Finestra sul mondo

Crisi del governo May, Tolta immunità parlamentare a Marine Le Pen, Crisi Catalana, Macron

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

Gran Bretagna, preoccupazione Ue per la possibile caduta del governo May

09 nov 11:12 – (Agenzia Nova) – I leader dell’Unione Europea si stanno preparando ad una possibile caduta del governo della premier britannica Theresa May entro la fine dell’anno: lo scrive il quotidiano “The Times” dopo che il governo di Londra ha perso ben due importanti ministri nello spazio di appena una settimana. Nella serata di ieri mercoledi’ 8 novembre la May ha licenziato su due piedi la ministra per lo Sviluppo internazionale, Priti Patel, richiamata d’autorita’ da una missione diplomatica in Uganda ed Etiopia, al termine di un tempestoso faccia-a-faccia al No. 10 di Downing Street durato appena 6 minuti; nei giorni scorsi a gettare la spugna era stato il ministro della Difesa Michael Fallon, travolto dallo scandalo delle molestie sessuali. Le dimissioni della ministra Patel si erano fatte inevitabili a causa del crescendo di rivelazioni sugli incontri non autorizzati che la Patel aveva avuto lo scorso agosto durante la sua vacanza privata in Israele con esponenti di quel governo, tra cui il primo ministro Benjamin Netanyahu, e con i manager di alcune grandi aziende israeliane attive nei settori delle nuove tecnologie e della difesa. Questi sviluppi secondo il “Times” hanno fatto crescere negli ambienti Ue di Brussels il timore che al governo britannico si stia preparando un cambio di leadership o che addirittura la Gran Bretagna possa andare presto a nuove elezioni che potrebbero portare ad una vittoria del Partito laburista. Il giornale cita anonimamente un alto funzionario europeo il quale ha commentato che il governo britannico e’ “sempre piu’ fragile” e che “la debolezza di Theresa May rende molto difficili i negoziati” sulla Brexit: secondo la fonte in questione, a questo punto Bruxelles sta considerando tutti gli scenari possibili, inclusi una “disordinata” uscita della Gran Bretagna senza un accordo sui nuovi rapporti con l’Ue e persino una marcia indietro sulla Brexit dopo eventuali nuove elezioni. Intanto a Londra probabilmente gia’ entro la giornata di oggi avverra’ un ulteriore mini-rimpasto del gabinetto: per il posto di ministro per lo Sviluppo internazionale si fanno i nomi di Penny Mordaunt, l’attuale sottosegretaria al Welfare, e di Andrea Leadsom, la leader dell’ala “dura” pro-Brexit che contese alla May la leadership del Partito conservatore dopo il referendum che ha sancito il divorzio della Gran Bretagna dall’Unione Europea.

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Argentina, governo pensa ad ampio repulisti nell’ufficio del Pubblico ministero

09 nov 11:12 – (Agenzia Nova) – La profonda revisione del sistema dell’accusa cui sta pensando il governo argentino di Mauricio Macri prevederebbe anche un potente repulisti delle nomine operate dalla procuratrice capo uscente Alejandra Gils Carbo’. Lo scrive il quotidiano “Clarin” riportando quanto contenuto in un documento interno del governo. Gils Carbo’, nominata all’epoca dei governi Kirchner, aveva lasciato l’incarico denunciando una pressione dell’attuale esecutivo sul suo operato e in protesta proprio per la riforma della giustizia. Secondo “Clarin” nel progetto di legge di riforma del Pubblico ministero che il governo sta discutendo con le opposizioni prima di inviarlo al Senato ci sarebbe una norma che consente di analizzare le nomine fatte dal 2012 in avanti. Un’operazione che potrebbe coinvolgere circa un migliaio di funzionari nominati che sarebbero stati nominati “senza giustificazione e con un ampio obiettivo politico”. Nel quadriennio 2012-2016 il numero di dipendenti dell’istituzione e’ cresciuta del 36 per cento, con un aumento delle spese per stipendi pari a circa il 300 per cento. Il tutto in un rapporto non coerente con l’aumento del 12 per cento di impiegati registrato in tutto il comparto della giustizia. Ma e’ soprattutto sulla presunta discrezionalita’ delle nomine che si appuntano le preoccupazioni dell’esecutivo, segnala la testata spesso critica con la precedente gestione di governo.

