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Covid e clima minacciano la Cina: Shanghai mette paura alle supply chain globali, mercato auto a -35%, 50 città in allerta meteo

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Effetti della nuova ondata di Covid-19 in Cina

La Cina è sempre nell’occhio del ciclone di questo momento storico, almeno per quel che riguarda l’Asia orientale, ma non solo, viste le ultime notizie che arrivano dal Guandong.

La pandemia da Covid-19 è di nuovo un’emergenza nazionale, alcune regioni e città chiave per l’economia cinese sono in lockdown, con un impatto molto severo sull’industria e le catene di approvvigionamento (anche internazionali), mentre il servizio meteorologico nazionale ha lanciato l’allarme di una severa fase di maltempo, intensa e duratura.

Colpita l’industria automotive e le supply chain

Uno scenario critico che preoccupa Pechino. Lo tsunami Covid-19 ha già causato un crollo vertiginoso delle vendite di nuove auto ad aprile, con un clamoroso -35% a 1.04 milioni di immatricolazioni, il dato peggiore da marzo 2020 (-40,4%).

I lockdown che hanno interessato il Nord Est del Paese, base industriale dell’automotive “made in China”, tra cui Shanghai con il suo porto di rilevanza globale, dove hanno sede gli impianti di centinaia di big company, hanno iniziato a creare seri problemi al Governo.

Tesla ha interrotto buona parte della produzione nella Gigafactory 3 di Shanghai a causa di problemi di approvvigionamento di alcune componenti per i veicoli elettrici, ha riportato il FattoQuotidiano.

Causa Covid, Aptiv ha bloccato le spedizioni da uno stabilimento di Shanghai verso Tesla e General Motors.

Secondo un Report di FitchRatings, il volume del traffico merci nell’area metropolitana di Shanghai è crollato all’inizio di aprile e rimane dell’80% inferiore a fine marzo. La megalopoli gestisce un quinto dei volumi portuali nazionali e la Cina rappresenta il 15% delle esportazioni globali di merci.

Il tasso di disoccupazione è salito al 5,8% a marzo, il più alto da maggio 2020, secondo quanto riportato da Milano Finanza.

La Cina teme la pandemia

Pechino però non molla e rilancia la strategia tolleranza zero, rinforzando le misure anti Covi-19 fin qui adottate. Secondo uno studio dell’Università di Fudan di Shanghai, senza la politica Covid zero la Cina rischia più di 1,6 milioni di morti entro luglio 2022, con 112 milioni di contagi e 5,1 milioni di persone in terapia intensiva.

Dati che hanno allarmato ulteriormente le autorità governative e sanitarie, che probabilmente insisteranno su questa strada, nonostante i dati negativi a livello economico e industriale che questa comporta e le considerazioni del direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, secondo cui questo approccio non è assolutamente sostenibile e soprattutto poco efficace contro la variante Omicron del virus.

Clima ostile nel Sud del Paese

Il Governo in queste ore è anche alle prese con un’intensa ondata di maltempo, che secondo gli esperti sarà lunga, violenta e potrebbe causare diversi danni alle persone, alle infrastrutture, alle imprese e in generale agli edifici.

Oltre 50 tra città e distretti industriali ed economici del Guandong e della Cina meridionale sono in stato di allerta meteo, il più alto sulla scala delle emergenze. Probabilmente l’allarme sarà esteso anche ad Hong Kong.

Sospese numerose linee di trasporto pubblico, chiuse le scuole, rallentamenti e interruzioni nell’hub tecnologico di Shenzhen e in altri distretti industriali, con profonde ripercussioni sulle linee di approvvigionamento nazionali e su scala continentale, di per sé già provate dalle misure anti-Covid.

Si alza il livello del mare e dei problemi

I cambiamenti climatici si stanno facendo sempre più concreti e reali in Cina. Il surriscaldamento globale e l’aumento della temperatura media dell’Oceano pacifico stanno facendo letteralmente gonfiare il mare cinese meridionale.

Secondi un recente Rapporto del Ministero delle Risorse naturali cinese, nell’ultimo anno, è stato registrato un innalzamento del livello del mare di 84 mm rispetto al periodo 1993-2011. Un fenomeno che si è intensificato negli ultimi dieci anni e che potrebbe portare ad un picco ulteriore di 140 mm entro la fine del decennio.

Secondo l’Ansa, i disastri marini in Cina hanno causato nel 2021 perdite economiche dirette pari a oltre 3,07 miliardi di yuan (circa 459 milioni di dollari), ovvero il 36% delle perdite medie dell’ultimo decennio.

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