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Cosa fa Preventive, la startup che vuole creare bambini geneticamente modificati

Una nuova frontiera della tecnologia genetica divide la comunità scientifica e solleva interrogativi etici. Secondo un lungo articolo del Wall Street Journal, una startup di nome Preventive, starebbe lavorando per creare il primo bambino nato da un embrione geneticamente modificato con l’obiettivo di prevenire malattie ereditarie.

La società è sostenuta dal CEO di OpenAI, Sam Altman, e dal marito Oliver Mulherin, insieme al cofondatore e CEO di Coinbase, Brian Armstrong. Secondo il quotidiano statunitense, i vertici di Preventive avrebbero individuato una coppia affetta da una malattia genetica interessata a partecipare al progetto, anche se il CEO Lucas Harrington ha smentito l’indiscrezione: “Siamo concentrati sulla ricerca preclinica e non abbiamo fretta. Pubblicheremo i risultati, positivi o negativi, prima di valutare eventuali studi clinici”.

Dopo le domande del WSJ, Harrington ha annunciato di aver raccolto 30 milioni di dollari di finanziamenti per proseguire la ricerca sulla modifica del codice genetico embrionale, precisando che non avvierà sperimentazioni umane finché la sicurezza non sarà scientificamente dimostrata.

https://twitter.com/CRISPR_LuCas/status/1983913594128588969?s=20

Le criticità etiche e scientifiche

Le tecnologie di modifica del codice genetico oggi applicate ai pazienti permettono di tagliare, correggere o inserire porzioni di DNA, ma l’utilizzo su spermatozoi, ovuli o embrioni resta estremamente controverso. L’uso di tali tecniche per creare bambini è infatti vietato negli Stati Uniti e nella maggior parte dei Paesi europei, dove vige una moratoria in attesa di chiarimenti etici e scientifici.

Per la comunità scientifica, il rischio è di aprire una nuova stagione di sperimentazioni umane non controllate e di scivolare verso pratiche di eugenetica tecnologica. Preventive sostiene di voler intervenire per prevenire malattie genetiche, ma secondo fonti vicine al progetto la società sarebbe anche in grado di sviluppare strumenti in grado di prevedere tratti complessi, come quoziente intellettivo, altezza, colore degli occhi o densità ossea.

A oggi, l’unico caso noto di bambini nati da embrioni modificati risale al 2018, quando il ricercatore cinese He Jiankui annunciò la nascita di tre bambine rese resistenti all’HIV. Condannato a tre anni di carcere per esercizio illegale della medicina, non ha mai rivelato l’identità delle bambine, che secondo lui sarebbero in buona salute.

Genetica: un mercato in crescita ma senza regole chiare

Preventive si inserisce in un nuovo filone di startup finanziate dai big della Silicon Valley, che unisce fertilità assistita e genetica riproduttiva. Fondata a maggio a San Francisco, la società ha operato in modo riservato per oltre sei mesi.

Molti scienziati restano scettici. Fyodor Urnov, dell’Innovative Genomics Institute di Berkeley, sostiene che il progetto “non mira a curare malattie, ma a migliorare i bambini”. Anche il bioeticista di Stanford Hank Greely sottolinea il Wall Street Journal, che “il rapporto tra rischi e benefici oggi è fortemente sbilanciato”.

Parallelamente cresce l’interesse per il polygenic screening, una tecnica che analizza il DNA dell’embrione per stimare la probabilità di sviluppare malattie o tratti specifici. Aziende come Orchid, Genomic Prediction, Herasight e Nucleus Genomics offrono già servizi di valutazione genetica che includono fattori come intelligenza, altezza e predisposizione a patologie.

La comunità scientifica resta divisa

La comunità scientifica resta divisa: l’American College of Medical Genetics and Genomics ritiene che non vi siano ancora prove dell’efficacia clinica, mentre le aziende sostengono che si tratti di un progresso nella prevenzione del rischio genetico.

Il mercato della fertilità assistita e delle biotecnologie riproduttive continua comunque a crescere. Secondo le stime, il giro d’affari globale dell’IVF (fecondazione in vitro) potrebbe superare i 5 miliardi di dollari entro il 2028, con la Silicon Valley pronta a investire in quella che molti già chiamano la nuova frontiera dell’evoluzione artificiale.

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