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Dal ‘Romics’ al ‘Maker Faire’, Roma capitale delle kermesse. Ma servono davvero?

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Effervescenza di kermesse a Roma, tra 'Romics', 'Maker Faire', 'Romaeuropa', 'Videocittà', 'Festa del Cinema' e 'Mia'. Ma servono realmente? E a chi?

Nella Capitale, la corrente settimana è affollata di eventi, in primis la 7ª edizione del “Mia”, acronimo che sta per “Mercato Internazionale Audiovisivo”, promosso dall’associazione dei produttori audiovisivi italiani (l’Apa, presieduta da Giancarlo Leone) e degli imprenditori del cinema (l’Anica, presieduta da Francesco Rutelli), iniziativa generosamente sovvenzionata dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Maeci) e dal Ministero della Cultura (Mic): il Mia si apre mercoledì 13 (domani la conferenza stampa di presentazione, a Palazzo Barberini) e si conclude domenica 17 ottobre… Tra le iniziative più attese, la presentazione del 3° “Rapporto Apa sulla produzione audiovisiva nazionale” (giovedì 14 alle 12) ed il convegno promosso dalla Direzione Cinema e Audiovisivo del Mic (retta da Nicola Borrelli) “Spazio Festival: quali nuovi territori” (giovedì 14 alle ore 17): auguriamoci che da entrambi emerga finalmente un qualche dato realistico (e non drogato da tenace entusiasmo per l’overdose di sovvenzioni pubbliche) sulla ancora misteriosa economia dell’industria audiovisiva nazionale…

Si ricordi che è in corso, essendo partita un mese fa (il 14 settembre), l’edizione n° 21 dell’ormai storico Romaeuropa Festival (il cui calendario arriva peraltro fino al 21 novembre)…

E giovedì 14 ottobre inizia anche l’edizione n° 16 della Festa del Cinema di Roma, che si conclude domenica 24 ottobre…

Fuochi d’artificio in quantità, insomma, tappeti rossi e fiumi di champagne…

Nelle ultime settimane, poi, abbiamo assistito a tre kermesse interessanti ed ormai anch’esse storiche.

Romics, Videocittà, Maker Faire…

In primis, merita essere segnalato Romics, il “Festival Internazionale del Fumetto, Animazione, Cinema e Games”, edizione n° 27, che si è svolto in presenza dal 30 settembre al 3 ottobre 2021 nella location di Fiera Roma, segnando ufficialmente la ripartenza dopo quasi due anni. Romics è stato il primo appuntamento “popolare”, a livello nazionale, per partecipazione di visitatori organizzato dopo la pandemia, dimostrando che attraverso la previsione di adeguati protocolli di sicurezza e la responsabilità degli appassionati, è possibile organizzare un grande evento in presenza… Il numero dei visitatori non è stato dichiarato, e si ha comunque ragione di ritenere che non abbia raggiunto i record delle precedenti edizioni (anche 200mila visitatori)…

Il 29 settembre scorso, la società che cura la comunicazione della kermesse Videocittà il Festival della Visione – giunta all’edizione n° 4 – ha diramato un comunicato stampa pregno di entusiasmo: “Tutto esaurito al Palazzo dei Congressi e al Giardino delle Cascate per la prima tappa di Videocittà 2021: cinque giorni di contaminazioni crossmediali, installazioni site-specific, incontri tematici, arti performative e tante emozioni”. OpenGate ha rivelato qualche “numero”, ed ha enfatizzato la forza-lavoro coinvolta nell’iniziativa ideata da Francesco Rutelli (ma – va precisato – come organizzatore culturale, e non nella veste di Presidente dell’Anica): “un grazie infinito alle 8.373 persone che hanno partecipato con entusiasmo alla programmazione del Festival e che ci hanno permesso di lavorare per rendere tutto questo possibile. Videocittà 2021 ha accolto 226 tra artisti, professionisti e talent coinvolti nel programma; l’iniziativa è stata resa possibile grazie al lavoro di 48 operatori, tra tecnici, designer, macchinisti, scenografi, fotografi e videomaker; oltre 25 membri dello staff e più di 34 volontari, una grande macchina occupazionale che dà speranza al sistema dello spettacolo dal vivo”…

E nel fine settimana scorso, si è tenuta l’edizione n° 9 del “Maker Faire Rome – The European Edition”, l’evento europeo più importante dedicato all’innovazione e alla creatività, organizzato dalla Camera di Commercio di Roma (presieduta da Lorenzo Tagliavanti, che guida anche Unioncamere Lazio) e, quest’anno, di nuovo in presenza. Nei giorni della manifestazione (Opening Conference e tre giorni di Fiera), sono state 21mila le persone che hanno visitato gli spazi espositivi della Maker Faire Rome, all’interno dell’area eccentrica del Gazometro Ostiense, per la prima volta aperta al pubblico (e forse anch’esso, in prospettiva, destinata a divenire una “location” per iniziative culturali e di spettacolo).

Deficit cognitivo di queste kermesse: assenza di trasparenza e assenza di valutazioni di impatto

Due caratteristiche accomunano tutte queste kermesse: l’assenza di trasparenza nella gestione delle risorse pubbliche, l’assenza di indagini indipendenti che possano valutare la loro efficacia.

