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Covid-19. I verbali del Comitato Tecnico Scientifico, pubblici soltanto 5 su oltre 100. Dov’è la trasparenza (digitale)?

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Mercoledì sera, con modalità inconsueta, la Fondazione “Luigi Einaudi” dirama un comunicato stampa dichiarando che l’indomani (giovedì 6 agosto) avrebbe pubblicato sul proprio sito web i verbali delle riunioni del Comitato Tecnico Scientifico, l’organismo istituito dal Capo Dipartimento della Protezione Civile Angelo Borrelli, cui è stata affidata la “gestione tecnica” della fase di emergenza determinata dalla pandemia altrimenti nota come Covid-19.

La notizia è, in apparenza, esplosiva, perché questi verbali non sono mai stati resi di pubblico dominio. Ed in effetti sono stati resi pubblici “obtorto collu”, a seguito di una istanza di accesso civico ovvero il cosiddetto diritto all’accesso civico generalizzato. Un caso esemplare nel quale la società civile rivendica e riesce ad esercitare i propri diritti, a fronte di uno Stato reticente e ritentivo.

Un dispaccio dell’agenzia LaPresse (alle ore 22.46 di mercoledì 5), sosteneva che, dopo pressioni arrivate da più parti, non ultimo dal Copasir, Palazzo Chigi aveva tolto il segreto sui verbali del Comitato Tecnico Scientifico che ha gestito l’emergenza Covid-19 ed aveva consegnato la documentazione alla base dei Dpcm alla Fondazione Einaudi, che ne aveva fatto richiesta. Il Tar del Lazio aveva dato ragione alla Fondazione, ma il Governo aveva fatto ricorso, ottenendo la sospensiva da parte del Consiglio di Stato. La notizia arriva in tarda serata dalla stessa Fondazione Einaudi, che in una nota annuncia come “da pochi minuti” gli avvocati siciliani Rocco Todero, Andrea Pruiti ed Enzo Palumbodi hanno ricevuto “dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri la documentazione a suo tempo secretata del Comitato Tecnico Scientifico posta a base dei Dpcm”. Precisa LaPresse: “a quanto si apprende, gli atti sono arrivati alle 21,14 da Chigi. ‘è stato così accolto l’appello che il Presidente della Fondazione Einaudi, Giuseppe Benedetto, ha rivolto al Presidente del Consiglio Conte di far prevalere informazione e trasparenza rispetto ad elementi di tale rilevanza per la vita dei cittadini italiani – scrive la fondazione –. La Fondazione Einaudi, nel ringraziare la Presidenza del Consiglio dei Ministri per la sensibilità dimostrata, annuncia che nella giornata di domani renderà pubbliche tutte le informazioni ottenute attraverso il proprio sito web”. La richiesta di accesso agli atti da parte della Fondazione Einaudi è datata 14 aprile 2020.

Dopo poco emerge la voce del deputato di Italia Viva Michele Anzaldi: “Governo desecreta atti Cts? C’è voluta la campagna giornalistica del Tempo, la richiesta ufficiale del Copasir, una sentenza del Tar, per un atto dovuto di trasparenza sulla salute e la libertà dei cittadini. E pensare che M5s che ha nominato Conte era partito con lo streaming”. Polemiche a parte, la attesa documentazione è stata pubblicata sul sito della Fondazione Einaudi giovedì 6 alle ore 12.

Grande delusione: pubblicati finora soltanto 5 verbali, su un totale di oltre 100

Grande l’attesa, altrettanto grande la delusione.

In effetti, sono stati pubblicato soltanto 5 verbali, a fronte delle decine e decine di riunioni del Comitato Tecnico Scientifico della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Le riunioni hanno raggiunto quota 100, per altrettanti verbali. Si tratta di oltre 200 pagine, afferenti esclusivamente ai verbali del Cts n. 12 del 28 febbraio 2020, il n. 14 del 1° marzo, il n. 21 del 7 marzo, il n. 39 del 30 marzo e il n. 49 del 9 aprile.

In molti si domandano perché questi verbali non sono stati pubblicati sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

A distanza di un’ora dall’avvenuta pubblicazione, il Ministro per la Salute Roberto Speranza precisa che “sono stati consegnati a chi ne ha fatto richiesta”. Il Ministro dichiara ciò durante l’informativa al Senato sul contenuto dei provvedimenti di attuazione delle misure di contenimento per evitare la diffusione di Covid-19, rimarcando che “la trasparenza è una regola fondamentale”.

E qui emerge una prima contraddizione, logica e politica: se la trasparenza è realmente una “regola fondamentale” perché il Governo ha opposto resistenza nei confronti di chi la concreta applicazione della trasparenza auspicava da mesi?!

