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Dal 1861 a oggi c’è stato un condono fiscale ogni 2 anni

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Sulla strada dei condoni fiscali è scivolato anche il governo Draghi. Il decreto Sostegni 2 ha stabilito, infatti, la cancellazione delle cartelle esattoriali risalenti al periodo tra il 2000 e il 2010.

Sulla strada dei condoni fiscali è scivolato anche il governo Draghi. Il decreto Sostegni 2 ha stabilito, infatti, la cancellazione delle cartelle esattoriali risalenti al periodo tra il 2000 e il 2010, che devono essere, però, di importo non superiore a 5mila euro. E la conferma è arrivata anche dalla circolare dell’Agenzia delle Entrate. Lo stesso Draghi ha ammesso che si tratta di un condono fiscale, ma ha aggiunto che sono multe non pagate, e che verranno cancellate solo le cartelle esattoriali di chi ha un reddito inferiore ai 30mila euro all’anno. 

Il condono fiscale del 2021

Prima di scandalizzarsi (o gioire, a seconda se il lettore ha pagato o no le multe) bisogna guardare indietro: alla storia. Alla storia fiscale italiana, che è lastricata di condoni fiscali: ce ne sono stati infinitamente di più di quanto ci si aspetti. Non sono affatto un fenomeno recente anche se quelli degli ultimi anni hanno fatto più “rumore”. Certo, spesso vengono definiti in modo fantasioso come, appunto, lo “strappacartelle”, oppure “scudo fiscale” o anche “sanatoria”, ma il concetto è sempre lo stesso: chi non ha pagato viene in qualche modo salvato dallo Stato che rinuncia ai soldi salvo poi tuonare contro l’evasione fiscale.

Quanti condoni fiscali ci sono stati nella storia d’Italia

Partiamo dagli ultimi. Nel grafico sopra è indicata la quantità di denaro, in miliardi di euro incassata dallo Stato negli ultimi anni grazie alla “cosiddetta” lotta all’evasione fiscale. “Cosiddetta” tra virgolette perché, in realtà, solo una minima parte è frutto di ispezioni, accertamenti e incassi. Nella maggior parte dei casi si tratta di riscossione avvenuta attraverso il semplice invio delle cartelle esattoriali. Quindi si tratta di soldi che il cittadino (o l’impresa) sapeva di dover pagare perché li ha dichiarati e non li ha pagati, ma si è messo in regola dopo il sollecito dell’amministrazione fiscale. La parte in blu degli istogrammi indica, sempre in miliardi, la quota ottenuta dallo Stato attraverso i condoni fiscali. Si tratta, infatti, di condoni fiscali anche se sono passati sotto altre formule come, per esempio “scudo fiscale”. In ogni caso è una violazione delle regole.

Il primo condono fiscale della storia è del 1861

Ma, come abbiamo detto, i condoni non sono affatto storia recente. Il primo condono fiscale nella storia d’Italia risale ad appena 4 mesi dopo l’Unità d’Italia. E da allora è stato un crescendo rossiniano fino a raggiungere l’incredibile cifra di 82. Ottantadue condoni fiscali in 148 anni di storia d’Italia significa che mediamente quasi ogni due anni lo Stato decideva di abbuonare tasse o sanzioni. Ecco quando ci sono stati più condoni secondo la ricostruzione storica fatta dalla Banca d’Italia.

Ma, attenzione: il conto della Banca d’Italia si ferma al 2009, al tempo del primo scudo fiscale. Questo significa che mancano tutti gli altri condoni fiscali degli anni successivi, compresi quelli indicati dalla tabella sopra. Ma anche tenendo conto solo del conteggio di Via Nazionale risulta che ogni due anni, in media, in Italia è stato varato un condono. Chiamarlo “scudo fiscale” è solo un dettaglio.

La differenza tra condono fiscale e sanatoria fiscale

Dal 1861 al 1972 non si può, tecnicamente, parlare di veri e propri condoni fiscali i quali consistono nella possibilità data al contribuente di non pagare delle tasse o delle imposte dovute per legge. Tecnicamente si può parlare di sanatorie fiscali perché al cittadino è stata data la possibilità, appunto fino al 1972, di non versare sanzioni e/o interessi su tasse e imposte comunque pagate. Dopo quella data si è passati direttamente ai condono fiscale vero e proprio.

