La siccità

Crisi idrica in Italia, quali sono e quanto valgano le nuove tecnologie dell’acqua

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Torna la pioggia nel nostro Paese, ma la mancanza di acqua è un problema che rimane, conseguenza di un anno di siccità che si spera sia messo definitivamente alle spalle, magari grazie alle smart water technologies e a nuovi modelli di consumo più critici.

Difficile stabilire quanto sia grave, in termini numerici e ancor di più ambientali, la crisi idrica che tra la fine del 2016 e per tutto il 2017 ha colpita gran parte del Paese. Dando un’occhiata ai dati relativi alla sola città di Roma, pubblicati da coldiretti e forniti dall’Ucea (l’Unità di ricerca per la climatologia e meteorolocia applicate all’agricoltura), da gennaio a settembre la Capitale ha registrato un costante e drammatico calo delle precipitazioni.

L’acqua che manca (e che si perde)

A gennaio tale calo era stato del 34%, a febbraio del 37%, a marzo del 58%, ad aprile e maggio del 56%, a giugno del 74%, a luglio del 66%, ad agosto del 74%.

Se a settembre le cose sono andate molto meglio, grazie al passaggio di alcune perturbazioni, a ottobre la situazione è tornata subito critica, con un tempo secco e piuttosto caldo per il periodo che hanno generato un deficit di piogge superiore all’80% rispetto alla media del periodo.

Secondo i dati riferiti ad ottobre dell’Osservatorio europeo sulla siccità, in Italia mancano qualcosa come 20 miliardi di litri di acqua piovana.

Le regioni più colpite dalla siccità sono Sardegna e tutto il Nord Ovest, ma non sono da meno Emilia, Lombardia, Toscana, Lazio e Campania.

Complessivamente in Italia, ai primi di settembre, si registrava un calo delle precipitazioni del 47,4% rispetto alla media storica. Al Nord si è arrivati alla cifra record del 72,3% di pioggia in meno, facendo dire a qualcuno che si tratta probabilmente di una delle peggiori crisi idriche degli ultimi 15 anni.

In tutto questo c’è da considerare il problema delle perdite della rete idrica nazionale. Città come Catanzaro, Bari, Palermo, Cagliari, Campobasso e Potenza registrano perdite tra il 50 ed il 69%, secondo gli ultimi dati Istat. Perugia, Roma, Trieste e Firenze denunciano perdite tra il 40 ed il 47%. Milano è la migliore, con poco meno del 17% di perdite idriche sulla rete.

Le soluzioni alla crisi idrica

Se è vero che ancora non possiamo far piovere a comando, diverse sono le possibilità di ridurre le perdite e ottimizzare le risorse idriche a disposizione. La tecnologia digitale ci offre più di un’opportunità per lavorare in tal senso.

C’è da considerare che è ormai necessario ideare e sviluppare piani per la gestione intelligente delle acque in ambito urbano (piani smart city). E’ in città che si concentra il maggior utilizzo idrico, a cui si aggiungono i distretti industriali e l’agricoltura.

L’innovazione tecnologica ci consente di sprecare meno e garantire a tutti l’accesso ad un servizio idrico pubblico di qualità. Come? Sfruttando i dati di cui si compone la rete nazionale e locale.

La diffusione delle smart water technologies, integrate ai big data e all’Internet of Things, favorisce una conoscenza real time del consumo idrico, con informazioni dettagliate su possibili falle nella rete, su picchi di consumo, su principali utilizzi giornalieri e sulla qualità dell’acqua stessa.

Come per l’energia elettrica ed il gas, anche per le nostre acque ci sono gli smart meters, i contatori intelligenti connessi in rete e ai nostri dispositivi mobili più comuni, come lo smartphone. Grazie ai sensori disseminati lungo le infrastrutture e fino al consumatore finale, possiamo sapere con precisione quanto e come consumiamo, ragionando su come sviluppare un modello di consumo più critico e attento, nonché più economico controllandone i costi.

Simili a questi ultimi ci sono anche gli Amr, Automatic meters reading, dispositivi per l’energia elettrica, molto utilizzati nel monitoraggio dei consumi anche da remoto, che possono essere applicati anche al consumo idrico.

Ci sono poi le tecnologie per il water mapping, come il GIS (geographical information system) e i sistemi di comunicazione satellitare, che sono utili ad esaminare i problemi ambientali e di contesto, ad identificare nuove risorse idriche, a sviluppare nuovi modelli di gestione avanzata ed intelligente dell’acqua e nuove applicazioni (servizi web e mobile).

Il panorama

Si tratta di un panorama, questo delle tecnologie innovative per la gestione delle risorse idriche che, secondo Technavio Research, crescerà tra il 2017 ed il 2021 del 15% in tutto il mondo, per un valore di mercato complessivo di circa 24 miliardi di dollari.

Altre stime, come quella fornita da Coherent Market Insights, vedono il mercato delle soluzioni Smart Water Management a più di 46 miliardi di dollari nel 2025, con un tasso di crescita annuo (Carg) del 20%.

Dell’argomento si occupano anche le Nazioni Unite e a fine agosto è stato pubblicato anche il nuovo “Water bulletin presentato in occasione del 27° Water Meeting di Stoccolma, incentrato su diversi aspetti sensibili e strategici dell’uso dell’acqua a livello mondiale, tra cui: riduzione generale dei consumi, accesso all’acqua potabile, trattamento delle acque di scarto, nuove tecnologie, maggiore attenzione alla sostenibilità ambientale e nuovi scenari per la “2030 Agenda for Sustainable Development”.