Nel pomeriggio di giovedì 6, è nuovamente l’iperattivo Michele Anzaldi (Iv) ad intervenire ed a chiedere, per primo, che vengano messi a disposizione tutti i verbali del Comitato: “grazie all’impegno della Fondazione Einaudi, il Governo ha iniziato ad adempiere almeno in parte ai suoi doveri di trasparenza. Ora Palazzo Chigi vada fino in fondo e pubblichi sul sito tutti i verbali del Cts, senza aspettare la prossima sentenza del Tar. Trasparenza per davvero”.

Si associa, poco dopo, il Capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo, che peraltro rivendica la pubblicazione dei primi verbali come una “vittoria della Lega”, ritenendo però “inaccettabile che il Governo tenga ancora secretati i verbali relativi alla zona rossa di Alzano e Nembro”. Il suo collega Massimo Garavaglia, Capogruppo Lega in Commissione Bilancio della Camera, va oltre e denuncia: “il lockdown voluto a marzo dal Governo Conte era del tutto illegittimo. Idem la proroga. Basta leggere i verbali del Cts. I presupposti per chiudere tutta l’Italia non c’erano”.

Le tesi di Anzaldi e di Romeo sono assolutamente condivisibili.

Salvini: “Conte ha sequestrato 60 milioni di italiani”

Nella serata di giovedì, il parlamentare di Fratelli d’Italia Federico Mollicone punta il dito verso il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte: “la messa a disposizione dei verbali del Comitato tecnico scientifico conferma i nostri dubbi dell’istituzione di un lockdown completo su tutto il territorio nazionale. Ancora una volta il premier Conte non ha detto la verità in Parlamento: ha sempre detto che la serrata fosse una richiesta del Cts, ma i verbali confermano che non è così”. L’accusa è pesante, perché si sarebbe trattato di “una scelta esclusivamente politica. Le carte dimostrerebbero che il Governo ha usato la minaccia sanitaria per evitare di andare a casa”. E conclude, con polemica ironia: “da Conte solo fake news, disinformando il Parlamento, perché non intervengono la Task Force di Palazzo Chigi e il Sottosegretario Martella?”.

Questa mattina, il leader della Lega Matteo Salvini prende la palla al balzo e rilancia: “mi domando perché il Governo, contro le proposte del Comitato Tecnico Scientifico, abbia condannato tutta Italia alla chiusura, alla fame, alla disoccupazione quando scientificamente si poteva fare qualcosa di diverso”. Salvini sostiene che il Presidente del Consiglio deve rispondere del reato di “sequestro di 60 milioni di italiani”. Il suo collega di partito, il senatore Roberto Calderoli invoca le dimissioni di Conte. 

In effetti, leggendo i verbali emerge che il 7 marzo il Cts raccomandò “misure rigorose soltanto in alcuni territori”. Ed invece il 9 marzo i cittadini subiscono dal Premier Conte l’iniziativa la “chiusura totale” del Paese. In altre parole, il Cts avrebbe suggerito una chiusura del Paese “a zone”, mentre il Governo ha assunto una decisione ben più radicale, con un “lockdown” totale.

Un “lockdown” che sembra essere stato dettato da fattori emotivi o finanche isterici, non basato su razionalità e ragionevolezza. Come ha sostenuto Diego Fusaro su “Affari Italiani” di oggi, sfugge il nesso scientifico tra “lockdown” e benefici reali per la popolazione.

Il Comitato “Noi Denunceremo” di Bergamo: “penso ci prendano in giro… uno specchietto per le allodole”

Consuelo Locati, il legale del “Comitato Bergamo” ovvero del “Comitato Noi Denunceremo”, ha così commentato la pubblicazione dei 5 verbali: “penso ci prendano in giro. Era una cosa risaputa da tempo. Credo che questi verbali desecretati siano uno specchietto per le allodole. Io vorrei quelli precedenti a partire dal 22 gennaio fino a quello del 3 marzo. Sono sicura che lì dentro ci sia anche il perché è stato chiuso l’ospedale di Codogno” e la conseguente istituzione della “zona rossa” nel Lodigiano. Il legale ha inoltre sostenuto che il 3 marzo, giorno in cui il Comitato Tecnico Scientifico propose di “adottare” per Alzano e Nembro “le opportune misure restrittive già adottate” per i 10 Comuni della Provincia di Lodi “era già troppo tardi perché in 9 giorni, dal 23 febbraio al 3 marzo, erano già aumentati in modo esponenziale i contagi e i decessi” nella Val Seriana”. L’avvocata Locati ha presentato in Procura a Bergamo molte denunce di familiari di vittime del Covid, dopo che è stato reso pubblico il verbale con cui lo scorso 3 marzo il Comitato Tecnico Scientifico propose di creare una “zona rossa” ad Alzano e Nembro.

Il Cts ha cercato di dettare l’agenda della giornata-tipo dei bambini

Per tentare di sdrammatizzare la valanga che riteniamo stia per scatenarsi sul Governo, si può segnalare che alcuni verbali contengono indicazioni un po’ curiose in quello risalente al 30 marzo scorso, il Comitato Tecnico Scientifico proponeva un decalogo per i bambini durante il “lockdown”. Si parte dall’organizzazione della giornata fino ad arrivare agli hobby ed alle attività motorie. Il punto numero 2, per esempio, consiglia di “evitare di tenere sempre accesa la televisione e/o la radio, ma selezionare, ogni giorno, cosa vedere (importante evitare che si tratti sempre di coronavirus)”. Raccomandata, ovviamente, l’attività all’aperto, mantenendo le distanze ed evitando assembramenti, ma anche la possibilità di ritagliare uno spazio della giornata in cui “ogni componente del nucleo familiare racconta qualcosa a turno” (sic!). Nel verbale, inoltre, il Cts propone il modello-tipo della giornata per i bambini: “Sveglia, bagno, colazione (compreso sparecchiare, mettere in ordine e lavaggio denti), igiene personale, attività domestiche, attività scolastiche, contatto telefonico e/o video con amici e parenti (nonni, zii, cugini), pranzo (compreso sparecchiare e mettere in ordine, attività libera (televisione, computer, ecc.), attività scolastiche, merenda (compreso sparecchiare, mettere in ordine e lavaggio denti), uscita di casa (dal cortile, alla spesa), attività ludico/ricreativa (hobby), cena (compreso sparecchiare, mettere in ordine e lavaggio denti), igiene personale, a letto (lettura e/o favola)”. Queste prescrizioni non sono state rese di pubblico dominio a suo tempo, e quasi quasi, in questo caso, ci si domanda se paradossalmente sia stato più un bene che un male.

Indispensabile la pubblicazione integrale di tutti i verbali

Molte volte, anche su queste colonne, e durante le decine di conferenze stampa presso la Protezione Civile alle quali abbiamo partecipato (il nostro primo articolo sull’emergenza Covid-19 risale al 6 marzo 2020, “Coronavirus, il pasticciaccio sulla chiusura delle scuole”), abbiamo chiesto – da cittadini prima che da giornalisti e ricercatori – che i verbali venissero resi di pubblico dominio. Il 28 aprile 2020, “Key4biz” titolava a chiare lettere: “Covid-19, ma perché i verbali del Comitato Tecnico Scientifico non vengono pubblicati?”.

Abbiamo anche compreso – “off the record” – che il Capo Dipartimento Angelo Borrelli era favorevole alla “pubblicità” dei verbali del Cts, ma la maggioranza dei componenti del Comitato Tecnico Scientifico ha deciso altrimenti (così assecondando la volontà del Governo di evitare la messa in discussione dei provvedimenti adottati).

A fronte della resistenza del Comitato Tecnico Scientifico, abbiamo anche previsto che verosimilmente sarebbe presto stato necessario promuovere una Commissione Parlamentare di Inchiesta (vedi “Key4biz” del 22 aprile 2020, “Covid-19, confusione e ritardi. La ‘Fase 2’ nella più totale incertezza”): non ci risulta ciò sia ancora avvenuto, ma crediamo che, a questo punto, sia anzitutto indispensabile la pubblicazione integrale di tutti i verbali (e dei relativi allegati), e sia necessario promuovere una occasione di pubblico dibattito, in un confronto tra società civile, istituzioni, politica. Peraltro, questi benedetti/maledetti verbali non sono formalmente “segreti” o “secretati”, ma il Governo ritiene che essi contengano dati “sensibili”, che debbono restare “riservati” ovvero “classificati”…

Riteniamo che il Governo non debba attendere il 10 settembre, data della prossima riunione del Consiglio di Stato, in occasione della quale si dovrà pronunciare anche in relazione ai verbali mancanti: deve pubblicare sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri tutti i verbali, senza ulteriori ingiustificabili censure.

La tesi dell’Avvocatura dello Stato è surreale: la desecretazione totale rappresenterebbe un rischio, perché “diffondere i verbali produrrebbe un danno concreto all’ordine pubblico e alla sicurezza”. Di grazia, ma che danno!? Semmai consentirebbe una rilettura, seria e trasparente, delle decisioni assunte del Governo, giuste o sbagliate che siano state.

Se l’Italia vuole crescere, si deve rinunciare alla logica dei “segreti di Stato”.

Quel che emerge dalla ancora assai parziale ricostruzione storica della vicenda “pandemia” è che il Governo si è chiuso in una torre eburnea, ha deciso di non mettere in discussione i provvedimenti adottati, ha ritenuto quindi di non mettersi in discussione. 

Ha blindato le decisioni assunte, con una controversa decretazione “emergenziale” che ha di fatto escluso anche la dialettica parlamentare. 

Al di là del lutto che il Paese ha vissuto per le decine e decine di migliaia di vittime, e al di là delle gravi conseguenze economiche e sociali del “lockdown” (soffriremo delle ripercussioni della crisi per anni), abbiamo assistito ad una deriva della democrazia, ad una degenerazione autoritaria sulla quale è importante avviare un dibattito critico.

Un grave deficit di trasparenza, una pagina nera per la democrazia italiana.

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