Quanto incassa lo Stato dai condoni fiscali

Nei favolosi Anni ’80 viene quindi inventato il condono fiscale (in realtà qualche anno prima, come vedremo) che, in diverse forme, con diversi metodi e con diversi “paletti” viene utilizzato un po’ da tutti i governi che si sono succeduti fino ad oggi. Come detto, perfino il governo di Mario Draghi ne ha varato uno. Tra il 1980 e il 2010 lo Stato grazie a queste sanatorie ha incassato 62,5 miliardi di euro con una media di 2,1 miliardi l’anno con un picco di 17,6 miliardi incassati nel 2003.

Il condono fiscale delle cartelle esattoriali

Per essere precisi, il primo condono fiscale vero e proprio risale al governo Rumor del 1973. Il motivo non era tanto la necessità di fare cassa per abbattere il debito pubblico, ma quello di varare una pace fiscale con gli italiani dato che proprio in quell’anno è stato introdotto un nuovo regime fiscale che prevedeva l’introduzione di alcune tasse e la scomparsa di altre.

Passano 10 anni e a varare il condono fiscale ci pensa Giovanni Spadolini. nel 1984, appena due anni dopo, il governo Craxi introduce un tipo particolare di conono fiscale, il condono fiscale edilizio. Nel 1991 arriva Andreotti al governo e con lui un altro condono fiscale e poi un altro poco dopo, nel 1995 con il governo Dini in carica.

Passiamo al 2003: Silvio Berlusconi cala una coppia d’assi e approva un condono fiscale e un condono edilizio., Nel 2009 sempre il governo Berlusconi è quello che introduce una nuova forma di condono fiscale, chiamato “scudo fiscale”.

I condoni fiscali in Germania

E’ sbagliato pensare che i condoni fiscali esistano solo da noi, in Italia. All’estero ci sono anche se, bisogna mmettere, sono molto più rari. In Germania, per esempio, l’ultimo condono fiscale risale al 2009. E’ stato un programma di rientro fiscale volontario chiamato “SteuerCD” (CD fiscale), che permetteva ai contribuenti di denunciare volontariamente e in modo anonimo i propri conti bancari all’estero per regolarizzare la propria situazione fiscale.

I più grandi condoni fiscali della storia del mondo

Uno dei più grandi condoni fiscali nella storia è avvenuto proprio in Italia nel 2009, noto come “Scudo Fiscale”. Ha permesso ai contribuenti italiani di regolarizzare i propri beni detenuti all’estero senza alcuna conseguenza penale o fiscale. Il condono ha portato a una dichiarazione di redditi e di capitali per un totale di 80 miliardi di euro, di cui circa 40 miliardi di euro erano detenuti illegalmente all’estero. Un altro esempio notevole è stato il condono fiscale spagnolo del 2012, che ha permesso ai contribuenti di regolarizzare i propri beni detenuti all’estero a una tassa ridotta del 10%. Si stima che questo condono abbia portato all’emersione di circa 40 miliardi di euro di capitali detenuti illegalmente all’estero.

Più impressionante ancora è il caso dell’americana Hia, “Homeland Investment Act” del 2004. Il condono fiscale Hia è stato introdotto dal Congresso degli Stati Uniti come misura per incentivare le aziende americane a riportare negli Usa i profitti accumulati all’estero, consentendo loro di beneficiare di una tassazione agevolata del 5,25% anziché dell’aliquota ordinaria del 35%. Si stima che il condono fiscale Hia abbia portato all’emersione di circa 300 miliardi di dollari di capitali detenuti all’estero da parte delle aziende americane, che hanno potuto beneficiare di un’agevolazione fiscale di circa 100 miliardi di dollari rispetto a quanto avrebbero dovuto pagare con l’aliquota ordinaria.

I dati si riferiscono al: 1861-2018

Fonte: Banca d’Italia