Il futuro dell’intelligenza artificiale in Europa potrebbe nascere proprio nei luoghi simbolo del suo passato industriale ormai obsoleto. Grazie all’interesse crescente dei giganti del tech come Microsoft e Amazon, alcune delle più vecchie centrali a carbone e gas del continente stanno, infatti, per essere trasformate in potenti hub digitali “sostenibili”.
Approfittando della presenza di infrastrutture già esistenti, come connessioni alla rete elettrica e sistemi di raffreddamento ad acqua, le Big Tech sono sempre più intenzionate a stringere alleanze strategiche con grandi utility energetiche europee. Lo scopo è riconvertire impianti dismessi in moderni data center, limitandone così l’impatto ambientale ed energetico. Tra i leader dell’energia in lizza per questa rivoluzione già in corso figurano in prima linea Engie (Francia), RWE (Germania) e Enel (Italia).
Un nuovo “business model” per l’energia
Non si tratta solo di “riciclare” vecchi impianti. Queste partnership rappresentano un cambio di paradigma per le aziende energetiche, che in tal modo provano a differenziare il proprio business. Le utility, infatti, vedono nei data center una via alternativa per monetizzare siti altrimenti costosi da dismettere, trasformandoli in fonti di reddito stabile e a lungo termine.
“Non è solo una questione di vendita di terreni inutilizzati,” spiega alla Reuters Simon Stanton di RWE, “ma di costruire relazioni strategiche che permettono di ridurre i rischi e finanziare nuove infrastrutture rinnovabili.”
L’energia a basse emissioni è sempre più ambita e, secondo Gregory LeBourg di OVH, le aziende tech sono disposte a pagare fino a 20 euro in più per megawattora pur di garantirsi forniture “green”.
Con consumi che vanno da centinaia di megawatt a oltre un gigawatt per sito, i nuovi PPA (Power Purchase Agreements) possono facilmente raggiungere valori da centinaia di milioni fino a miliardi di euro.
Addio carbone, benvenuti bit
Secondo l’ONG Beyond Fossil Fuels, entro il 2038 la maggior parte delle 153 centrali a carbone e lignite ancora attive nell’UE e nel Regno Unito verrà chiusa, in linea con gli obiettivi climatici. Dal 2005 ad oggi, ben 190 impianti hanno già chiuso i battenti.
Ma ora, quelle stesse aree industriali tornano centrali. Una delle tendenze più promettenti è la creazione di veri e propri “energy park”, dove data center vengono collegati direttamente a impianti rinnovabili, utilizzando la rete solo in caso di emergenza.
Engie punta a raddoppiare la sua capacità rinnovabile e di accumulo entro il 2030 (dai 52,7 GW attuali), e ha già individuato 40 siti da proporre agli operatori digitali, tra cui la ex centrale a carbone Hazelwood in Australia, chiusa nel 2017.
Anche altri operatori come EDP (Portogallo), EDF (Francia) e Enel stanno mappando vecchi impianti da trasformare in nodi digitali.
“Speed to power”: il nuovo mantra del tech
Per le aziende digitali, il vero vantaggio di questi siti è uno: la velocità.
Costruire un data center da zero in Europa può significare attendere anche oltre dieci anni per la connessione alla rete. Al contrario, riconvertire un sito industriale esistente consente un accesso molto più rapido a energia, acqua e autorizzazioni.
I dati di Synergy Research Group mostrano che l’Europa è in netto ritardo rispetto a Stati Uniti e Asia in termini di capacità installata per data center, proprio a causa della lentezza burocratica.
I progetti già in corso
Secondo Tom Glover della società immobiliare JLL, sono già avviati numerosi progetti di riconversione, tra cui un mega data center da 2,5 GW in una ex centrale a carbone in Germania, e quattro siti nel Regno Unito per un importante cliente tech.
Anche Drax sta cercando un partner per trasformare un’ex centrale a carbone nello Yorkshire, oggi parzialmente convertita a biomassa. Il sito include infrastrutture di raffreddamento già esistenti e offre un modello “behind-the-meter”, ovvero alimentazione diretta dal sito, con il supporto della rete solo se necessario.
EDF, intanto, ha già selezionato sviluppatori per due nuovi progetti su centrali a gas nel centro e nell’est della Francia.
“Le aziende tech sono pronte a pagare di più pur di partire prima“, conclude Sam Huntington di S&P Global Commodity Insights.
“Il concetto chiave che sentiamo ripetere è sempre lo stesso: ‘speed to power’.”