Questo deficit cognitivo è grave?

Non è grave?!

In fondo… “ma chi se ne importa”, potrebbe essere la risposta semplicista e liberatoria (certamente autoassolutoria, da parte dei promotori): l’importante è stimolare cultura, no?! Mettere in moto energie, fare rete, eccetera… Esiste tutta una retorica semantica di queste iniziative, che meriterebbe una qualche tesi di laurea specialistica.

Riteniamo che la questione sia delicata, in verità, e meriti adeguata attenzione.

Il dubbio che queste iniziative abbiano, come funzione primaria, il sostentamento economico di chi le organizza, è infatti legittimo: il target primario delle kermesse non è “il pubblico” ma, paradossalmente, “il promotore”!

Siamo eccessivamente severi, crudeli, maligni?!

Ci piacerebbe essere smentiti. Ma sappiamo che nessuno può destrutturare una simile tesi, perché non ci sono dati ed informazioni che possano dimostrare il contrario.

Una delle kermesse più decantate (dai promotori, ovviamente) è giustappunto il Mia: esistono dati che dimostrino che questo Mercato stia stimolando realmente la promozione internazionale dell’industria audiovisiva italiana?!

Esistono dati che consentano di comprendere se, negli ultimi anni, l’export dell’industria dell’immaginario italiano (al di là del ruolo trainante di una piattaforma come Netflix, che opera indipendentemente dalle iniziative degli Stati nazionali) è realmente cresciuto?!

Temiamo che né Mic né Maeci dispongano di dati in materia. E ciò basti.

Quel che scrivevamo un anno fa resta perfettamente attuale: vedi “Key4biz” del 13 ottobre 2020, “Festa del Cinema e Mia al via. Ma a cosa servono queste kermesse?”.

Il rito festivaliero si rinnova, la compagnia di giro si ributta su tartine al caviale e coppe di champagne, con dichiarazioni sempre ottimiste ed entusiaste sulle magnifiche sorti progressive del sistema culturale italiano… Ed immancabile la passerella del politico di turno: Ministro, Sottosegretario, Assessore…

In Italia, non esiste una cultura di valutazione di impatto delle iniziative culturali

Nel nostro Paese – come denunciamo da anni, anche su queste colonne – non s’è mai sviluppata una cultura di “valutazione di impatto” delle iniziative culturali: si lavora sulla base di idee ed intuizioni, e spesso i progetti nascono e si sviluppano semplicemente (esclusivamente) perché i promotori hanno la “fortuna” ovvero la capacità tecnica e la relazionalità politico-lobbistica per acquisire le risorse per organizzare gli eventi.

Ancora una volta, si assiste al prevalere del capitale relazionale sulla qualità dei progetti e delle iniziative.

Risorse per organizzare gli eventi che sono prevalentemente pubbliche: nazionali, regionali, locali. E talvolta c’è anche – per i più arditi (o più bravi che siano) –  lo zampino della Commissione Europea.

La domanda che sorge naturale è: servono realmente queste kermesse?! A chi, in verità? Al pubblico? Agli imprenditori?

Qual è il loro reale rapporto con i mercati di riferimento, con i rispettivi target, con la domanda potenziale?

Nessuno può rispondere in modo preciso a queste domande: nel migliore dei casi, l’unico “prodotto” tangibile, ovvero l’unica documentazione disponibile, è rappresentata da scarni numeri: il numero dei partecipanti (accreditati, paganti o meno che siano), la rassegna stampa e web (nella quale peraltro abbiamo notato che talvolta articoli critici o che manifestano perplessità sulle iniziative vengono simpaticamente censurati). Un po’ poco, si converrà.

Due questioni riemergono: perché la “mano pubblica”, a fronte di finanziamenti spesso importanti, non impone ai promotori di manifestare assoluta trasparenza, con obbligo di pubblicazione di un bilancio sociale, che sia realizzato anche attraverso indagini demoscopiche sui partecipanti?!

In assenza di questo dataset, le kermesse possono nascere (e morire) come funghi… in funzione delle sintonie e simpatie del “decision maker” di turno: Ministro, Sottosegretario, Assessore, Amministratore Delegato di società a partecipazione pubblica…

L’ultima kermesse in ordine di tempo: “Riemergere”, promossa da Eur spa, ovvero “la qualunque”?

Un caso emblematico, ancora una volta romano: è nata (dal nulla… verrebbe da dire) una nuova ambiziosa kermesse, che presenta una offerta del tutto simile a quella dello storico Romaeuropa (vedi… supra), denominata “Riemergere a Roma”, promossa da Eur Spa, società controllata per il 90 % dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e per il 10 % da Roma Capitale, presieduta da Alberto Sasso.

