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Coronavirus, Soro: ‘Limiti alla privacy ma solo per l’emergenza e sotto il controllo della Protezione Civile’

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Il Garante Privacy 'Non fare scelte irreversibili con i controlli o i tracciamenti'.

“Le emergenze limitano naturalmente tutte le libertà: penso al blocco della libera circolazione addirittura su scala nazionale alla quale ci siamo giustamente adeguati. Una compressione della libertà così forte probabilmente nel nostro Paese non l’avevamo mai verificata e penso quindi che il diritto alla protezione dei dati personali, alla privacy che, ricordo, è un diritto di libertà, è giusto che venga limitato dentro una adeguata cornice. La privacy è un diritto fondamentale, ma non è l’unico ed è soggetto al bilanciamento con altri beni giuridici, quali certamente la salute pubblica. Ma occorre ricondurre anche le scelte emergenziali dentro una cornice giuridica compatibile con il nostro ordinamento”. Lo dice a Radio Radicale il presidente dell’Autorità di garanzie per la tutela dei dati personali Antonello Soro.

“Noi – aggiunge – immediatamente dopo l’inizio di questa emergenza, il 2 febbraio abbiamo preparato un parere nei confronti delle ordinanze e dei poteri del Direttore della Protezione civile molto ampio, come esattamente si è verificato in passato in occasione dei terremoti, ma in questo caso ancora più ampio come è giusto. In seguito abbiamo conservato e conserviamo ancora una interlocuzione pressocché quotidiana o con le autorità della salute pubblica o con la direzione della protezione civile, quindi fa parte del nostro ordinamento ed è giusto che in una circostanza come questa noi facciamo tutto quello che è necessario perché esercitando i poteri delegati in questo caso alla Protezione Civile sia possibile contenere l’emergenza. L’emergenza è in realtà una condizione giuridica che legittima in generale le limitazioni della libertà, purché proporzionali alle esigenze di contrasto e temporaneamente limitate al protrarsi dello stato di eccezione”.

“Dobbiamo valutare non solo se consentire una limitazione di questi diritti ma anche il come – dice Soro – e quindi definire meccanismi che siano proporzionati, che corrispondano ad esigenze davvero necessarie e adeguate al rischio, con misure le meno invasive possibili, non fare scelte irreversibili con i controlli o tracciamenti, come capita in momenti di generale preoccupazione quando non di panico. Ci sono iniziative fai da te che possono, anziché agevolare le scelte e le misure di contrasto alla diffusione del virus, creare altri problemi. Solo in questo senso io richiamo sempre il principio di proporzionalità, la scelta di misure le meno invasive possibili, e anche l’assunzione di responsabilità da parte di chi ha titolo ad avere queste responsabilità”.

“La Protezione Civile e le autorità sono forti di poteri delegati per i quali possono trattare anche aspetti particolarmente delicati in questa circostanza – dichiara ancora Soro – ma questo non autorizza chiunque a fare altrettanto. E anche le scelte affidate in questi momenti, ad esempio alle aziende, ai datori di lavoro, per esempio con la misurazione della temperatura, peraltro già iniziata dal primo giorno nei nostri aeroporti, devono essere fatte assicurando le minime garanzie. I dati raccolti non devono essere conservati al di là dei tempi previsti o usati per altre finalità”.

“Insomma – sottolinea Soro – si tratta di ricondurre anche le scelte emergenziali dentro una cornice giuridica compatibile con il nostro ordinamento, non cedere all’improvvisazione, non perdere di vista l’obbiettivo che in questo caso è la ricostruzione della catena epidemiologia efficace per il contrasto della diffusione del virus. Una responsabilità che grava molto non solo sulla Protezione civile, ma sulle autorità sanitarie. E quindi, concretamente, sono ammesse limitazioni ad altri diritti pur fondamentali, purché necessarie e proporzionate. E’ un principio generale dell’ordinamento non solo italiano ma europeo su cui si basano l’equilibrio la tenuta del sistema dei diritti fondamentali, che consente di graduare le limitazioni di volta in volta in base a necessità effettive. Sono questi principi fondamentali che ci hanno consentito di non tradire la nostra idea di democrazia, restandole fedeli anche in altri contesti emergenziali: penso agli anni di piombo, all’eversione interna. E’ la grande forza del nostro ordinamento che, diversamente da altri, non ammette un regime extra ordinem per lo stato di eccezione, ma norma con adeguate garanzie anche l’emergenza e contempla quest’ultima non come fonte del diritto ma quale circostanza da iscrivere in un quadro di garanzie istituzionali, con tutte le deroghe del caso”.

“La privacy è un diritto di libertà – conclude – Le deroghe vanno gestite da autorità che si assumono la responsabilità di gestire una emergenza, e se il governo e il Parlamento hanno individuato nella Protezione civile il soggetto di coordinamento e di comunicazione, la comunicazione, mai come in queste circostanze, è importante, come Garante abbiamo deciso di affidare anche i nostri orientamenti ad un’unica regia, e di richiamare la necessità di far riferimento alla Protezione Civile e non alle iniziative fai da te. Sono possibili tutte le deroghe, ma ci deve essere una base giuridica che consenta attraverso i poteri della Protezione civile di tenere questa fase emergenziale dentro un contesto di garanzie accettabile, naturalmente con sacrificio di tutti. In questa emergenza straordinaria, senza precedenti in tempi di pace, dobbiamo farci carico tutti di un qualche sacrificio e certamente non sarà il garante quello che ostacola il governo di questa emergenza”.