La situazione

Coronavirus abbatte di oltre il 25% le emissioni di CO2 in Cina

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Crollano le emissioni di gas serra, anche il diossido di azoto (NO2) si riduce del 36%. Industria pesante, raffinerie di petrolio e consumo di carbone ai minimi dal 2015, tagliati del 70% i voli aerei nazionali. La Cina fa i conti con l’epidemia del nuovo millennio e le prospettive non sono rosee.

Fabbriche chiuse, trasporti fermi o quasi, attività umane ridotte al minimo, ci sono tutti gli ingredienti, insomma, per decretare una crisi economica e allo stesso tempo per rilevare una significativa riduzione di emissioni di diossido di carbonio, la famigerata CO2.

Situazione

Secondo stime del Centre for Research on Energy and Clean Air riportate da carbonbrief.com, le emissioni di CO2 in Cina dall’inizio dell’epidemia sono state tagliate di oltre il 25%, più di 100 milioni di tonnellate in meno rispetto all’anno passato di questo periodo (quando il Paese ha rilasciato in atmosfera circa 400 milioni di tonnellate di CO2).

Giù del 36% anche le emissioni di diossido di azoto, altro temibile gas serra noto con la sigla NO2, strettamente associato allo sfruttamento industriale e pubblico dei combustibili fossili.

Secondo analisi dell’Agenzia internazionale dell’energia (Aie) e dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (Opec), il dato sulle emissioni è frutto di una serie di concause tutte legate al coronavirus o Covid-19, tra cui: utilizzo del carbone al minimo rispetto gli ultimi quattro anni; le raffinerie di petrolio dello Shandong sono al minimo dal 2015; gli impianti di produzione dell’acciaio al minimo rispetto agli ultimi quattro anni; il 70% in meno di voli aerei nazionali.

Il contrasto all’epidemia ha portato le autorità di Pechino alla decisione storica di diminuire la produzione industriale nazionale del 40% rispetto al 2019.

Prospettive

Di solito, dopo il Capodanno cinese, al rientro dei lavoratori, per alcuni giorni il consumo di energia elettrica, di petrolio e carbone segna un taglio anche del 50%, per poi riprendere a salire rapidamente. Quest’anno, causa l’epidemia coronavirus, dal 10 febbraio, data di ripresa del lavoro, ad oggi, il crollo è ancora presente, senza segno di ripresa.

La priorità per il Governo cinese, al momento, è tenere alta proprio la produzione di acciaio, perché nel caso contrario, di una stagnazione, o peggio, un’ulteriore riduzione, si dovrà provvedere alla chiusura degli altiforni, che non è mai una cosa semplice.

Ora bisognerà vedere come evolverà l’epidemia. Se entro poche settimane la situazione tornerà alla normalità o quasi, le emissioni riprenderanno massicce in pochissimo tempo. In caso contrario, assisteremo ad un periodo di ulteriori cali generali sia della produzione, sia delle emissioni, con benefici crescenti per l’ambiente e il global warming planetario, ma gravi ripercussioni sociali, in termini di accesso al credito, di disoccupazione, di impatto sul sistema sanitario, di reperibilità di beni alimentari e di ordine pubblico.