L'emergenza

Covid-19, ancora una volta ‘numeri in libertà’ nello studio del Comitato Tecnico Scientifico?

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Covid-19: ancora una volta “numeri in libertà” anche nello studio previsionale del Comitato Tecnico Scientifico che è alla base delle scelte governative nella Fase 2?

Aggiornamento “pandemia”, tra deficit di trasparenza amministrativa e deficit di comunicazione istituzionale: questa mattina, presso la sede centrale dell’Istituto Superiore di Sanità a Roma s’è tenuta la settimanale conferenza stampa per fare il punto della situazione dell’emergenza Covid-19 dal punto di vista soprattutto epidemiologico.

Questa conferenza stampa si affianca a quella bisettimanale del Capo del Dipartimento della Protezione Civile Angelo Borrelli ed a quella anch’essa bisettimanale del Commissario Straordinario Domenico Arcuri, ed è una delle tre rare occasioni di confronto diretto degli operatori dei media con i “governanti” l’intervento pubblico rispetto alla pandemia (tralasciando in questa sede il policentrismo degli amministratori regionali e comunali).

Elemento fondamentale dell’odierna conferenza stampa dell’Iss è stata la presentazione pubblica di un documento che era stato anticipato ieri dal quotidiano online “Open”, fondato da Enrico Mentana: si tratta di una relazione di 22 pagine (zeppa di grafici e tabelle), ovvero di uno studio previsionale sui vari possibili scenari dell’evoluzione della pandemia.

Questo studio è stato fatto proprio dal Comitato Tecnico Scientifico, ed è stato determinante anche nelle elaborazioni successive effettuate dalla Task Force presieduta da Vittorio Colao (e quindi del Governo), il quale ha finalmente… parlato, in una lunga intervista da Londra concessa ieri 29 aprile al “Corriere della Sera”. Di questa intervista, firmata da Aldo Cazzullo, un passaggio ci appare particolarmente importante, allorquando specifica che “noi siamo advisor: ci è stato chiesto di dare consigli su come far ripartire costruzioni e manifattura… Le riaperture di negozi e bar, e tantomeno delle chiese, non sono di competenza del nostro Comitato… Sono decise dal Governo sulla base di input sanitari”. Ah, bene, ora capiamo perché tante questioni, connesse alla dimensione psico-sociale dell’emergenza, sono state bellamente ignorate, o comunque terribilmente trascurate.

Da una parte, un Comitato Tecnico Scientifico monodimensionale (medico-sanitario), dall’altra una Task Force monodimensionale (economico-imprenditoriale). Peccato che la gestione dell’emergenza da parte di un Governo dovrebbe richiedere un approccio multidimensionale, transdisciplinare, e magari olistico.

Il benessere della società non è soltanto quello della salute fisica e dell’economia lavorativa.

Gli atti del Comitato Tecnico Scientifico: non segreti, ma riservati, e quindi non pubblici

Il Presidente dell’Iss Silvio Brusaferro ha precisato che il documento sugli scenari dell’evoluzione di Covid-19 in base alle diverse possibili misure allo studio per la fase 2 “non è stato secretato, ma era allegato ai verbali del Cts. Ed è stato trasmesso al Ministro della Salute“. Brusaferro ha spiegato che le finalità del documento “sono abbastanza semplici intuitivamente. Sono quelle di mettere a disposizione, sulla base dei dati disponibili, la simulazione dell’andamento di un’epidemia. In una logica in cui si vuole aprire il Paese”. Altro obiettivo, ha continuato il Presidente Iss, “è categorizzare le variabili che determinano la circolazione del virus. Il lavoro è sicuramente una di queste variabili, la vita di comunità è un’altra, i trasporti un’altra ancora. Abbiamo cercato di capire qual è il peso di ognuna rispetto alla forza della circolazione del virus”.

Ci siamo permessi di contestare a Brusaferro che la tesi sostenuta è ardita e contraddittoria: lo studio è certamente un “allegato” ai “verbali”, ma i verbali del Comitato Tecnico Scientifico restano, almeno fino ad oggi, forse non formalmente “segreti” e soltanto “riservati” e “con informazioni sensibili”, ma inaccessibili alla cittadinanza (sull’argomento, vedi “Key4biz” di ieri l’altro 28 aprile 2020, “Covid-19, ma perché i verbali del Comitato Tecnico Scientifico non vengono pubblicati?”).

Quindi, in altre parole, è verosimile che, se non ci fosse stato lo scoop di “Open”, anche questo studio sarebbe rimasto inaccessibili (non segreto, ma riservato: insomma… non pubblico!).

È opportuno anche osservare che lo studio in questione è stato presentato questa mattina in buona parte da uno dei soggetti partner nella realizzazione, ovvero la Fondazione Bruno Kessler, presieduta da Giovanni Cagnoli.

