Finestra sul mondo

Corea del Nord sanzionata dall’Onu, Crisi Medio Oriente, Elezioni Venezuela, Riforma del lavoro in Francia

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

Corea del Nord, dal Consiglio di sicurezza Onu via libera a nuove sanzioni ma non all’embargo petrolifero

12 set 10:54 – (Agenzia Nova) – Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato all’unanimita’ lunedi’ un ulteriore inasprimento del regime sanzionatorio a carico della Corea del Nord, in risposta al test nucleare effettuato dieci giorni fa dal regime di Pyongyang. La risoluzione punta a limitare le importazioni petrolifere da parte della Corea del Nord a soli due milioni di barili annui, a bloccare le esportazioni di prodotti tessili e a consentire il sequestro di tutte le navi da carico che non accettino di essere sottoposte a ispezioni in alto mare. Gli Stati Uniti hanno proclamato vittoria per la decisione di Russia e Cina di votare in favore delle nuove sanzioni; per ottenere il sostegno unanime alla risoluzione, pero’, gli Usa hanno dovuto rinunciare all’embargo petrolifero completo nei confronti di Pyongyang e al congelamento di tutti gli asset detenuti all’estero dal dittatore nordcoreano, Kim Jong Un. Mosca e Pechino hanno tentato di spingere gli Usa verso una soluzione diplomatica, insistendo affinche’ il testo della risoluzioni includa una richiesta di ripresa dei negoziati. Tutte le parti dovrebbero “mantenere il sangue freddo” e “riprendere i negoziati il prima possibile”, ha dichiarato l’ambasciatore cinese all’Onu, Liu Jieyi; i suo collega russo, Vassili Nebenzia, ha citato la necessita’ di un “accordo politico”, ed ha avvertito che il mancato impegno delle parti per la ripersa dei negoziati “si tradurrebbe in una violazione diretta del consenso raggiunto in seno al Consiglio”. I media di Stato nordcoreani hanno rivolto un duro attacco all’ambasciatore Usa all’Onu Nikki Haley prima del voto sulla risoluzione, minacciando di “far pagare agli Stati Uniti il giusto prezzo”; a dispetto della retorica, pero’, da Pyongyang giungono segnali di apertura: funzionari del ministero degli Esteri nordcoreano starebbero organizzando colloqui informali con ex funzionari statunitensi in Svizzera, stando a fonti citate dalla televisione giapponese. Nel frattempo, la “Washington Post” di scaglia contro la Russi,a che accusa di “minare gli sforzi sanzionatori tesi ad arrestare il programma nucleare nordcoreano”. Secondo il quotidiano, che cita “funzionari statunitensi”, “contrabbandieri russi” stanno accorrendo in soccorso della corea del Nord con carichi di petrolio e altri rifornimenti vitali che potrebbero vanificare l’effetto delle sanzioni appena approvate dal consiglio di sicurezza.

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Medio Oriente, Israele si ritaglia una “zona cuscinetto sicura” in territorio siriano

