Space & Underwater

Cristoforetti (ESA): “Io sulla Luna? Può darsi, per il momento mi dedico alla missione terrestre Leo Cargo Return Service”

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L'intervento dell'astronauta dell'Agenzia Spaziale Europa, Samantha Cristoforetti, alla Conferenza internazionale promossa dalla testata Cybersecurity Italia, del nostro Gruppo editoriale, e ospitata nella Caserma dei Carabinieri “Salvo D’Acquisto” a Roma.

Cristoforetti: “L’Europa nello spazio deve diventare più resiliente, sovrana e competitiva”

Alla 2ª edizione di Space&Underwater, la Conferenza internazionale promossa dalla testata Cybersecurity Italia, del nostro Gruppo editoriale, e ospitata nella Caserma dei Carabinieri “Salvo D’Acquisto” a Roma, l’astronauta italiana dell’Esa Samantha Cristoforetti ha tenuto un lungo intervento sulle sfide e le opportunità dello spazio europeo, ripercorrendo gli esiti del recente Consiglio ministeriale dell’Esa a Brema e i nuovi programmi per resilienza, sicurezza e capacità industriale del Vecchio Continente.

Cristoforetti ha definito la ministeriale di Brema “un evento per lo spazio europeo molto importante, forse il più importante”, ricordando che si tratta di una conferenza che si tiene ogni tre anni e che rappresenta il momento in cui gli Stati membri “aprono il cordone della borsa il più possibile”, sulla base delle proposte di programma e delle richieste di budget dell’Agenzia.

In questo contesto, vengono decisi i finanziamenti che consentono all’Esa di passare alla fase di implementazione dei programmi.

L’astronauta ha citato il ruolo dell’Italia, rappresentata dal ministro con delega allo Spazio Adolfo Urso, immortalato nella foto ufficiale accanto al direttore generale dell’Esa Josef Aschbacher e alla ministra tedesca della Ricerca, della Tecnologia e dello Spazio Dorothee Baer. Proprio il riferimento esplicito allo Spazio nel nome del ministero tedesco è, ha sottolineato Cristoforetti, una novità significativa: È la prima volta, in Europa sicuramente, forse al mondo, che c’è un ministero che ha il riferimento allo Spazio nel nome, a dimostrazione dell’enfasi con cui Berlino sta puntando su questo settore, anche in termini di contributi economici.

Sul fronte delle sottoscrizioni, l’Italia ha raggiunto un impegno complessivo intorno ai 3,5 miliardi di euro, molto vicino alla Francia. La Germania, già primo contributore ESA, ha aumentato sensibilmente la propria quota, mettendo sul tavolo circa 5 miliardi di euro, grazie anche a “un po’ più di margine fiscale rispetto ad altri Paesi”.

Accanto alla ministra Baer, nella foto ufficiale, compare anche il commissario europeo alla Difesa e allo Spazio Andrius Kubilius, figura nuova della Commissione von der Leyen. Il risultato complessivo è un budget ESA di 22,3 miliardi di euro per il prossimo triennio, con un annuncio di rilievo per il nostro Paese: la prossima Conferenza ministeriale dell’Agenzia si terrà in Italia.

European Resilience from Space (ERS): il nuovo programma cross-domain

Uno dei pilastri della ministeriale di Brema è stato il lancio del programma European Resilience from Space (ERS), presentato per la prima volta e descritto da Cristoforetti come un programma “cross domain”.

A differenza della tradizionale struttura dell’Esa, suddivisa in direttorati per: Osservazione della Terra, Navigazione, Comunicazione sicura ed Esplorazione. ERS nasce come programma tematico dedicato a resilienza e sicurezza, pensato per abbracciare e integrare le attività di più direttorati e domini.

In particolare, i tre pilastri di ERS sono: Earth Observation, PNT – Precision Navigation and Timing, Secure Connectivity.

Osservazione della Terra: early technology development verso il 2028

Sul primo pilastro, Earth Observation, Cristoforetti ha ricordato come questo sia uno dei pochi ambiti in cui l’Europa non deve inseguire i grandi player globali, ma può partire da una posizione di forza: “Abbiamo una flotta di satelliti per l’osservazione della Terra che sicuramente è world class e continueremo a migliorare, perché l’osservazione della Terra ha avuto diversi miliardi di budget”.

