L'iniziativa

Dalla clownterapia negli ospedali al teatro nelle carceri, servono risorse adeguate

di |

Iniziativa del deputato Giovanni Maiorano (Fratelli d’Italia) per il riconoscimento della professione del “clownterapeuta”, che si affianca alla proposta di Raffaele Bruno (Movimento 5 Stelle) per gli operatori di “teatro sociale” nelle carceri.

Questa mattina, presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati si è tenuta una conferenza di lancio di una proposta di legge del deputato pugliese Giovanni Maiorano (Fratelli d’Italia), che intende promuovere il riconoscimento della professione del “clownterapeuta”: si tratta di una commendevole iniziativa, che cerca di fare luce su una attività preziosa seppure spesso “sommersa”, in quanto non ancora riconosciuta dallo Stato italiano.

Si tratta della proposta di legge intitolata “Disposizioni per il riconoscimento e la promozione della clownterapia o terapia del sorriso”, ovvero l’Atto Camera n. AC 846.

Si legge nella relazione che accompagna la proposta di legge (formalmente presentata il 31 gennaio 2023), “la clownterapia, detta anche terapia del sorriso, è l’applicazione di tecniche di clownerie in ambito sanitario, allo scopo di migliorare l’umore dei pazienti, familiari e accompagnatori. Essa viene attuata da persone appartenenti ad enti privati (associazioni, cooperative, fondazioni, ecc.) che scelgono il clown come stato di coscienza per entrare in relazione con persone ospedalizzate o in difficoltà e sono appositamente formate per operare nel settore sociosanitario, attraverso tecniche derivate dall’improvvisazione teatrale, dall’arte del clown, dalla microprestidigitazione, dal teatro”.

Il lavoro del clowterapeuta è rivolto alla comunità dei luoghi di cura e specialmente ai degenti, spesso bambini, ricoverati in strutture ospedaliere – ed anche in case di riposo, case famiglia, centri diurni, ed altre strutture simili – per alleviarne lo stato d’ansia e la sofferenza e contemporaneamente per migliorare la funzionalità del sistema immunitario. Il beneficio è di natura psichica (per i pazienti) ed al contempo sociale (per le famiglie e la collettività tutta).

Decine di iniziative su tutto il territorio nazionale, centinaia gli operatori di “clownterapia”

In Italia, operano in quest’ambito diverse realtà associative, tra le quali si possono ricordare – tra quelle con maggiore visibilità – la Federazione Nazionale Clowndottori (Fnc), fondata nel 2005, che riunisce 13 organizzazioni “no profit “che da anni operano in strutture sociosanitarie e ospedaliere su tutto il territorio italiano, e l’Associazione Internazionale Ridere per Vivere, fondata nel 1995 con la finalità di applicare gli studi e le buone prassi della cosiddetta “gelotologia” (o “scienza del sorriso”), nuova disciplina al confine tra scienza ed arte che studia ed applica le potenzialità del ridere e delle buone emozioni in funzione di prevenzione (primaria e secondaria), riabilitazione, terapia, formazione.

Il primo firmatario della proposta, l’onorevole Giovanni Maiorano, ha riconosciuto che il “vero” autore della proposta è in verità Alessandro Scarciglia (già Vice Sindaco di Avetrana, in provincia di Taranto), che affianca al mestiere di ufficiale della Guardia di Finanza l’attività come “clownterapeuta” ovvero “clown di corsia”, socio della Siclot Scuola Internazionale di Clown & Clown Terapia (che ha sede a Brindisi).

Va apprezzata la partecipazione alla conferenza stampa del Sottosegretario alla Salute, il deputato pugliese Marcello Gemmato (Fratelli d’Italia), che ha ringraziato l’onorevole Maiorano “per aver portato l’attenzione sulla umanizzazione delle cure, in particolare nella popolazione pediatrica. Il ricovero di un bambino comporta cambiamenti notevoli, per lui e per tutta la sua famiglia. La figura del clown di corsia può costituire un prezioso supporto per far affrontare al piccolo paziente un momento di sofferenza”.

Imma Vietri ha dichiarato: “come Capogruppo di FdI in Commissione Affari Sociali sono orgogliosa di questa proposta che ha come obiettivo di regolamentare la clownterapia in ambito ospedaliero. Vogliamo dare il giusto riconoscimento ai volontari di corsia che portano il sorriso in contesti di grande sofferenza”.