12 set 10:54 – (Agenzia Nova) – Sin dalle prime fasi del conflitto in Siria, Israele ha dato inizio al programma “Good Neighbors” (“Buoni vicini”), che garantisce assistenza medica a civili e combattenti siriani attraverso il confine tra i due paesi, nel Golan. Nel corso degli anni, il programma si e’ esteso sino a trasformarsi in una operazione piu’ complessa, che ora prevede anche l’invio di carburante, generi alimentari ed altri rifornimenti verso le aree di confine del territorio siriano ancora controllate dai ribelli. Le autorita’ di Tel Aviv pongono l’accento sull’aspetto umanitario del programma, ma il suo vero obiettivo, scrive la “Washington Post”, e’ un altro: creare una “zona amica” in territorio siriano, da utilizzare come cuscinetto difensivo contro il nemico giurato di Israele, il movimento sciita libanese Hezbollah. Israele osserva da mesi con preoccupazione la decisa svolta del conflitto siriano in favore del regime siriano e dei suoi principali alleati: l’Iran ed Hezbollah. Per il momento, grazie anche all’appoggio israeliano, i “gruppi ribelli” sunniti controllano ancora gran parte del lato siriano del confine tra i due paesi; l’obiettivo di Tel Aviv e’ di impedire che gli equilibri attuali subiscano mutamenti. Ufficialmente, le Forze di difesa israeliane negano di aver fornito appoggio diretto ai militanti sunniti, ma un ex ufficiale dell’intelligence militare israeliana citato dalla “Washington Post” sostiene che almeno una dozzina di gruppi abbiano ottenuto il sostegno anche finanziario di Israele. Dal 2013 ad oggi Israele sostiene di aver fornito assistenza medica a circa 3 mila siriani nel Golan, ma il dato reale sarebbe maggiore; ora che i combattimenti nell’area si sono fatti meno intensi, Tel Aviv ha iniziato ad offrire assistenza contro patologie e condizioni mediche ordinarie, e nell’arco degli ultimi 12 mesi circa 600 bambini siriani sono stati ricoverati negli ospedali israeliani. Israele ha trasferito 360 tonnellate di cibo, quasi 120 mila galloni di benzina, 90 bancali di medicinali e 50 tonnellate di capi di vestiario oltre il confine, assieme a generatori, tubature per l’acqua e materiale da costruzione, spiegano le Forze di difesa. Rapporti piu’ stretti con i ribelli oltreconfine garantiscono a Israele anche un maggiore accesso a informazioni d’intelligence. Il paese, dunque, ha mantenuto solo formalmente una posizione neutrale nei confronti del conflitto siriano, come dimostrato del resto dai molteplici attacchi aerei attribuiti all’Aviazione siriana contro convogli di armi dirette a Hezbollah e altri obiettivi sul suolo siriano; l’ultimo risale soltanto alla scorsa settimana, ed ha colpito una struttura militare che pare servisse da stabilimento per la produzione di razzi destinati al gruppo militante libanese.

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Venezuela, elezioni regionali fissate al 15 ottobre

12 set 10:54 – (Agenzia Nova) – Si terranno domenica 15 ottobre le attese elezioni amministrative in Venezuela. Il voto, che fornira’ i nomi dei governatori degli Stati in cui e’ diviso il paese caraibico, si sarebbe dovuto tenere entro la fine del 2016, ma le autorita’ elettorali decisero per un rinvio denunciando una “guerra economica” in atto nel paese. Opposizioni e diversi osservatori internazionali vedevano invece nella bassa popolarita’ del partito di governo Psuv (Partito socialista unito del Venezuela) il vero motivo del rinvio. Il voto, ha reso noto il Consiglio elettorale nazionale (Cne), sara’ preceduto da una campagna elettorale in un periodo compreso tra il 23 settembre e il 12 ottobre, alle ore 12. Alle urne sono attesi qualcosa piu’ di 18 milioni di elettori. La proclamazione della data rompe un lungo periodo di incertezza, ma – riassume il quotidiano spagnolo “El pais” -, “all’interno delle opposizioni riunite nella Mesa de la Unidad democratica (Mud) si e’ scatenata un’accesa discussione sulla convenienza e legittimita’ della partecipazione dei loro candidati al voto”: il rischio e’ quello di legittimare le stesse istituzioni combattute per mesi nelle strade, finendo per dare credito all’Assemblea nazionale costituente, l’organo voluto dal presidente Nicolas Maduro contro il volere dell’opposizione e che ha forzato i tempi finali dell’apertura delle urne. Alla fine, un accordo raggiunto “in extremis” dai principali partiti della Mud ha permesso, pur tra numerose contestazioni, di celebrare le primarie con cui si sono indicati i nomi che sfideranno i candidati governativi. Sempre che, osserva ancora la testata, “i candidati delle opposizioni superino il filtro della Costituente filogovernativa, che si e’ riservata la facolta’ di inabilitare coloro che, a giudizio dell’Assemblea costituente, abbiano partecipato ad azioni di ‘incitamento alla violenza’ nel corso delle recenti proteste di piazza”.

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Venezuela, Tajani sollecita a vertici Ue misure contro responsabili della repressione

12 set 10:54 – (Agenzia Nova) – Il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ribadisce “pieno rispetto e solidarieta’” all’Assemblea nazionale venezuelana (An), il Parlamento controllato dalle opposizioni al presidente Nicolas Maduro ma i cui poteri sono da tempo disattesi dal governo di Caracas. In una lettera al presidente dell’An Julio Borges, da questi pubblicata sul proprio account di twitter, Tajani censura il “fraudolento insediamento dell’Assemblea nazionale costituente” (Anc), l’organo voluto dal Maduro per rispondere alla crisi interna del paese. Il presidente dell’europarlamento ha ricordato che “non riconosce” la Anc e ha sollecitato il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e del Consiglio europeo Donald Tusk ad adottare “misure restrittive, individuali e mirate contro i responsabili della repressione nel paese”. Tajani ha inoltre riferito degli incontri avuti con gli ambasciatori dei paesi latinoamericani che ad agosto hanno firmato la “dichiarazione di Lima”, documento che censurava in maniera netta la “rottura dell’ordine democratico” in Venezuela, non riconosceva il mandato della Anc ed esprimeva totale appoggio alla An. A loro il politico italiano ha ribadito l’appoggio spiegando che non partecipera’ ne’ al vertice EuroLat, l’assemblea parlamentare euro-latinoamericana, ne’ al vertice della Comunita’ degli Stati latinoamericani e caraibici (Celac).

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Regno Unito, per Johnson la sicurezza britannica e’ “indissolubilmente legata a quella dell’Europa”

12 set 10:54 – (Agenzia Nova) – “Una delle tragiche delusioni dell’umanita’ e’ la convinzione che il progresso sia inevitabile. Dopo sette decenni di pace nella maggior parte d’Europa, saltiamo alla conclusione che l’armonia debba regnare sempre. La vittoria nella Guerra fredda sembrava dire che l’Europa stesse percorrendo una strada a senso unico verso la pace e la liberta’. Ma la storia dimostra che le luci della civilta’ possono spegnersi velocemente come si sono accese”. Inizia cosi’ un articolo dal segretario agli Esteri del Regno Unito, Boris Johnson, sul quotidiano britannico “The Times”, nel giorno in cui e’ attesa la pubblicazione di un importante documento negoziale sulla Brexit riguardante la politica estera, della difesa e dello sviluppo. “La pace in Europa — scrive l’esponente del governo guidato da Theresa May — deve essere preservata con un investimento continuo di volonta’ e mezzi. La Gran Bretagna ha svolto un ruolo straordinario nella salvaguardia del continente e, sotto questo aspetto, la nostra uscita dall’Unione Europea non cambiera’ nulla”. Dopo il 1945, ricorda il ministro, la Gran Bretagna giunse alla conclusione che “l’unico modo per assicurare la pace fosse attraverso una garanzia istituzionalizzata della sicurezza europea” e contribui’ alla creazione della Nato, l’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord. “Oggi — prosegue il responsabile della diplomazia britannica — la nostra valutazione e’ fondamentalmente la stessa. La Gran Bretagna ha interessi globali e una politica estera globale. Ma la nostra sicurezza e’ indivisibilmente collegata a quella dell’Europa”, un “impegno incondizionato” incarnato principalmente dall’appartenenza alla Nato, alla quale Londra fornisce quasi un quarto delle forze presenti nei Paesi Baltici e in Polonia. Il titolare del Foreign Office assicura il sostegno a “una futura partnership con l’Ue ampia e profonda”, che comprenda la diplomazia, la difesa, la sicurezza e lo sviluppo. “Il contributo del Regno Unito sara’ significativo”, promette. Il ministro rivendica, quindi, che il bilancio del paese per la difesa e gli aiuti all’estero e’ il maggiore in Europa, che le sanzioni dell’Ue “poggiano sull’intelligence britannica”, che le industrie militari e tecnologiche britanniche e i programmi nazionali di ricerca e sviluppo contribuiscono tutti alla sicurezza europea, che gli aerei da trasporto tattico C-17 della Raf (Royal Air Force) costituiscono “il cento per cento della capacita’ di sollevamento pesante delle forze armate europee” e che la Royal Fleet Auxiliary (Rfa) rappresenta il 55 per cento della capacita’ di rifornimento in mare delle navi da guerra. “Dopo che la Gran Bretagna avra’ lasciato l’Ue il governo decidera’ se e come usarle nella stessa logica di prima. E il nostro punto di partenza sara’ la convinzione incrollabile che la sicurezza britannica ed europea sono la stessa e unica cosa, e che non dobbiamo mai essere cosi’ compiaciuti da dare la pace per scontata”, conclude Johnson.

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Regno Unito, vittoria del governo sull’Eu Withdrawal Bill

12 set 10:54 – (Agenzia Nova) – La Camera dei Comuni del Regno Unito, riferisce il “Financial Times”, ha approvato con una maggioranza di 36 voti (326 contro 290) l’Eu Withdrawal Bill, la cornice normativa della Brexit, che attribuisce al governo ampi poteri legislativi nel trasporre norme di derivazione comunitaria nel diritto nazionale. Sette deputati del Labour, ribellandosi alla linea del partito, hanno votato con la maggioranza. La votazione si e’ svolta all’alba dopo ore di dibattito, nel quale anche esponenti conservatori che poi hanno votato a favore (l’unico contrario e’ stato Ken Clarke) hanno espresso perplessita’ per l’introduzione dei cosiddetti “poteri di Enrico VIII”, che consentono all’esecutivo di modificare le leggi con un minimo scrutinio parlamentare, e chiesto emendamenti in seconda lettura. Nella prima votazione della mattinata, su un emendamento del Labour che avrebbe neutralizzato la legge, il governo ha vinto per 22 voti; uno scarto ancora minore, di 17, c’e’ stato sulla calendarizzazione, ritenuta da molti troppo frettolosa. La premier, Theresa May, ha espresso soddisfazione per “la storica decisione che appoggia la volonta’ del popolo” e da’ la possibilita’ di andare avanti nei negoziati “su solide fondamenta”. L’esecutivo, tuttavia, dovrebbe affrontare una prova piu’ dura quando il testo passera’ all’esame piu’ dettagliato delle commissioni. L’elenco dei parlamentari intenzionati a proporre emendamenti e’ lungo e comprende anche Tory: l’ex procuratore generale Dominic Grieve, ad esempio, ha definito il disegno di legge una “mostruosita’” e minacciato di votare contro se non saranno apportate modifiche. Basterebbero sette conservatori ribelli per mettere in difficolta’ il governo di minoranza appoggiato dall’esterno dal Partito unionista democratico (Dup) dell’Irlanda del Nord. L’esecutivo ha presentato l’Eu Withdrawal Bill come uno strumento tecnico necessario per trasporre migliaia di leggi e regolamenti adottati nei 44 anni di appartenenza all’Unione Europea. Il ricorso ai “poteri di Enrico VIII”, tuttavia, e’ stato fortemente contrastato, soprattutto dal Labour. Inoltre, e’ oggetto di critica l’approccio riguardante le amministrazioni devolute, Scozia, Galles e Irlanda del Nord, che potrebbero essere esclude dal rimpatrio di alcune competenze europee a vantaggio del governo centrale. Infine, desta preoccupazione la sorte delle tutele previste dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.

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Francia, primo braccio di ferro Macron-sindacati sulla riforma del Lavoro

12 set 10:54 – (Agenzia Nova) – Ne’ rimorsi, ne’ rimpianti, ne’ patemi d’animo: c’e’ da chiedersi se il presidente francese Emmanuel Macron non stia cercando deliberatamente di inasprire il braccio di ferro ingaggiato con i sindacati che oggi martedi’ 12 settembre hanno convocato in Francia la prima manifestazione contro la sua riforma del Codice del lavoro. Se lo chiede il quotidiano conservatore “Le Figaro” commentando le dichiarazioni con cui ieri Macron e’ tornato nuovamente ad attaccare quelli che gia’ la scorsa settimana aveva definito “fannulloni”, “cinici” ed “estremisti” che si oppongono alla riforma. Quei termini pero’ hanno suscitato vaste polemiche, fornendo ai suoi oppositori un’arma in piu’ per amplificare l’odierna mobilitazione: il leader della coalizione di estrema sinistra, Jean-Luc Me’lenchon, se ne’ e’ immediatamente impadronito per chiamare a manifestare; il segretario nazionale del Partito comunista, Philippe Martinez, si e’ detto scandalizzato; ed il Partito socialista ha denunciato il “disprezzo” del presidente. Il quale ieri si e’ visto in qualche modo costretto a spiegare il senso delle durissime parole da lui usate, ma che oggi dovra’ comunque affrontare come tutti i suoi predecessori la prova della piazza. La prima giornata di mobilitazione sindacale contro la riforma del Codice del lavoro pero’ oggi si apre sotto il segno delle divisioni tra le varie opposizioni: i sindacati, praticamente unanimi nel criticare i decreti applicativi approvati dal governo del premier Edouard Philippe, sono tuttavia assai divisi sulle azioni da intraprendere; e lo sono anche i vari partiti e movimenti dell’opposizione di sinistra. Le manifestazioni odierne sono state convocate dal sindacato di ispirazione comunista Cgt e vedono l’adesione delle organizzazioni minori Fsu, Solidaires ed Unef, oltre che ovviamente del Partito comunista (Pcf): scioperi sono previsti nelle ferrovie e nei trasporti pubblici, inclusa la rete della metropolitana parigina, nei voli della compagnia aerea Air France, nelle reti pubbliche di France Te’le’visions; l’appello a manifestare include anche tutti i dipendenti pubblici e gli studenti liceali ed universitari. Ma all’appello non hanno risposto le altre due grandi confederazioni, Force ouvrie’re (Fo) e la cattolica Cfdt; non partecipa neppure la coalizione “La France insoumise” (“La Francia non-sottomessa”, ndr) di Me’lenchon, che invece punta tutto sulla sua giornata di mobilitazione convocata per il 24 settembre prossimo; quanto infine al Partito socialista (Ps), esso e’ profondamente diviso tra quelli che oggi saranno in piazza e quanti invece rivendicano di non essere “ne’ sindacalisti, ne’ non-sottomessi”.