Va segnalato che nella giornata di ieri, alcune testate (lo stesso “Open”, ma anche “The Huffington Post”), hanno lanciato un commento tecnico allo studio in questione, curato dalla Holding Carisma e pubblicato in primis da “Linkiesta”.

La materia del contendere è come sono stati elaborati i calcoli alla base del documento allarmante del Comitato Tecnico Scientifico, quello che avrebbe frenato la “Fase 2” ipotizzando il rischio di 151mila pazienti in terapia intensiva nel caso di una ripartenza totale. Secondo Carisma, il documento conterrebbe gravi errori di calcolo: tant’è che, date le ipotesi considerate, si arriverebbe a conteggiare una popolazione di 260 (duecentosessanta) e non di 60 milioni di cittadini come quella italiana…

La Fondazione Kessler questa mattina ha accusato – senza citarla – la Holding Carisma di “dare i numeri”, esattamente come la Carisma ha accusato la Kessler.

Alla base delle critiche ci sarebbe un problema di natura statistico-matematica, ovvero una questione squisitamente metodologica. Kessler accusa Carisma di non aver capito un’acca delle proprie metodiche.

Stefano Merler della Fondazione Kessler ha sostenuto questa mattina – senza mai citare Carisma – “noi facciamo scienza, non polemiche”.

Senza dubbio, il timbro dell’Istituto Superiore di Sanità lascia sperare che la validazione dello studio sia eccellente ed accurata, ma va ricordato che, anche nella scienza, non esiste mai una parola unica ed univoca, e si deve sperare che quelli della Holding Carisma siano proprio digiuni di metodiche statistiche (stagisti alle prime armi?!), fatta salva l’ipotesi che si tratti di discreti scienziati (?!), ma semplicemente in contrapposizione frontale con la scienza ufficiale: dissidenti?! Dissenzienti?! Eretici?! E la Storia insegna che, talvolta, la ragione era dalla parte degli eretici…

Non entriamo quindi qui nel merito di un’analisi che sarebbe eccessivamente specialistica (anche se ci torneremo, non appena studiato entrambe le fonti): fatto è, però, che, se non ci fossero stati i colleghi di “Open”, lo studio del Cts sarebbe rimasto ben chiuso nei cassetti delle istituzioni, e non ci sarebbe nemmeno stata chance di metterlo in discussione… Vedi alla voce deficit di comunicazione e deficit di trasparenza, tante volte denunciati anche su queste colonne.

Gli stranieri si ammalano meno degli italiani

Nella giornata odierna, è giunta anche una buona notizia, seppur tardiva rispetto all’avvio del “lockdown” due mesi fa: è stata finalmente data risposta ad una domanda che per primi abbiamo posto al Comitato Tecnico Scientifico: è possibile sapere quanti sono i cittadini italiani stranieri residenti in Italia contagiati?!

Il Presidente Brusaferro ha anticipato alcuni dati di uno studio Iss che verrà reso noto venerdì della prossima settimana, 8 maggio, e per ora si è limitato a segnalare che “le curve epidemiologiche per i cittadini italiani e per quelli stranieri nel nostro Paese sono analoghe… In Italia sono 6.395 i cittadini di nazionalità straniera risultati positivi al virus”. Questo dato di 6.395 corrisponde a circa il 6 % delle 104.657 persone contagiate finora in Italia (dato aggiornato a ieri, fonte Protezione Civile), allorquando la stima Istat sulla quota degli stranieri residenti in Italia è intorno al 9 % della popolazione italiana. Emergerebbe che comunque gli stranieri si sono ammalati meno degli italiani, nell’ordine di circa un terzo in meno, in proporzione. Attendiamo di leggere lo studio con particolare interesse.

Nessuna donna nel Comitato Tecnico Scientifico, formato da 20 maschi: le reazioni alla denuncia

Infine, va segnalato che la domanda che abbiamo posto al Capo Dipartimento Angelo Borrelli in occasione della conferenza stampa di lunedì scorso, sulla composizione esclusivamente maschile dei 20 membri del Comitato Tecnico Scientifico (sintomatica, secondo noi, anche di una ridotta sensibilità dell’organismo rispetto a tematiche afferenti alle persone più vulnerabili e fragili), e la sua curiosa risposta hanno stimolato una sana polemica.

A livello parlamentare, se è fatta subito interprete la senatrice Paola Binetti. Ha sostenuto l’esponente dell’Udc: “Per Borrelli, non ci sono donne nel Comitato Tecnico Scientifico perché nessuna occupa cariche istituzionali tanto rilevanti da essere inclusa nella task-force che ha affiancato il governo nella gestione dell’emergenza coronavirus. Sono parole che rispecchiano perfettamente la metafora del soffitto di cristallo, per cui le donne saranno sempre e sistematicamente escluse. Sul ruolo delle donne bisognerebbe sottolineare come anche oggi, con le scuole chiuse da febbraio a settembre, il carico del lavoro di cura maggiore gravi soprattutto sulle donne sugli sviluppi della loro professionalità. È facile per gli uomini pontificare su responsabilità che non si assumono e che considerano necessariamente femminili”.