La proposta di legge – il cui iter si spera possa procedere speditamente – prevede anche un finanziamento pubblico a queste attività, che finora sono state colpevolmente trascurate (anzi ignorate) dallo Stato: purtroppo, però, nella proposta non viene quantificato il fabbisogno budgetario annuo.

Clownterapia: servono sostegni pubblici concreti, un budget di almeno 5-10 milioni di euro l’anno

Per passare dalla “teoria” alla “pratica”, dalle belle intenzioni alla concreta operatività, riteniamo che un fabbisogno minimo, per promuovere realmente queste attività, possa oscillare tra i 5 ed i 10 milioni di euro l’anno, un budget irrisorio rispetto all’intervento complessivo dello Stato a favore del sistema sanitario pubblico.

Questa quantificazione, però – ribadiamo – nella proposta di legge, purtroppo, non c’è: l’articolo 4 della proposta di legge prevede infatti semplicemente che il Ministro della Salute emani ogni anno un avviso pubblico per la selezione ed il finanziamento di progetti di clownterapia da attuare presso le strutture ospedaliere, sanitarie, socio-sanitarie e assistenziali, al quale possono partecipare gli enti del Terzo Settore o le associazioni riconosciute che operano nell’ambito della clownterapia da almeno 5 anni (comma 1). Con decreto emanato annualmente il Ministro della Salute si provvede a stabilire l’ammontare delle risorse disponibili per il finanziamento dei progetti, i criteri di selezione e di valutazione delle iniziative progettuali, le modalità con cui sono assegnati ed erogati i finanziamenti previsti, nonché le procedure per il monitoraggio e la rendicontazione dei progetti finanziati. Viene giustamente precisato che, nell’individuazione dei criteri per la redazione della graduatoria delle proposte progettuali ammesse al finanziamento, si tenga conto del numero dei potenziali fruitori del progetto, nonché del fatto che il progetto sia destinato ai reparti ospedalieri di pediatria.

L’iniziativa di Maiorano è senza dubbio valida, ma riteniamo che sarebbe assolutamente opportuno definire per legge il “quantum”, stabilizzandolo normativamente, e prima ancora procedere ad un censimento accurato, approfondito, completo, delle iniziative che, su tutto il territorio nazionale, utilizzano la “clownterapia” per alleviare il dolore ed il disagio.

Sono infatti decine e decine le iniziative che caratterizzano il panorama italiano, e centinaia e centinaia gli operatori, tra professionisti ed artisti e volontari, che operano in totale assenza di un albo professionale.

Un’iniziativa come quella promossa dal deputato Giovanni Maiorano dovrebbe peraltro essere sostenuta non soltanto dal Ministero della Salute ma anche dal Ministero della Cultura, perché l’arte che combatte il disagio rientra senza dubbio tra le attività culturali che meritano il riconoscimento e la promozione da parte dello Stato.

Il progetto IsICult “Cultura vs Disagio” (sostenuto dal Mic) ha censito oltre 3.500 iniziative artistico-culturali, in tutta Italia, che combattono il disagio (fisico, psichico, sociale)

L’Istituto italiano per l’Industria CulturaleIsICult sviluppa da alcuni anni (anche grazie al sostegno del Ministero della Cultura) un progetto di censimento e monitoraggio delle iniziative culturali ed artistiche che combattono (o comunque leniscono) il disagio – nelle sue dimensioni fisiche, psichiche, sociali – che ha finora “schedato” ben 3.500 iniziative in tutta Italia: secondo la mappatura online di geolocalizzazione, ci sono almeno 20 iniziative che meritano essere segnalate nell’ambito della “clownterapia”, nell’economia del progetto “Cultura vs Disagio” ovvero il “Censimento delle Buone Pratiche Contro il Disagio (fisico, psichico, sociale)”: clicca qui per il sito web dedicato; clicca qui per la mappa.