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Usa, “New York Times” commenta l’esito delle elezioni statali

09 nov 11:12 – (Agenzia Nova) – Le diverse consultazione elettorali di ieri negli Stati Uniti hanno certificato, per la prima volta dall’insediamento del presidente Donald Trump, la riaffermazione del Partito democratico Usa. Gli ultimi sondaggi di “Abc” e “Wall Street Journal” avevano rilevato un sostanziale calo del consenso nei confronti dell’inquilino della Casa Bianca, che si attestava al 38 per cento. A pagare il prezzo al momento sono stati i candidati del Partito repubblicano che sostiene l’amministrazione statunitense. Le vittorie democratiche di ieri sera in New Jersey e a New York, Virginia, Maine e Georgia potrebbero essere anche un test per le prossime elezioni di meta’ mandato (mid-term). Gli editorialisti del quotidiano statunitense “New York Times” Michael Tackett e Jonathan Martin hanno messo in fila le principali riflessioni che emergono dal voto del 7 novembre scorso. Si e’ trattato, sostengono, di una “rivolta delle periferie”, dove il voto moderato si e’ riversato sul Partito democratico. E’ difficile propagandare il “trumpismo” senza aver Trump accanto. La riflessione fa riferimento alla mancata elezione a governatore della Virginia del repubblicano Ed Gillespie che, pur forzando i toni sullo stile di Trump, non e’ stato sufficientemente sostenuto dal presidente, che si e’ limitato a pochi tweet. Il presidente fa “fatica ad assumersi la responsabilita’ dei fallimenti”. In un tweet, a commento della mancata elezione di Gillespie, Trump lo ha accusato di non essersi sufficientemente allineato. La Virginia del Nord e’ “l’epicentro del potere politico dello Stato”, qui le minoranze etniche, che rappresentato gran parte dell’elettorato, hanno votato democratico contro le politiche di Trump sull’immigrazione.

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Spagna, l’Unione europea contro la propaganda russa nella crisi catalana

09 nov 11:12 – (Agenzia Nova) – Il team di specialisti creato nel 2015 dall’Unione europea per individuare e combattere gli attacchi russi attraverso la rete informatica ha riscontrato negli ultimi mesi un esponenziale aumento delle campagne online volte ad aggravare la crisi tra la Catalogna e il governo spagnolo. Il reparto lavora solo il controllo dell’Alto commissario per la politica estera europea, Federica Mogherini, e avrebbe individuato una serie di notizie false in russo, inglese e castigliano attribuibili all’orbita del Cremlino. La notizia e’ stata riportata dal quotidiano spagnolo “El Pais” che riferisce le parole del vicepresidente del Gruppo popolare europeo Sandra Kalniete. “La Spagna deve pendere molto sul serio la minaccia russa perche’ per il momento siamo indifesi contro queste nuove tecnologie e tipologie di attacco. Ci devono essere norme internazionali concordate per limitare queste campagne”, ha dichiarato la Kalniete in un’intervista. La Task Force East Stratcom ha quantificato a 241 segnalazioni nelle ultime quattro settimane la presunta attivita’ di disinformazione russa. Tutte le informazioni sarebbero dedicate a indebolite i paesi membri dell’Ue e lo Stato liberale occidentale, offrendo “il modello russo come alternativa”. La task force e’ composta da 17 persone tra cui diplomatici, informatici e giornalisti preposti al contrasto delle attivita’ di disinformazione imputate al Cremlino grazie anche alla piattaforma EUvsDisinfo.eu, database che riunisce le notizie false piu’ diffuse su Internet.

