Lo studio

Cybersecurity, in Asia si spenderanno 35 miliardi di dollari entro il 2024

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Il 40% degli investimenti provengono dalla Cina, seguono Australia e India, mentre quasi la metà della spesa totale andrà in servizi avanzati, soprattutto legati al cloud, al lavoro da casa, ai sistemi di pagamento e alle piattaforme ecommerce. Gli attori principali sono la PA, i trasporti e il settore delle vendite.

Il 2020 ha ridefinito il nostro rapporto con il digitale. Sappiamo non solo quanto sia utile per lavorare, studiare e comunicare, ma soprattutto quanto sia fondamentale per rilanciare la crescita economica nazionale e raggiungere gli obiettivi più impegnativi, nel ridisegnare il futuro collettivo e individuale.

Il digitale però va protetto e per far questo si investono risorse finanziarie per difendere infrastrutture, sistemi, reti e dispositivi dall’assalto di cyber criminali, hacker e cracker, cyber attivisti e cyber terroristi, in una parola, ci si affida alle soluzioni della cybersecurity.

La crescita della spesa asiatica in cybersecurity

In un nuovo aggiornamento del Report globale Idc sulla spesa in sicurezza, si stima che gli investimenti in tecnologie per la cybersecurity in Asia potrebbero raggiungere i 35 miliardi di dollari entro il 2024.

Considerando i trend degli anni precedenti, si tratta di un dato in deciso aumento, su tassi di crescita media annua del +14% circa (Cagr 2019-2024).

Entro la fine di quest’anno, la spesa in cybersecurity è attesa raggiungere i 23 miliardi di dollari nei Paesi asiatici, in aumento del +12,6% sul 2020.

I settori guida

Una crescita che secondo i ricercatori è guidata sempre più dall’adozione di soluzioni cloud da parte delle imprese, dall’aumento di lavoratori connessi da casa (work from home, o Wfh), dalla diffusione dei sistemi di pagamento digitali e dall’incremento delle piattaforme di ecommerce, dalle trasformazioni che le organizzazioni sono state chiamate a compiere a livello operativo.

Industrie, grandi aziende, gruppi bancari, l’intero settore delle telecomunicazioni, le amministrazioni pubbliche centrali e locali, sono gli attori principali di questa transizione digitale globale che va prima di tutto protetta dagli attacchi informatici interni ed esterni.

La Pubblica Amministrazione asiatica nel suo complesso rappresenta il 18,5% della spesa totale in cybersecurity, seguita dal settore dei trasporti (13,9%), quindi dal commercio (13,7%).

Dove si spenderà di più. Il primato cinese

In questo scenario è evidente che le aziende si rivolgeranno sempre di più agli specialisti, ai professionisti del settore, sia per capacità tecnologiche, sia per competenze. Quasi la metà del budget delle imprese (48,4%) sarà speso in servizi, mentre torna a crescere la componente hardware (27,4% della spesa complessiva) su quella software (24,2%).

Tra i Paesi che investiranno di più in cybersecurity c’è ovviamente la Cina, che da sola rappresenta il 40% della spesa asiatica in queste tecnologie, con un tasso di crescita medio annuo del +17%.

Seguono Australia e India, che assieme non superano il 26% della spesa totale, ben al di sotto quindi della capacità cinese.