Così recita un comunicato stampa: “Dopo l’apertura al Palazzo dei Congressi con il concerto visivo di Gianluigi Toccafondo e il festival Videocittà, Riemergere – lo straordinario programma di eventi ideato da Eur Culture per Roma e realizzato da Eur Spa con la direzione artistica di Oscar Pizzo, che dal 15 settembre 2021 al 29 giugno 2022 presenta oltre 100 eventi artistico-culturali con più di 600 tra artisti ed esponenti della cultura per quasi 10 mesi di appuntamenti fra la Nuvola di Massimiliano Fuksas, il Palazzo dei Congressi e l’intero quartiere Eur – dà il via alla programmazione alla Nuvola inaugurando Standing Ovation, un format di incontri con alcuni grandi personaggi del mondo dello spettacolo”.

Programma assai ambizioso, catalogo in edizione lussuosa: quante risorse investe nell’iniziativa Eur Spa?! Non è dato sapere.

Quanto dei ricavi previsti per la kermesse vengono dal mercato (biglietti e sponsor privati) e quanti dalla mano pubblica (investimenti di Eur Spa e sovvenzioni ministeriali)? Non si sa.

E la direzione artistica affidata da Eur spa ad Oscar Pizzo è il risultato di una procedura con pubblica evidenza?! Ovviamente no. Eur spa è sì una società pubblica, ma… suvvia, non si pretenda troppo.

Di Oscar Pizzo, nella Capitale, si ricorda recentemente la cura artistica dell’eterodosso progetto “Condomìni”, che ha visto dal 4 al 6 giugno 2021 un programma di 100 eventi, concerti, incontri, spettacoli in tutta Roma, da Labaro al Quadraro, da Ostiense a Prati, da Ostia a Tor Bella Monaca. Alla presentazione, sono intervenuti la allora Sindaca Virginia Raggi, l’ex Assessora alla Crescita Culturale Lorenza Fruci (esperta di “burlesque”, e notoriamente amica e compagna di scuola della sindaca), l’Ad della Fondazione Musica per Roma Daniele Pittèri, la Presidente dell’Anaci (l’Associazione Nazionale Amministratori Condominiali e Immobiliari) Rossana De Angelis

Ma il “programma” della novella kermesse di Eur spa non è un po’ troppo “ricco” e… trans-disciplinarmente confuso (un po’ come quello di “Condomìni”)?!

Ha scritto il sempre acuto Pietro Acquafredda nel suo prezioso blog “Il Menestrello”, il 15 settembre scorso: “affidato a Eur Culture per Roma, che non si capisce bene cosa sia, e che noi immaginiamo sia per ora solo una etichetta con la quale presentare sul mercato una enorme varietà di prodotti, appartenenti al vasto mondo della cosiddetta ‘cultura’, si avvale della direzione artistica di Oscar Pizzo, già Musica per Roma, già Teatro Massimo di Palermo ed ora Eur(ino). Il quale, lasciando magna pars della programmazione nelle mani della capofila Eur spa, quella cioè riguardante il settore più redditizio dello sfruttamento della celebre avveniristica struttura architettonica, i congressi – che si ribadisce verrà ulteriormente incrementato, fino ad averne  150 circa per anno – ha pensato di mettere insieme ‘la qualunque’, come si direbbe a Roma: perfino delle ‘messe cantate’, ospitate nella Basilica dei santi Pietro a Paolo, altro luogo toccato dal progetto come anche il Palazzo dei Congressi. E poi mostre, fiere – come quella già ospitata nella Nuvola, dedicata al libro – e concerti e installazioni, e molto altro ancora” (…).

E nel mentre la kermesse organizza nella Nuvola anche concerti di serie A: ieri sera, domenica 10, per esempio, della “sacerdotessa del rock”, la poetessa e cantautrice di Chicago, Patti Smith (mitica la sua “Because The Night”), peraltro con biglietti offerti fino al prezzo di 88 euro per la “poltronissima” (!)…

Un’offerta che qualcuno potrebbe obiettare determina una azione di disturbo del libero mercato, ovvero di quel che è l’attività dell’imprenditoria privata nel settore dello spettacolo e dei concerti “live”… Criticità oggettiva, che riguarda anche, da molti anni, una altra “macchina culturale” pubblica qual è la Fondazione Musica per Roma (alias l’Auditorium)…

Altra domanda viene spontanea: ma questo intervento sostanzioso della mano pubblica avviene a fronte della stimolazione di una fruizione inclusiva ed estesa?!

Lo Stato, la Regione, il Comune, l’Ente Pubblico… impone forse agli organizzatori di prevedere agevolazioni per i giovani, gli studenti, gli anziani, gli immigrati, i soggetti fragili (pensiamo ai diversamente abili), in una logica inclusiva, di coesione sociale, di “audience development” (come s’usa dire nello slang dell’economia della cultura)?!

Fatte salve rare eccezioni, la risposta è: no.

E vengono finanziate, a botte di centinaia e centinaia di migliaia di euro, iniziative la cui utilità reale sfugge dai radar, mentre centinaia e migliaia di piccole iniziative sul territorio – talvolta realmente innovative, spesso coraggiose – sopravvivono a malapena.

L’intervento della mano pubblica nell’economia festivaliera italiana dovrebbe essere finalmente oggetto di una analisi approfondita e di una conseguente revisione di rotta, se si credesse realmente nella democrazia culturale.