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Cristiano Radaelli (Anitec): ‘Big Data risorsa per promuovere l’Italia’

Cristiano Radaelli

L’innovazione tecnologica rappresenta un grande supporto allo sviluppo virtuoso del sistema impresa italiano. Uno dei settori in cui il vantaggio della rivoluzione digitale è maggiormente evidente è il turismo.

Il turismo mondiale è un settore che continua a godere di buona salute, con un trend in costante crescita: nel 2014 ha registrato 1,135 miliardi di arrivi internazionali, con un incremento del 4,4% rispetto all’anno precedente.

Secondo dati WTO, le prospettive di crescita del turismo internazionale restano favorevoli: per il 2015 l’aumento su base annua va dal 3% al 4%. Per quanto riguarda l’Italia, nell’arena della competizione tra mete turistiche internazionali, la graduatoria 2014 conferma il nostro Paese al 5° posto per gli arrivi di turisti stranieri e al 6° posto per gli introiti.

Questo trend positivo non deve tuttavia sottacere il problema della competitività del sistema turistico italiano di fronte alle sfide che si impongono a livello mondiale, con l’inserimento forte di nuovi Paesi sia dal lato della domanda (Cina in primis) sia dal lato dell’offerta (destinazioni nuove o consolidate ma rinnovate nei prodotti turistici).

Il turismo italiano si trova in una situazione di decrescente competitività, dovuta alla compresenza di criticità strutturali e congiunturali, a cui si aggiunge l’incapacità di innovare e di seguire i trend di cambiamento provenienti anche dalla rivoluzione digitale.

Queste criticità hanno conseguenze sul nostro sistema turistico e ne limitano la competitività rispetto al contesto internazionale in cui il nostro Paese agisce e interagisce. Nel settore dei viaggi, il cambiamento delle abitudini e dei consumi sta determinando una crescente “indipendenza” del turista.

Si creano così nuovi segmenti di clientela che è possibile intercettare solo dotandosi di strumenti tecnologicamente avanzati che permettano, in particolare al turista straniero, di conoscere e “acquistare” l’Italia.

Un nuovo approccio verso la tecnologia e l’innovazione nel turismo riguarda trasversalmente sia il settore pubblico, per le attività di promozione, sia quello privato, per le modalità di commercializzazione e distribuzione del prodotto, e per attirare l’attenzione sulle nostre unicità e stimolare esperienze di visita quanto più possibile coinvolgenti (augmented reality, ecc).

In questo ambito, l’offerta del mercato italiano presenta una molteplicità di portali, siti e applicazioni per la maggior parte sviluppate con un approccio ormai obsoleto, che tendono a fotografare i luoghi, invece di trasmettere l’emozione della visita. Per questo motivo la loro efficacia si dimostra ancora non sufficientemente adeguata, spesso scollegata dalla reale domanda di mercato molto più dinamica e, soprattutto, con ricadute economiche lontane da quelle potenziali.

Il fenomeno dei big data è il risultato di trend indipendenti che hanno come risultato complessivo la creazione di un’enorme quantità di dati. La digitalizzazione di tutte le attività umane, la diffusione dei social media, dell’internet delle persone, delle cose e gli open data contribuiscono alla creazione di fonti di dati alternative ed aggiuntive.

Queste fonti forniscono un’opportunità nuova per misurare, segmentare, comprendere e prevedere il turismo, per disegnare e verificare azioni commerciali e pubbliche.

Aziende, enti e attori del turismo, globalmente, si stanno attrezzando per comprendere opportunità e rischi, per definire il vantaggio competitivo possibile dai big data.

Senza misure specifiche, però, il settore non beneficerà nel suo complesso del valore operativo e strategico dei big data.

Inoltre, per molti attori la barriera per accedere alle tecnologie, competenze e dati è troppo elevata, rendendo necessario un certo livello di coordinamento per beneficiare del fenomeno.

Il vantaggio dei big data è soprattutto quello di permettere alle città e ai territori di costruire percorsi e offerte sempre più personalizzati. La sfida ora è puntare anche sulla formazione alle competenze digitali per avere data scientist in grado di supportare le imprese del settore e le amministrazioni pubbliche delle località turistiche. Per questo, è importante che le università italiane siano in grado di formare sempre più professionisti con gli skill giusti.

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