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Coronavirus, gli algoritmi di Facebook e Twitter possono essere usati per l’interesse pubblico

Se su Facebook e Twitter digitate “coronavirus” ecco cosa si visualizza come primo risultato:

Su Facebook
Su Twitter

Come mai?

È il frutto dell’accordo tra i social, l’Organizzazione mondiale della Sanita (OMS) e i ministeri della Salute di molti Paesi, tra cui il nostro. Infatti, in Italia è il sito web del ministero guidato da Roberto Speranza a cui rimanda subito Facebook e Twitter per offrire agli utenti informazioni corrette, aggiornate e “per evitare il contagio e contribuire a impedire la diffusione del virus”, ma anche per contrastare le fake news sul coronavirus. In particolare, nel nostro Paese i due social rimandano alla sezione dedicata sul sito web ufficiale del ministero della Salute, dal titolo Nuovo coronavirus, cosa c’è da sapere”. Il dicastero sta dialogando anche con Google, che ha adottato, a livello globale, una iniziativa analoga con l’OMS.

Su Instagram se si scrive coronavirus si rimanda al sito dell’Organizzazione mondiale della Sanità.

Invece TikTok ospita il maggior numero di video che diffondono fake news sul coronavirus. Infatti se si digita “coronavirus” nella barra di ricerca di TikTok, uno dei principali suggerimenti in automatico che viene visualizzato è “cospirazione coronavirus”, che rimanda a video su questo tema.

Come declinare gli algoritmi per l’interesse pubblico

Cosa dimostra la “partnership” tra Facebook-Twitter e Governi? Come ha osservato Michele Mezza, “è uno straordinario esempio di come si possano negoziare gli algoritmi, è possibile declinarli per l’interesse pubblico, a supporto delle Istituzioni. E la sanità può essere uno straordinario laboratorio per dare un senso pubblico e condiviso allo strapotere degli OTT”.

Concretamente i social potrebbero utilizzare dei “filtri anti-fake news” con la stessa modalità messa in atto per il coronavirus su altre tematiche, su cui da anni si generano fake news, come i vaccini, l’autismo, immigrazione, attentati terroristici, ecc..

Sarebbe l’occasione per mettere gli algoritmi anche al servizio degli utenti e non solo per alimentare i profitti dei Big Tech.

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