Leggere il territorio non solo in superficie, ma nelle sue profondità invisibili, grazie a dati aggiornati e accessibili a tutti. È questa l’ambizione del gemello digitale del suolo italiano, una piattaforma open source che ricostruirà l’intera penisola con un dettaglio mai visto. Montagne e pianure, infrastrutture e vegetazione, tutto verrà tradotto in un modello digitale dinamico, vivo e costantemente aggiornabile.
La tecnologia dietro il progetto
Il progetto, coordinato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica con il supporto tecnologico di Leonardo ed e-GEOS, utilizza tecnologie di osservazione avanzate come il LiDAR e le misurazioni aerogravimetriche, capaci di restituire informazioni ad altissima risoluzione. Uno strumento che cambierà il modo di pianificare opere pubbliche, prevenire disastri naturali e affrontare le fragilità croniche della nostra penisola.
Lo scopo è chiaro: creare un patrimonio digitale gratuito e condiviso, a disposizione di Università, amministrazioni locali, imprese e centri di ricerca. Con benefici che spaziano dalla protezione civile alla logistica, dall’urbanistica all’agricoltura, fino alla ricerca di nuove materie prime, oggi di nuovo cruciali per l’economia europea.
Potenzialità enormi
Il gemello digitale si inserisce nel quadro del PNRR e del Programma Sistema di Monitoraggio Integrato, segnando un cambio di paradigma: via le banche dati frammentate e inaccessibili, spazio a una mappa unica, aperta e interattiva.
Le potenzialità sono enormi. Un modello accurato del territorio potrà contribuire a contrastare dissesto idrogeologico ed esondazioni, ma anche a progettare infrastrutture più resilienti. La base dati gravimetrica, inoltre, permetterà di affinare i sistemi di posizionamento, con effetti diretti su trasporti e applicazioni civili.
Una nuova costellazione di satelliti multisensore
Leonardo ed e-GEOS mettono a disposizione decenni di esperienza nell’osservazione della Terra e nella gestione dei dati geospaziali, mentre il gruppo prepara anche una nuova costellazione di satelliti multisensore per rafforzare ulteriormente le capacità di monitoraggio. Ma il gemello digitale non sarà solo un progetto industriale: al lavoro ci sono anche università italiane e centri di ricerca internazionali. Un ecosistema collaborativo che renderà il modello un sistema partecipato e ampliabile.
Un cambio di paradigma?
La vera sfida, tuttavia, sarà culturale e istituzionale. Un database accurato non basta, se le informazioni non vengono tradotte in scelte concrete e integrate nei processi decisionali. Intanto, l’impiego dell’intelligenza artificiale per migliorare la sicurezza del territorio e la qualità della vita rappresenta già un passo avanti decisivo.