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Gli Usa avvertono, la Gran Bretagna perdera’ lo status di potenza militare se continuera’ a tagliare i fondi della Difesa

09 nov 11:12 – (Agenzia Nova) – La Gran Bretagna rischia di perdere il suo status di importante potenza militare se continuera’ a tagliare i fondi per il ministero della Difesa e per le sue forze armate: il brusco avvertimento, come riferisce il quotidiano “The Times”, e’ venuto dal generale Ben Hodges, il comandante in Europa dell’Esercito degli Stati Uniti, in un’intervista alla rete televisiva pubblica britannica “Bbc” in occasione del vertice della Nato in corso a Bruxelles da ieri mercoledi’ 8 novembre. Al centro della riunione dei ministri della Difesa dei 29 paesi membri dell’Alleanza Atlantica c’e’ l’aumento dei posti di comando per la prima volta dalla fine della Guerra fredda, uno sviluppo che riflette le crescenti tensioni globali. Ma non c’e’ dubbio, scrive il “Times”, che a margine del vertice il nuovo ministro della Difesa britannico, Gavin Williamson, debba dare ai partner Nato spiegazioni sugli ulteriori tagli annunciati dopo anni in cui il bilancio militare del Regno Unito non ha fatto che ridursi. “Non vedo proprio come la Gran Bretagna possa mantenere gli attuali impegni militari globali ed il proprio status di potenza combattente”, ha commentato il generale Hodges, se continuera’ a tagliare le capacita’ della sua Marina, del suo Esercito e della sua Aviazione. Le forze armate britanniche lottano con la Coalizione contro lo Stato islamico in Iraq e Siria (Isis), contribuiscono in Afghanistan alla missione Nato di addestramento delle forze governative, aiutano a contenere l’aggressivo atteggiamento della Russia nell’Europa dell’Est, partecipano alle manovre navali dell’Alleanza e conducono diverse altre missioni minori in tutto il mondo. Il generale Usa in particolare si e’ detto contrario alla minacciata riduzione del corpo dei Royal Marines ed alla ventilata vendita delle due sole navi di cui la marina britannica dispone per il supporto alle operazioni anfibie di sbarco, la “HMS Bulwark” e la “HMS Albion”. Secondo il generale Hodges, infine, un taglio alle proprie capacita’ militari da parte della Gran Bretagna, uno dei principali membri della Nato, invierebbe un “segnale sbagliato” al resto dell’Alleanza in un momento in cui molti governi europei stanno finalmente invertendo le loro pluridecennali politiche di riduzione delle spese militari, anche in seguito alle pressioni del presidente degli Stati Uniti Donald Trump perche’ tutti i paesi membri raggiungano l’obbiettivo di dedicare alla difesa il 2 per cento del proprio Pil.

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Francia, Assemblea Nazionale toglie immunita’ parlamentare a Marine Le Pen

09 nov 11:12 – (Agenzia Nova) – Marine Le Pen dovra’ comparire davanti alla giustizia dopo che l’Assemblea Nazionale ha deciso di togliergli l’immunita’ parlamentare. Ne parla la stampa francese spiegando che nel 2015 la leader del Front National ha postato sul suo profilo Twitter delle foto che ritraevano la decapitazione del giornalista James Foley, compiuta da militanti jihadista dell’Isis, accompagnati dalla scritta “L’Isis e’ questo”. Secondo Le Pen, il gesto e’ stato compiuto per protestare conto “il parallelo ignobile” fatto dallo specialista Gilles Kepel tra il Front National e l’organizzazione terroristica. La leader dell’estrema destra francese ha denunciato la “volonta’ di perseguitare chi incarna l’opposizione e l’alternativa al potere”. Nel 2012 Le Pen aveva gia’ perso l’immunita’ parlamentare al Parlamento europeo per aver affermato che la preghiera dei musulmani in strada e’ equiparabile a “un’occupazione.” “Meglio essere un jihadista che rientra dalla Siria che un deputato che denuncia le abiezioni dello Stato islamico” ha scritto sul suo profilo Twitter Le Pen commentando al decisione dell’Assemblea. Il massimo della pena per questo tipo di reati prevede tre anni di prigione e 75mila euro di multa.

