key4biz l’avvocato Marco Scialdone.

Per molto tempo (forse, troppo), ci siamo concentrati solo sui dati personali. È tempo di riconoscere che c’è un’enorme quantità di dati non personali”, ha aggiunto, “e che c’è vita oltre il GDPR: quei dati sono generati dagli utenti, rappresentano un enorme valore economico ed è tempo che gli utenti lo reclamino”.

“Il Data Act va in quella direzione”, ha concluso Scialdone: “i dati devono tornare ad essere un elemento di concorrenza, non di monopolio ed è bene creare un solido quadro giuridico che lo permetta”.

Quando in vigore?

L’accordo tra i colegislatori Ue era stato raggiunto il 27 giugno scorso. Dopo l’adozione formale da parte del Consiglio, il nuovo regolamento sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Ue nelle prossime settimane ed entrerà in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione. 

Si applicherà a partire da 20 mesi dalla data di entrata in vigore. Tuttavia, l’articolo 3, paragrafo 1 (requisiti per l’accesso semplificato ai dati per i nuovi prodotti), si applicherà ai prodotti connessi e ai servizi ad essi collegati immessi sul mercato dopo 32 mesi dalla data di entrata in vigore del regolamento.