Questo progetto IsICult di censimento, anagrafe, monitoraggio può costituire la base per conoscere meglio queste realtà artistiche e culturali, che spesso sfuggono alla logica tradizionale del sostegno pubblico, oppure sono sostenute estemporaneamente ed occasionalmente da amministrazioni locali e fondazioni private…

Dalla clownterapia al teatro nelle carceri: purtroppo arranca ancora la proposta del deputato Raffaele Bruno (M5s) per gli operatori di “teatro sociale”

Colleghiamo idealmente la presentazione di questa mattina ad un’altra commendevole iniziativa, proposta da un parlamentare di avverso schieramento politico, qual è il deputato campano Raffaele Bruno, esponente del Movimento 5 Stelle, cui abbiamo già dedicato attenzione su queste colonne di “Key4biz”: è infatti il primo firmatario di una proposta di legge che prevede che in ogni carcere italiano sia attivo un teatro, e quindi si promuova l’attività teatrale dei detenuti (si tratta dell’Atto Camera n. AC 474, “Disposizioni per la promozione e il sostegno delle attività teatrali negli istituti penitenziari”). Alcuni studi empirici hanno verificato come le persone detenute coinvolte in attività culturali – e specificamente teatrali – dimostrino un tasso di recidiva assolutamente basso, a tutto beneficio della collettività (e dello stesso Stato, che potrebbe vedere così ridotta la quantità di ex-detenuti che tornano al crimine). IsICult ha peraltro stimato che – dal punto di vista della dimensione lavoristica – siano oltre 4mila gli operatori di teatro sociale attivi nel nostro Paese, ed ha denunciato come al “teatro sociale” il Ministero della Cultura assegni purtroppo soltanto 430mila euro l’anno a fronte del totale di 92 milioni di euro destinati alle attività teatrali tout-court: soltanto lo 0,5 %!

La proposta di Raffaele Bruno, però, arranca in Parlamento, e, nonostante preveda una dotazione assolutamente modesta di sostegno pubblico (soltanto 1 milione di euro l’anno, un budget che riteniamo peraltro assolutamente inadeguato rispetto alle ambizioni dell’iniziativa, ma può comunque rappresentare un primo passo), non sembra rientrare nelle priorità della Camera dei Deputati: anche una stimolante iniziativa promossa qualche mese fa a Montecitorio non sembra aver provocato l’auspicata accelerazione dell’iter. Si rimanda al nostro intervento su queste colonne: vedi “Key4biz” del 31 ottobre 2023, “Il ‘teatro sociale’ richiede riconoscimento giuridico e sostegno istituzionale”; si veda anche il sito web dedicato al convegno “Operatori / Operatrici di Teatro Sociale e di Comunità: una professione che (non) esiste!”, tenutosi a Montecitorio il 30 ottobre 2023.

Altra dinamica correlata: il teatro che aiuta a lenire il disagio psichico… Anche su questo tema, l’attenzione dello Stato italiano permane assolutamente modesta, se non insignificante: ricordiamo le difficoltà che deve affrontare un teatrante ed attivista come Dario D’Ambrosi per il prosieguo delle sue attività (si rimanda al nostro intervento su “Key4biz” del 20 maggio 2022, “Teatro Patologico, l’urlo di protesta del fondatore Dario D’Ambrosi”).

Ed il discorso potrebbe essere sviluppato su molte altre dimensioni del “disagio”…

Il Ministero della Cultura potrebbe promuovere un raccordo normativo tra “cultura” e “salute”, tra “arti” e “benessere”

Conclusivamente, riteniamo che potrebbe essere proprio il Ministero della Cultura a farsi promotore di un “raccordo” normativo tra le varie proposte che riguardano la cultura che combatte (o comunque lenisce) il disagio, nelle sue varie dimensioni…

Non si tratta infatti soltanto di “riconoscere” queste professionalità, ma di consentire loro una ossigenazione finanziaria che possa consentire il miglior sviluppo di attività che interpretano al meglio il concetto stesso di “welfare”.

Si tratta di promuovere una iniziativa strategica nazionale che stimoli le attività culturali che combattono il disagio.

Serve infatti un approccio che sia il risultato del mix tra “cultura” e “salute”, in una visione organica, sistemica, strategica, e olistica della funzione di rigenerazione dell’anima e del corpo che può essere svolta dalle arti.

E sia consentito: queste sì sono iniziative che meriterebbero anche l’attenzione dei media, e non le sciocche banali conformiste effimere polemiche intorno al Festival di Sanremo. Sul quale peraltro presto torneremo, per dimostrare – come abbiamo già anticipato su queste colonne – che esso non è “servizio pubblico”.

Clicca qui per il dossier del Servizio Studi della Camera dei Deputati sulla proposta di legge “Disposizioni per il riconoscimento e la promozione della clownterapia o terapia del sorriso”, Atto Camera n. AC 846, primo firmatario Giovanni Maiorano (FdI), presentata il 31 gennaio 2023, rilanciata in conferenza stampa a Montecitorio il 13 febbraio 2024

[ Nota: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz