Cybersecurity, cresce del 3,5% il mercato italiano del software

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Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione rappresentano una risorsa essenziale per il funzionamento e la competitività dell’economia contemporanea: alla base dei sistemi complessi che fanno funzionare la finanza, la sanità, l’energia e i trasporti, tali tecnologie stanno pervadendo gradualmente anche gli altri settori economici, in particolare attraverso l’utilizzo di internet e delle sue applicazioni.

Il convegno di stamane organizzato a Roma da Nomisma e ITway, “L’industria della cyber security per la competitività del sistema imprenditoriale italiano”, ha mostrato vantaggi e vulnerabilità di questo ecosistema digitale sempre più diffuso, con un mercato di soluzioni per la cyber security che nel 2020 varrà in tutto il mondo più di 170 miliardi di dollari.

 

Per quanto riguarda l’Europa, il mercato dei servizi di sicurezza informatica e digitale varrà circa 35 miliardi di dollari già nel 2019, mentre per l’Italia parliamo di poco meno di 800 milioni di euro (dati Assinform per il 2013).

Nomisma, ad esempio, ha recentemente realizzato per il Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza una ricerca che è scaturita da una considerazione di fondo: gli utenti dei sistemi di informazione e ICT non percepiscono compiutamente le minacce incombenti in campo cyber e il loro possibile impatto economico.

Stando allo studio presentato, in Italia, considerando i singoli segmenti, quello del software è la componente che ha evidenziato l’andamento più vivace (+3,5%), ma in crescita è anche il segmento dei servizi che segna un +1,6%.

Nel 2014 l’unico segmento in contrazione è stato quello dell’hardware, in flessione dell’1%. Ma nonostante crescano gli attacchi informatici, non tutti i dati hanno segno positivo. Negativa infatti, evidenziano gli analisti, è la dinamica degli investimenti digitali nella pubblica amministrazione italiana.

Nel caso delle amministrazioni pubbliche, infatti, si è rilevato un calo della spesa del 2,6% (contro il -11,6% del 2013), imputabile prevalentemente alle componenti di servizi Ict, mentre per quelle locali la dinamica negativa ha fatto registrare un calo del 2,1% per un valore complessivo dei mercato pari a 1.237 milioni di euro.

Il settore delle imprese che offrono tecnologie e servizi avanzati nel settore Ict, emerge ancora dallo studio, “è di assoluto rilievo” e conta in Italia più di 75.000 imprese e 456 mila addetti, concentrati principalmente nell’ambito dei servizi (circa il 70%), nel software (23%), telecomunicazioni (5%), produzione hardware (1,5%).

L’indagine, infine, condotta su un campione di 87 società di capitali, ha messo in evidenza come la maggior parte delle imprese monitorate sia di piccole e medie dimensioni – il 73% di esse presentava nel 2013 un valore di ricavi al di sotto dei 5 milioni – e piuttosto giovane, costituita a partire dall’anno 2000.