L’obiettivo è sviluppare la prossima generazione di satelliti per: osservazione della Terra, meteorologia, monitoraggio del climate change. In ottica ERS, l’idea è di avviare subito, a partire dal 2025, un percorso di early technology development, ovvero lo sviluppo preliminare delle tecnologie necessarie per arrivare all’implementazione dal 2028, quando la Commissione europea metterà in piedi il sistema EOGS – Earth Observation Governmental Services.

Cristoforetti ha definito questo approccio positivo, sottolineando che: le esigenze di osservazione della Terra, di connettività e di PNT, legate a bisogni sovrani e di sicurezza, sono già riconosciute nella proposta di Quadro Finanziario Pluriennale (MFF), dove il commissario Kubilius ha richiesto 130 miliardi di euro tra Spazio e Difesa, un aumento molto significativo rispetto al passato.

L’idea è di anticipare al massimo, tra il 2025 e il 2028, le attività di coordinamento tra Esa e Unione europea, in modo da arrivare pronti quando i nuovi servizi governativi saranno operativi.

Il pilastro PNT: un “layer” in orbita bassa per rafforzare Galileo

Il secondo pilastro riguarda la dimensione PNT – Precision Navigation and Timing, con particolare riferimento alla Low Earth Orbit (LEO). Cristoforetti ha ricordato che i satelliti della costellazione Galileo operano in orbite medie intorno ai 20.000 km. Il passo successivo è introdurre un layer aggiuntivo in orbita bassa, tra i 400 e i 500 km, non per sostituire la costellazione MEO, ma per potenziarne le capacità: segnali più forti, più precisi, più resistenti a interferenze ostili.

Il riferimento è esplicito al fenomeno del GPS jamming, considerato da Cristoforetti “molto attuale”. Un layer LEO, grazie alla vicinanza e alla potenza dei segnali, renderebbe infatti questi sistemi “molto più difficili da interferire”.

Connettività sicura, Iris² e la sfida alle attività ostili

Il terzo pilastro ERS è la connettività sicura, dove entra in gioco il programma europeo Iris², il progetto dell’Unione per la secure connectivity.

ESA ha ricevuto un finanziamento dedicato per anticipare alcuni sviluppi tecnologici e iniziare a progettare l’evoluzione di Iris², con l’obiettivo di sviluppare modalità di connessione inter-satellitare tra: asset di navigazione, asset PNT, asset di comunicazione, asset di osservazione della Terra e asset di esplorazione.

L’obiettivo è duplice: migliorare efficacia e qualità dei servizi agli utenti, aumentare la resilienza delle infrastrutture spaziali europee in caso di attività di disturbo o attacchi ostili.

Spazio e cyber protection: l’accordo Deloitte–Spire

Nel quadro delle nuove minacce ibride, Cristoforetti ha citato l’accordo tra Deloitte e Spire, startup americana con circa 100 piccoli satelliti in orbita, che utilizza le variazioni nelle comunicazioni in radiofrequenza per estrarre informazioni utili: analisi del meteo, elementi di sicurezza, servizi ad alto valore aggiunto per gli utenti.

Spire si è associata a Deloitte per lanciare otto satelliti di “Cyber Protection”, in grado di monitorare eventuali attività di cyber interferenza e cyber attacchi dallo spazio.

“Abbiamo bisogno anche degli SpaceX europei”

Riflettendo sull’equilibrio tra approcci top down (guidati da istituzioni e grandi programmi) e bottom up (startup e nuove realtà imprenditoriali), Cristoforetti ha osservato: “Sono contenta che abbiamo gli SpaceX in Europa. Vediamo tutti questi piani, anche molto complessi, però sono sempre attività di tipo top down. Mi chiedo se sarà l’approccio giusto”.

Secondo l’astronauta, è proprio dalle iniziative bottom up che possono arrivare innovazione, capacità di risposta rapida e agilità, elementi che talvolta in Europa sono mancati e che ancora oggi non sono sempre garantiti. La sfida è introdurre una maggiore diversificazione nel panorama industriale europeo dello spazio.

Ariane 6, Vega C e il ritorno della capacità sovrana di lancio

Un altro segnale positivo arriva dal settore dei lanciatori. Cristoforetti ha sottolineato come l’Europa abbia riacquisito una capacità sovrana di lanciare satelliti nello spazio, dopo una fase di difficoltà: è stato lanciato con successo Ariane 62, è ritornato in volo Vega C, riportando in Europa una capacità che per un periodo era mancata.