Sulla questione, è stato promosso ieri un flashmob per sabato 2 maggio: un flashmob virtuale, durante il quale verrà chiesto a donne e uomini di indossare una mascherina con scritto “Dateci voce (anche a mano) e postare la propria foto su Twitter, Facebook e Instagram, taggando o menzionando i canali “Dateci Voce’”. L’iniziativa chiede che vengano valorizzate le differenze attraverso l’applicazione delle leggi sulla parità di genere in tutti i luoghi decisionali del Paese, ed in particolare, in questa fase emergenziale, nelle commissioni “Task Force” (ricordiamo che alle 0 donne tra i 20 componenti del Comitato Tecnico Scientifico, corrispondo 4 donne soltanto sui 17 componenti della Task Force…). Ad oggi “Datecivoce”, conta l’adesione di 107 tra associazioni e organizzazioni firmatarie migliaia di adesioni di cittadini e cittadine e nomi illustri di politica, cultura, imprese e sport.

E si allunga la lista di politici in appoggio. Tra i nomi di rilievo ricordiamo Carlo Robiglio, Presidente Piccola Industria Confindustria; Enrico Cereda, Ceo di Ibm Italia; Anna Maria Tarantola, già Presidente Rai; Susanna Camusso, Responsabile Dipartimento Politiche di Genere Cgil… Hanno aderito anche alcuni parlamentari (non tutte donne), come Laura Boldrini, Valeria Fedeli, Cristina Rossello (nella veste di Presidente di “Progetto donne Futuro”), Daniela Sbrollini, Valeria Valente, Veronica Giannone, Rossella Muroni, Paolo Lattanzio. “Il Capo della Protezione Civile Angelo Borrelli – sostiene Azzurra Rinaldi, economista e tra le prime firmatarie e promotrici – motiva l’assenza totale di donne dal Comitato Tecnico -Scientifico con l’assenza di donne in ruoli rilevanti ai fini della sua composizione. Ecco, questo il motivo per cui, se andiamo avanti così, non avremo mai donne in posizioni che contano. Questa è quella che Emma Bonino ha definito la “old boys net”, che genera poi il famoso “tetto di cristallo”. A chi dice oppone il merito al genere, va spiegato proprio questo: che sono gli uomini, molto spesso, a non essere lì per merito. Questo è il momento di cambiare le regole del gioco”.

Sarà interessante vedere se questa commendevole iniziativa avrà un seguito.

Quel che appare indubbio, scavando “dietro le quinte” degli oscuri processi decisionali del Governo (come riteniamo debba fare il giornalismo investigativo, di cui siamo cultori), è che finora è stata prevalente la “variabile medico-sanitaria”, e subito dopo la “variabile economico-imprenditoriale”, nella gestione dell’emergenza: senza dubbio trascurate, molto trascurate se non addirittura ignorate le conseguenze psico-sociali di provvedimenti così draconiani (assunti più sulla base di “pathos” che di “logos”).

La riapertura delle scuole: il 4 maggio in Germania e Svizzera, l’11 in Francia, e se…

Conclusivamente, abbiamo domandato al Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità se il modello previsionale adottato dal Cts e dal Governo sia scientificamente a prova di bomba: per esempio, se è vero che, rispetto alla riapertura delle scuole, non si può fare molto riferimento comparativo ai Paesi Scandinavi (si ricordi che in Svezia le scuole non sono mai state chiuse), nazioni che hanno struttura demografica diversa dalla nostra e differente distribuzione della popolazione sul territorio… cosa pensare di quel che avverrà nei prossimi giorni in Paesi a noi vicini, come la Svizzera e la Germania, nei quali le scuole verranno riaperte da lunedì 4 maggio, e finanche nella Francia, ove riapriranno l’11 maggio?!

Utilizzano – i governanti ed i gli scienziati di quei Paesi – statistiche, metodiche, modelli predittivi radicalmente diversi da quelli italiani?! Secondo lo studio illustrato questa mattina, infatti, la riapertura delle scuole sarebbe proprio il processo assolutamente più pericoloso, e quindi da ritardare il più possibile (perché, riaprendo le scuole nei prossimi giorni, l’indice di contagio risalirebbe a livelli impressionanti). Sarà proprio vero?!

E se, per ipotesi provocatoria e paradossale, avesse invece ragione la Holding Carisma, e si stesse “governando” l’emergenza, in Italia, con una numerologia fallace, seppur ai massimi livelli scientifico-istituzionali?!  Intanto si assiste alla rivolta di molte Regioni contro lo Stato centrale: di quali “scienziati” (per citare il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte) si stanno avvalendo, nei loro processi decisionali?! E sull’applicazione “Immuni” permane enorme confusione…