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Francia, la mano di ferro del presidente Macron

09 nov 11:12 – (Agenzia Nova) – “Le Monde” dedica un articolo alla “mano di ferro” del presidente Macron, che dirige i suoi collaboratori con il massimo della severita’. Un esempio: il Consiglio dei ministri tenutosi martedi’, durante il quale il capo dell’Eliseo ha fatto una “lavata di capo” ai membri del governo, colpevoli di aver rilasciato alla stampa dichiarazioni inopportune sull’operato dell’esecutivo. Macron ha vietato categoricamente ai suoi di rilasciare commenti “off” alla stampa. Contrariamente a quella che e’ considerata come una tradizione della Quinta Repubblica, i ministri non potranno piu’ rilasciare dichiarazioni uscendo nel cortile dell’Eliseo. Una strategia in totale contrapposizione con quella del suo predecessore, François Hollande, definito piu’ volte come “un presidente chiacchierone” dai media nazionali. Secondo il quotidiano, il capo dell’Eliseo e’ stato soprannominato “The Boss” dai suoi piu’ fedeli collaboratori, costretti a lavorare a pieno ritmo fino a notte fonda. E’ noto che Macron manda Sms anche alle 3:00 del mattino per comunicare le sue decisioni.

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Presentato il rapporto sullo stato della sicurezza informatica in Germania

09 nov 11:12 – (Agenzia Nova) – Mercoledi’ scorso il ministro degli Interni tedesco, il cristiano democratico Thomas de Maizi’ere (Cdu) e il presidente dell’Ufficio federale per la sicurezza nella tecnologia dell’informazione (Bsi) Arne Schoenbohm hanno presentato a Berlino l’ultimo rapporto sullo stato della sicurezza informatica in Germania. Il numero degli attacchi subiti dalle aziende tedesche e’ salito in maniera allarmante, secondo il rapporto. Oltre allo spionaggio industriale danni per le aziende derivano dalle perdite finanziarie dovute alle infezioni, come i cosiddetti “ransomware”, dei propri sistemi informatici. I ransomware sono codici dannosi che limitano l’accesso ai dati o alle applicazioni dei pc, ad esempio crittografando il disco rigido. Il rientro in possesso delle proprie periferiche avviene solo dopo il pagamento di un vero e proprio riscatto. “I criminali informatici hanno trovato cosi’ un’opportunita’ lucrativa di estorcere grandi quantita’ di denaro”, ha avvertito il presidente del Bsi Schoenbohm. Questo puo’ essere particolarmente costoso per le aziende, e i riscatti sono spesso richiesti in valute digitali come il bitcoin. Durante il periodo di riferimento preso in considerazione dal rapporto, tra il luglio del 2016 e il giugno del 2017, molti sono stati gli attacchi: ad esempio il ransomware “WannaCry” ha attaccato i sistemi della Deutsche Bahn, ed aveva precedentemente colpito 60 ospedali nel Regno Unito. Oppure il malware “Petya” che si e’ diffuso per posta elettronica nelle caselle postali del personale facente parte del settore dei servizi delle aziende tedesche. Il virus si presentava sotto forma di normale documento in formato Pdf con un allegato, aperto il quale s’infettava il pc con conseguente richiesta di riscatto di mille euro, secondo il Bsi. Il centro di controllo dei crimini cybernetici, denominato “Zac”, ha sede a Colonia ed ha registrato quasi 160 casi di truffe cosiddette del “Ceo” (amministratore delegato) per un valore di 56 milioni di euro. Tale cifra e’ stata contenuta dal fatto che le banche hanno potuto fermare all’ultimo momento dei trasferimenti di denaro, altrimenti i danni sarebbero potuti arrivare fino ai 150 milioni. Tale tipo di truffa include “l’acquisizione di informazioni sulle aziende e sui dipendenti”. Nei primi mesi del 2015 il presunto gruppo russo, denominato “Fancy Bear”, aveva attaccato il sistema informatico del Bundestag. “Oltre alle industrie di armi, questi gruppi sembrano concentrarsi principalmente sulle istituzioni governative e sulle organizzazioni politiche”, riporta il rapporto. La sicurezza informatica tedesca ultimamente e’ infine sempre piu’ preoccupata della cosiddetta “Internet delle cose”, ossia tutte quelle periferiche che possono essere connesse alla rete, come frigoriferi, televisori, semafori, o auto che, se non dotati di sistemi antivirus, possono essere preda facile per gli hacker.

