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Cyberbullismo. Agcom: ormai è cyberviolenza. Importante la ‘media education’

Per le dimensioni del fenomeno in atto, il termine bullismo rischia di essere addirittura riduttivo di fronte alla gravità degli eventi di cronaca recentemente accaduti: allo stato attuale il termine cyberviolenza ritengo sia maggiormente esplicativo”. Lo ha affermato il Commissario Agcom Antonio Martusciello, intervenendo oggi al convegno “Generazione Hashtag. Gli adolescenti Dis–connessi, tra Cyberbullismo, Social e Scuola”, organizzato a Roma dall’Osservatorio Nazionale Adolescenza.

Secondo il Commissario, spesso si cade nella tentazione di vedere una correlazione fra uso dei social media e l’aumento di episodi di bullismo: “in realtà il bullismo è un fenomeno preesistente di cui il prefisso ‘cyber’ rappresenta solo una delle declinazioni possibili”.

In sostanza si tratta di un fenomeno “che non è da imputare al web in quanto tale, ma a variabili legate al contesto sociale”.

In questo senso una delle risorse più significative per prevenire il bullismo è sicuramente la media education, intesa come passe-partout per comunicare con i giovani e non solo: “talvolta – ha spiegato Martusciello – siamo tentati di immaginare che il tema centrale sia unicamente la protezione dei minori, ma gli episodi della recente cronaca riguardano anche tante persone maggiorenni. Il che porta a concludere che il tema della media education sia centrale per la popolazione italiana nel suo complesso, poiché siamo tutti neofiti rispetto a tecnologie che si sono diffuse così di recente e in modo tanto repentino”.

Per questo fenomeno, di portata sempre più complessa e preoccupante, il Commissario ritiene necessario un intervento di rango primario che tuteli i diritti fondamentali della persona su internet come sugli altri media. “In quest’ottica – assicura – l’Agcom monitorerà con attenzione gli esiti del percorso di approvazione del disegno di legge sul cyberbullismo che non si occuperà più solo di minori, ma più in generale di bullismo e adulti, inglobando fra l’altro nella definizione reati già perseguibili come la diffamazione e le ingiurie”

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