Per il 2025, l’ESA è in “track” per raggiungere sette lanci in Europa entro fine anno. Un numero ancora lontano dai ben oltre 100 lanci annui degli Stati Uniti, ha ammesso Cristoforetti, ma comunque un passo in avanti importante.

Restano due priorità: contenere i costi e aumentare la cadenza di lancio di Ariane e Vega C.

European Launcher Challenge: più operatori per più satelliti

La crescita della domanda di lanci rende necessario aumentare anche il numero di operatori. Da qui il progetto European Launcher Challenge, che secondo Cristoforetti mira a favorire la nascita di nuove realtà industriali: verranno messi a disposizione fondi pubblici, destinati a aziende che investono a loro volta in propri lanciatori, con progetti che partono da veicoli piccoli, ma con prospettive di crescita.

L’obiettivo è che una, due o tre di queste aziende abbiano successo e possano, nel tempo, sviluppare lanciatori competitivi con il Falcon 9 di SpaceX.

Alla ministeriale, la risposta è stata molto forte: “Credo che noi avessimo chiesto 400 milioni, ne abbiamo avuto 900, quindi credo che sia davvero un bel segnale”.

LEO Cargo Return Service: copiare la NASA per costruire un’industria

Cristoforetti ha poi citato un altro segnale positivo, che conosce “molto da vicino” perché direttamente responsabile del programma: il LEO Cargo Return Service.

L’approccio dichiarato è esplicito: “Qui parliamo di copiare, non c’è niente di male a copiare, è bellissimo copiare le cose più belle”. Il modello è quello della NASA nel 2008, quando l’agenzia americana: affidò a due aziende, tra cui la futura SpaceX, un contratto per sviluppare la capacità di trasporto cargo verso la Stazione spaziale internazionale (ISS), con due condizioni chiave: le aziende dovevano investire anche soldi propri, condividendo il rischio con la NASA; l’agenzia non acquistava il veicolo, ma un servizio: il veicolo restava di proprietà delle aziende, che mantenevano la design authority, mentre la NASA si limitava a definire i requisiti di servizio.

    Noi con questo progetto stiamo copiando spudoratamente quello che ha fatto la NASA”.

    Negli ultimi due anni, l’Esa ha portato avanti una Fase 1 lavorando con due aziende, fra cui la startup The Exploration Company.

    Grazie ai fondi ottenuti alla ministeriale, sarà possibile passare alla Fase 2, mantenendo la competizione tra due aziende e puntando a:

    • un volo di dimostrazione verso la Stazione spaziale entro la metà del 2029.

    Una scadenza ambiziosa: “Stiamo chiedendo alle nostre aziende di essere più veloci di SpaceX. E ovviamente dobbiamo essere anche bravi e veloci noi dal punto di vista dell’ESA a supportarle”.

    Il timing è cruciale perché la ISS sarà deorbitata nel 2031. L’idea è usare il volo di dimostrazione come banco di prova per ciò che verrà dopo, con l’Europa pronta a giocare un ruolo da partner industriale e tecnologico.

    La speranza di Cristoforetti è che uno o entrambi i veicoli sviluppati in questo contesto possano diventare la base di una capacità europea strutturale di LEO cargo return service.

    Chi sarà il primo italiano attorno alla Luna?

    In chiusura, Cristoforetti ha risposto alla domanda forse più attesa dal pubblico: chi sarà il primo astronauta italiano sulla Luna?

    Ha ricordato che l’ESA ha già da tempo negoziato tre missioni per astronauti europei non sulla superficie, ma attorno alla Luna, sulla stazione Gateway: una missione sarà assegnata a un astronauta tedesco, una a un italiano, una a un francese.

    La novità emersa la scorsa settimana è che la prima di queste missioni sarà affidata a un astronauta tedesco. Per le successive, tutto è ancora aperto: “Può darsi che sia io, come naturalmente qualche altro collega. Al momento nessuno in Europa si sta addestrando attivamente o vi è stato assegnato. È ancora un po’ presto”.

    Nel frattempo, Cristoforetti resta concentrata sulla sua “missione terrestre”: guidare e far crescere il programma LEO Cargo Return Service, perché l’Europa possa contare, anche in orbita bassa, su capacità autonome, resilienti e competitive.

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