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Coronavirus, vaccino solo 25 milioni di persone nel mondo entro il 2020

Ci siamo quasi, i tre vaccini più avanzati in fase di sperimentazione hanno raggiunto un livello di efficacia ritenuto straordinario, visto il breve tempo a disposizione per i ricercatori di AstraZeneca, Moderna e Pfizer, e sono pronti alla distribuzione delle prime dosi.

Il problema ora è come far fronte all’enorme domanda globale di dosi e ai tempi di approvazione finale, consegna e somministrazione.

Arrivano le prime dosi

Secondo quanto riportato in un articolo pubblicato dalla Reuters, le tre multinazionali riusciranno a distribuire per la somministrazione ai pazienti solo 25 milioni di dosi entro la fine del 2020.

Entro la fine del 2021 saranno prodotte 1,3 miliardi di dosi, ha assicurato la multinazionale, a fronte di una domanda globale senza precedenti.

La scorsa settimana la Pfizer ha fatto richiesta alla US Food and drug administration per ottenere l’autorizzazione all’uso in emergenza (Eua) del vaccino negli Stati Uniti, ma prima del 10 dicembre non riceverà nessuna risposta ufficiale.

La Pfizer, comunque, ha già annunciato che entro la fine dell’anno metterà a disposizione di tutto il mondo le prime 50 milioni di dosi, di cui il 50% sarà destinato agli Stati Uniti.

Considerando che serviranno almeno 2 dosi per ogni persona, entro la fine del 2020 solo 12,5 milioni di americani avranno avuto modo di vaccinarsi contro il Covid-19.

Chi si vaccinerà per primo e i problemi di distribuzione

Stabilire quali categorie sociali per prime potranno ricevere il vaccino è già adesso una questione ovviamente critica, ma si pensa a coloro che per lavoro sono più a contatto con i pazienti e la pandemia, quindi il personale medico.

Oltre allo stabilire chi per primo riceverà le dosi, c’è anche da provvedere al trasporto di questi vaccini, che nel caso della Pfizer dovrà avvenire a temperature molto basse, tra i -70 e i -80°C.

Per gran parte del resto del mondo, le speranze sono riposte nella disponibilità del vaccino di AstraZeneca e dell’Università di Oxford, una grande quantità del quale è prodotta in India, dal Serum Institute, soprattutto per i paesi a basso e medio reddito, grazie anche al contributo della Fondazione di Bill Gates e del progetto umanitario Covax.

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