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Cosa Compro. Assistenti vocali in crescita esponenziale, ma sono davvero utili? Privacy a rischio?

Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad un boom degli assistenti vocali: non ci riferiamo solo alle vendite (di cui non abbiamo ancora dati globali per questo inizio anno), bensì all’offerta e alle campagne pubblicitarie che sono diventate decisamente più ampie e martellanti anche nel nostro paese. Ma che cosa sono gli assistenti vocali? E servono davvero?

Come funzionano gli assistenti vocali

Google Home, Amazon Echo, Apple HomePod e chi più ne ha più ne metta: sono alcuni dei principali prodotti arrivati sul mercato e che sfruttano gli assistenti virtuali, già noti ai possessori di uno smartphone o un tablet (Siri per iPhone, Ok Google per Android, Alexa per Amazon, etc..) di vari aziende. Queste ultime promettono di rivoluzionare la vita delle persone e di semplificarla, favorendo un’interazione sempre più naturale tra utente, dispositivo e Internet.

Il funzionamento è pressoché identico dal punto di vista pratico per ognuno di questi device: è sufficiente parlare, cominciando e attivando la conversazione con un comando specifico (ad esempio “Hey Siri…”), seguito da una richiesta. L’assistente vocale, ovviamente connesso ad una rete Internet (ad esempio via Wireless, sfruttando una delle tariffe ADSL e fibra che avete in casa o una connessione dati mobile condivisa), cercherà la risposta migliore per la vostra domanda e ve la fornirà vocalmente.

Tutto si basa su algoritmi, machine learning e sistemi di riconoscimento, sempre più raffinati e in continuo apprendimento, grazie anche ai dati che vengono raccolti continuamente con le richieste dei possessori. Gli assistenti vocali, quindi, ascoltano, apprendono, si adattano alle esigenze dell’utente, personalizzando l’esperienza e offrendo le risposte più adatte a quel tipo di profilo. Si potranno chiedere informazioni sul meteo, sulle news del giorno, si potrà acquistare qualcosa senza dover aprire il computer o digitare sullo smartphone o, addirittura, potranno agire su altri dispositivi connessi in rete, in perfetta filosofia IOT (Internet Of Things), ad esempio accedendo le luci, il termostato o facendo partire la lavatrice.

Utilità degli assistenti vocali: cosa ne pensano i consumatori

Gli utilizzi degli assistenti vocali, quindi, sono numerosi e interessanti. Sull’effettiva utilità e necessità, come potrete immaginare, i pareri sono abbastanza divergenti: c’è chi li considera una moda passeggera, chi uno step verso un futuro ormai imminente, all’alba del 5G e dell’IOT diffuso. Tuttavia i consumatori che già utilizzano questi prodotti, secondo una recente ricerca effettuata dal Capgemini Research Institute, si dichiarano soddisfatti dell’esperienza offerta e addirittura la metà li preferisce agli smartphone, ai tablet e al computer, grazie ad una maggiore comodità e alla libertà di poter fare qualsiasi altra cosa mentre si interagisce con esso.

Ovviamente non è possibile fornire un giudizio assoluto sull’effettiva utilità degli assistenti vocali: ogni persona ha le proprie esigenze, le proprie preferenze e necessità (pensiamo, ad esempio, a dei portatori di handicap o a lavoratori prettamente manuali: sono casi particolari in cui questi prodotti potrebbero fare la differenza in termini di utilità).

Privacy a rischio?

Tuttavia è importante anche evidenziare il lato per così dire “oscuro” degli assistenti vocali, per giunta già osservato nei tempi in cui venivano “relegati” all’interno di smartphone e tablet: stiamo parlando di dispositivi che restano in ascolto, in attesa di un vostro comando o di una richiesta. Tutte le aziende garantiscono la massima riservatezza dei dati raccolti, l’anonimizzazione delle registrazioni e la privacy degli utilizzatori.

Purtroppo, però, sono stati segnalati singolari casi (fortunatamente pochi) in cui le registrazioni delle conversazioni tra utenti e assistenti vocali venissero spedite per errore via mail ad utenti sconosciuti o relativi a comportamenti inquietanti degli stessi dispositivi, che si attivavano senza richiesta o fornivano informazioni su discussioni effettuate in casa in momenti in cui non sarebbero dovuti essere in ascolto attivo. Finora le case produttrici hanno rassicurato tutti parlando di casi isolati e “peccati di gioventù” ma, soprattutto per coloro che tengono particolarmente alla riservatezza, questo è un punto da approfondire e da prendere in considerazione prima di effettuare l’acquisto.

Vendite in vertiginoso aumento

Il mercato degli assistenti vocali, intanto, prosegue la sua corsa e in alcuni Paesi si stanno raggiungendo numeri impressionanti: secondo quanto riferito da Strategy Analytics verso la fine dello scorso anno, sono stati quasi 23 milioni i dispositivi venduti (Amazon Echo è il leader del settore) con un aumento del 200% rispetto al 2017. Non solo: secondo la società di analisi si tratta della tecnologia che sta crescendo più velocemente rispetto alle altre lanciate negli ultimi 10 anni.

 

Prezzi sempre più interessanti

Che cosa accadrà nel 2019, quindi? Si continuerà a mantenere lo stesso trend? Immaginiamo di si, tenendo anche conto dei costi sempre più interessanti: ad esempio, un Amazon Echo nella versione più economica (l’Echo Dot) può essere acquistato a meno di 60 euro, mentre l’Home Mini di Google si trova addirittura a cifre inferiori ai 40 euro su alcuni punti vendita o in omaggio con tariffe Internet con certi operatori.

Decisamente più alte le cifre per l’HomePod di Apple, pensato non solo per fornire assistenza vocale ma anche un’esperienza di ascolto musicale di qualità: si può trovare, infatti, a prezzi attorno ai 300 euro. Ma anche altre società stanno puntando molto su queste soluzioni, ad esempio Sony, LG, Netgear, etc…, fornendo altoparlanti proprietari con assistenti vocali “noti” (Google o Amazon) integrati in essi. E la lista delle aziende che investiranno risorse su questo settore, ne siamo certi, sarà ancora più lunga con il passare dei mesi.

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