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Cybercrime: PMI italiane a rischio, danni al Made in Italy

Cybercrime

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I crimini informatici rappresentano oggi una delle minacce più insidiose a livello europeo e le PMI italiane sono fortemente a rischio, per carenze strutturali e scarsa consapevolezza del problema, con gravi danni economici, di reputazione e immagine anche per il Made in Italy.

Questi alcuni dei dati salienti della ricerca “La Criminalità informatica e i rischi per l’economia e le imprese Italiane ed europee”, condotta dall’Istituto Interregionale per la Ricerca sul Crimine e la Giustizia (UNICRI), con il supporto dalla Cassa di Risparmio di Lucca.

Nell’ultimo decennio il cybercrime ha avuto una forte crescita e un costo per l’economia globale stimato fra 375 e 575 miliardi di dollari l’anno. Secondo l’Interpol il costo dei crimini informatici in Europa avrebbe raggiunto i 750 miliardi di euro all’anno.

L’impatto dei crimini informatici sull’economia dei paesi è enorme e non riguarda solo le grandi imprese, ma sempre più anche quelle di piccole e medie dimensioni (PMI).

 

Cybercrime fenomeno trasversale

 

I crimini informatici sono un fenomeno trasversale che colpisce indiscriminatamente tutte le imprese, non solamente quelle del settore informatico o altamente specializzate.

Le PMI sono un pilastro della struttura economica e sociale europea e rappresentano il 99,9% delle imprese italiane.

Secondo la ricerca, i crimini informatici in sensibile aumento negli ultimi anni risultano essere quelli di tipo mirato, come lo spear phishing. È emersa la necessità di promuovere una maggiore conoscenza del fenomeno non solo tra gli informatici.

Anche amministratori, titolari delle aziende e consigli di amministrazione dovrebbero essere informati al fine di promuovere contromisure e politiche concertate.

Dimensione italiana del Cybercrime

 

Secondo la ricerca, l’affidabilità in termini di sicurezza informatica delle PMI, soprattutto di quelle che operano nei distretti industriali rappresenta un significativo valore aggiunto per gli investitori e i clienti. La vera frontiera da abbattere è quella culturale, infatti molte azioni difensive possono essere messe in atto anche a costi limitati.

Secondo i dati raccolti nella ricerca, in Italia un’azienda su quattro ha subito attacchi; soltanto un’azienda su dieci è al passo con la data protection; più della metà delle aziende di piccole dimensioni si considera preparata a proteggersi in caso di attacchi.

Il carattere transnazionale dei crimini informatici richiede azioni a livello internazionale e nazionale. Nel 2013 l’Unione Europea ha adottato una strategia cibernetica, invitando gli Stati Membri a fare altrettanto. Nel 2014 anche l’Italia si è dotata di un Quadro strategico nazionale per la sicurezza dello spazio cibernetico.

La ricerca UNICRI evidenzia:

La lotta ai crimini informatici necessita, oltre che di azioni legislative forti, di azioni da parte delle forze dell’ordine, di strumenti adeguati e cooperazione, ma soprattutto di una maggiore consapevolezza e conoscenza. Il fattore umano, precisa la ricerca, è un elemento assolutamente determinate in questo tipo di criminalità, che spesso sfrutta tale vulnerabilità.

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