E' legge

Cyberbullismo, approvata la legge. Ecco perché vale solo per i minori

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Tra le novità: il minore può chiedere al gestore del sito l'oscuramento o la rimozione della ‘cyber-aggressione’. Se l'allarme è ignorato la vittima, con i genitori informati, potrà rivolgersi al Garante per la Privacy che dovrà intervenire entro 48 ore. E perché gli adulti sono stati esclusi?

Se non ci fossero state delle vittime di cyberbullismo il Parlamento, probabilmente, non avrebbe ancora approvato la legge che contrasta il fenomeno. “Questa legge è un primo passo necessario. La dedichiamo a Carolina Picchio ed a tutte le altre vittime del cyberbullismo”, ha detto nell’Aula della Camera la presidente Laura Boldrini salutando il padre della 14enne, prima minorenne in Italia vittima del cyberbullismo. Il testo è stato approvato oggi definitivamente a Montecitorio all’unanimità: 432 favorevoli ed una sola astensione.

Le novità

La legge tutela solo i minori vittime del cyberbullismo, così come prevedeva il testo iniziale del disegno di legge.

Il minore vittima di bullismo sul web (anche senza che i genitori lo sappiano) può chiedere direttamente al gestore del sito l’oscuramento o la rimozione della “cyber aggressione”. Nel caso in cui il gestore ignori l’allarme, la vittima, stavolta con il genitore informato, potrà rivolgersi al Garante per la Privacy che entro 48 ore dovrà intervenire. Il disegno di legge istituisce, tra l’altro, un Tavolo tecnico interministeriale presso la Presidenza del Consiglio con il compito di coordinare i vari interventi e di mettere a punto un Piano integrato contro il bullismo via web. E stabilisce la “procedura di ammonimento” come nella legge anti-stalking: il “bullo” over 14 sarà convocato dal Questore insieme a mamma o papà e gli effetti dell'”ammonimento” cesseranno solo una volta maggiorenne. Inoltre ogni scuola dovrà individuare un insegnante addetto al contrasto e alla prevenzione del “cyberbullismo” che potrà avvalersi della collaborazione delle Forze di polizia.

Garante Privacy: ottimo risultato, ma ora più risorse all’Autorità per contrastrare il fenomeno

“L’approvazione definitiva del ddl sul cyberbullismo è un risultato importante e atteso da tempo. Particolarmente positiva è la scelta di coniugare approccio preventivo e riparatorio, grazie alla promozione dell’educazione digitale e alla specifica procedura di rimozione dei contenuti lesivi della dignità del minore”, ha dichiarato Antonello Soro, Garante per la privacy. “L’Autorità si impegnerà a svolgere”, ha aggiunto Soro, “con la responsabilità che a tale alto compito si addice, l’importante funzione di garanzia assegnatale dalla legge anche in questo contesto. È infatti fondamentale garantire la tutela di una generazione tanto più iperconnessa quanto più fragile, se non adeguatamente responsabilizzata rispetto all’uso della rete”. “Confidiamo che ai nuovi compiti corrispondano nuove indispensabili risorse umane”, ha concluso il Garante per la privacy.

Che cos’è il cyberbullismo

Entra per la prima volta nell’ordinamento una puntuale definizione legislativa di cyberbullismo. Secondo la legge “il bullismo telematico è ogni forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, manipolazione, acquisizione o trattamento illecito di dati personali realizzata per via telematica in danno di minori. Nonché la diffusione di contenuti online (anche relativi a un familiare) al preciso scopo di isolare il minore mediante un serio abuso, un attacco dannoso o la messa in ridicolo”.

Perché tutela solo i minori?

Limitare gli effetti del provvedimento ai minori o estenderlo ai maggiorenni, è stato questo per due anni il vero nodo della legge. Il testo originario, elaborato dalla senatrice del PD Elena Ferrari, era circoscritto ai minorenni, ma la Camera in seconda lettura lo ha modificato, allargandolo agli over 18. La legge varata oggi dai deputati circoscrive il raggio d’azione solo ai minorenni e conferma l’ultima impostazione adottata al Senato, che privilegia la prevenzione e gli interventi di carattere educativo e non prevede strumenti di natura penale. Ha spiegato l’esclusività della legge per i minorenni la stessa relatrice Ferrari (qui l’intervista pubblicata su Key4biz): I minorenni  in misura maggiore sono impigliati nella Rete e subiscono fortemente la web reputation: in particolare i minori dai 9/10 anni in su con punte particolarmente critiche nei preadolescenti”. In sostanza la legge tutela solo i minori perché sono, logicamente, più indifesi rispetto agli adulti e soprattutto crea una corsia preferenziale per loro, senza un intasamento dei reclami da parte degli over 18, per accelerare il contrasto al bullismo sul web. Quando la Camera, in un primo momento, aveva allargato la tutela a tutti i cittadini, il padre di Carolina Picchio aveva espresso una forte disapprovazione: “È evidente che la legge così diventa inapplicabile per il volume di richieste e segnalazioni che arriveranno al Garante della privacy”. Fortunatamente oggi la Camera ha cambiato idea e ha approvato in via definitiva una legge che rende più difficile la vita dei bulli sul web e migliore quella dei minori.