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Polonia-Germania, per Varsavia i politici tedeschi hanno gettato la maschera

09 nov 11:12 – (Agenzia Nova) – Un paio di brevi frasi pronunciate dal ministro tedesco della Difesa, la cristiano democratica Ursula von der Layen (Cdu) ha riempito il palinsesto televisivo della rete “Zdf”, in particolare con il talk show “Maybritt Illner”. “Vorrei spezzare una lancia a favore dei Paesi dell’Europa orientale. Occorre sostenere la resistenza democratica delle giovani generazioni”, ha dichiarato il Ministro, riferendosi all’opposizione al governo conservatore polacco. “Finalmente abbiamo smascherato i politici tedeschi e le loro interferenze negli affari politici interni della Polonia”, ha commentato in un’intervista il ministro degli Esteri polacco Witold Waszczykowski, un giorno dopo la messa in onda del talk show. Ryszard Czarnecki, un deputato influente del governo conservatore nazionale, ha parlato alla radio polacca di “stereotipi” e di “una chiara avversione alla Polonia”. Il clamore dei politici conservatori nazionali e’ stato notevole dopo le dichiarazioni della von der Layen. E non si sono limitate a quelle del partito conservatore Diritto e giustizia (Pis), ma si sono allargate ai membri del governo. Berlino da parte sua ha cercato di appianare la polemica sia attraverso l’ambasciata tedesca in Polonia, sia attraverso il ministero della Difesa in Germania, mettendo in evidenza la collaborazione con Varsavia e sostenendo che le dichiarazioni del Ministro sono state estrapolate dal contesto. Tuttavia per il momento non sono bastati mezz’ora di colloqui dell’addetto militare tedesco presso il ministero della Difesa polacco. “Il ministero della Difesa non puo’ accettare le giustificazioni fornite. E’ inaccettabile che il ministro della Difesa di un alleato della Nato esorti i cittadini di un altro governo ad azioni anti-governative”, ha detto la portavoce del Ministro Anna Peziol-Wojtowicz. Secondo l’analista politico Adam Traczyk, presidente del think tank polacco “Global Lab”, tanto il ministro dell’Interno Waszczykowski che quello della Difesa Macierewicz “hanno difficolta’ interne e vogliono aizzare l’opinione pubblica con le parole della von der Layen”. Il settimanale “Der Spiegel” accusa il governo polacco, e in particolare il Pis, di aver posto “l’isteria anti-tedesca” al centro della politica interna dal 2015.

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Italia, la rete protettiva della Bce e’ sempre piu’ stretta

09 nov 11:12 – (Agenzia Nova) – L’Italia, scrive Marcus Ashworth, in un editoriale su “Bloomberg”, ha goduto negli scorsi anni della compressione dei costi di rifinanziamento del debito garantita dalle politiche di alleggerimento quantitativo della Banca centrale europea (Bce). Il presidente della Bce, Mario Draghi, si trova pero’ “con una mano legata dietro la schiena proprio quando i mercati obbligazionari avrebbero piu’ bisogno del suo aiuto”. Stando ai dati diffusi dall’Eurotower questa settimana, la Bce avra’ meno munizioni a disposizione per acquistare titoli di debito Italiani, nel caso i mercati attraversino una fase convulsa con l’approssimarsi delle elezioni in quel paese. A partire dal prossimo gennaio, infatti, l’importo mensile del programma di quantitative easing si ridurra’ del 50 per cento a 30 miliardi di euro. La Bce intende reinvestire il debito che giunge a maturazione, ma potra’ farlo solo in debito dello stesso paese. Secondo Ashworth, la a frammentazione politica italiana, unita alla natura della legge elettorale recentemente approvata dal parlamento, che rischia di condurre a una situazione di stallo post-elettorale, potrebbero innescare scosse sui mercati e spingere ad un forte rialzo gli interessi sul debito pubblico italiano. In quel caso, i mercati e l’Italia dovrebbero affidarsi alla capacita’ di Draghi di improvvisare.

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