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Dad e povertà educativa, il Covid crea nuovo digital divide nel Regno Unito

Dopo l’aumento dei casi di contagio da Coronavirus, la Gran Bretagna ha annunciato un nuovo e più duro lockdown nazionale almeno fino a metà febbraio 2021.

La decisione è stata presa qualche giorno fa da Premier Boris Johnson, che spera in questo modo di contenere la pandemia nel suo Paese, anche alla luce della nuova variante di Covid-19 individuata proprio nel Regno Unito.

Il problema, secondo i media britannici, è che ormai il virus è fuori controllo nel Paese.

Il Covid chiude le scuole

Inevitabile il contraccolpo sul sistema scolastico nazionale. Secondo quanto dichiarato dal Primo ministro: “Università, college, scuole primarie e secondarie dovranno fornire servizi didattici esclusivamente da remoto”.

Le scuole non sono considerati luoghi di contagio e neanche particolarmente pericolose, in questo senso, ma possono agire da vettori di trasmissione, soprattutto in famiglia. Meglio chiuderle.

Didattica a distanza (dad) quindi per gli studenti del Regno Unito, ma è garantita a tutti una connessione decente? Tutti hanno a disposizione i device elettronici (pc e tablet) per poter seguire le lezioni online?

Povertà educativa in Gran Bretagna

Secondo dati Ofcom, l’Autorità regolatrice indipendente per le società di comunicazione nel Regno Unito, tra 1,14 milioni e 1,78 milioni di bambini in Gran Bretagna non hanno ha disposizione nessun hardware per connettersi in rete.

Stiamo parlando del 9-10% della popolazione.

In aggiunta, circa 880 mila bambini non hanno a disposizione una buona connessione a internet (solo su rete mobile peraltro).

L’anno scorso, a causa del lockdown, sono stati persi oltre 575 milioni di giorni di scuola, secondo un nuovo Rapporto diffuso dal Children’s Commissioner for England, e a soffrirne di più sono sempre i bambini e i ragazzi provenienti da famiglie povere.

Si apre di fatto un problema serissimo di povertà educativa per il Regno Unito, di digital divide nel mondo dell’istruzione e tra famiglie che si possono permettere determinati standard digitali e quelle che non possono.

Un problema serio, che anche in Italia sta emergendo, come ha spiegato la stessa ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, preoccupata dalla dispersione scolastica che aumenta proprio in relazione alla didattica a distanza che non include e semmai acuisce il dramma delle disuguaglianze.

Povertà di connessione

C’è un problema di “cattiva connessione”, che potrebbe ulteriormente peggiorare stando a quanto riportato dal quotidiano The Guardian, secondo cui: “Il piano del Governo di raggiungere con la banda ultralarga l’85% delle famiglie britanniche sembra essersi fermato e molto probabilmente non raggiungerà tale traguardo entro il 2025, come annunciato in precedenza”.

L’Ofcom rimane quindi molto preoccupato, perché “a pagare il prezzo più alto di questa situazione saranno le famiglie che abitano fuori le grandi città, nelle aree rurali, le quali saranno escluse dal progresso digitale”.

E assieme ad esse bambini e studenti.

Lo Stato corre ai ripari. L’aiuto delle aziende

A metterci la classica toppa sono arrivate le aziende telefoniche, tra cui Vodafone, che con il piano Schools.Connected ha già distribuito 330 mila sim card a studenti di scuola primaria e secondaria proprio per dare una mano alle famiglie più svantaggiate.

BT, invece, ha aderito al programma del Governo di offrire 20 GB gratuiti senza consumo di dati alle famiglie più povere con almeno uno studente in casa. Il Gruppo Vodafone ha dichiarato di essere in contatto con il Dipartimento per l’Educazione proprio per dare il suo contributo all’iniziativa.

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