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Innogy, EnBw, Nordex: la guerra dei prezzi nel settore eolico

12 set 10:54 – (Agenzia Nova) – Il mercato dell’energia eolica sta vivendo una nuova era. Mentre in precedenza i fornitori di energia avevano un compenso fisso per ogni magawatt/ora di energia fornita, dall’inizio dell’anno le cose sono cambiate e il prezzo e’ stabilito da un’asta aperta a tutta l’Europa. Colui che offre il prezzo piu’ basso ottiene il contratto. Nel mese di aprile Innogy aveva perso l’opportunita’ di costruire un impianto offshore nel Mare del Nord, denominato “Kaskasi”, con una capacita’ di 12 megawatt a Helgoland. Ora pero’ il gruppo si e’ aggiudicato il contratto per la costruzione del parco offshore “Triton Knoll”, da costruirsi entro la meta’ del 2018 al largo della costa britannica per un totale di circa 2 miliardi di sterline, in collaborazione con la societa’ energetica norvegese Statkraft. Il parco entrera’ in funzione entro il 2021 e avra’ una capacita’ di 860 megawatt. “Sono molto felice che abbiamo vinto il progetto”, ha detto il 52 enne Hans Buenting, capo dell’operazione della Innogy. La societa’ percepira’ solo 74,75 sterline per megawattora. In Gran Bretagna anche la EnBw e la danese Dong hanno partecipato alla gara per la costruzione entro il 2025 nel Mare del Nord. Il settore dell’energia eolica si incontra da martedi’ a venerdi’ presso la fiera biennale di Husum, nel Nord della Frisia. L’industria e’ in crisi perche’ dopo due anni di continua crescita il settore e’ in recessione: previsto un crollo del 76 per cento della capacita’ di produzione energetica entro tre anni. La crescita si sta spostando dall’Europa all’Asia. La Commerzbank fino al 2026 si aspetta una crescita del mercato delle turbine eoliche da terra con una media del 2 per cento all’anno, ma in quello offshore la crescita dovrebbe essere del 17 per cento all’anno. Berthold Bonanni, capo del settore energia della Commerzbank, prevede una concorrenza settoriale feroce nei prossimi anni, con migliaia di posti di lavoro in bilico. “Vedremo nei prossimi due anni un crollo nella costruzione di nuovi parchi eolici in Germania, e dobbiamo reagire”, ha detto recentemente l’amministratore delegato di Nordex, Jose’ Luis Blanco, al quotidiano “Handelsblatt”. L’ad del terzo piu’ grande produttore di turbine eoliche in Germania prevede tagli fino a 500 posti di lavoro in Europa. Anche il quarto produttore, Senvion, prevede risparmi attraverso il taglio di 660 dipendenti. Altre fabbriche, come la Husum e la Trampe hanno gia’ chiuso. I tempi in cui si realizzavano elevati margini di guadagno con le turbine eoliche sono finiti, anche se Buenting si ritiene soddisfatto dei rendimenti attuali.

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Migrazioni, presidente Parlamento Ue Tajani: l’Ue deve armonizzare gli aiuti

12 set 10:54 – (Agenzia Nova) – Il presidente del Parlamento europeo, l’italiano Antonio Tajani, in un’intervista apparsa ieri lunedi’ 11 settembre sul “”Neue Osnabrucker Zeitung””, si e’ dichiarato a favore di una armonizzazione degli aiuti ai profughi all’interno dell’Unione Europea (Ue): le differenze di trattamento offerto dai diversi Stati membri hanno portato ad “una sorta di shopping” da parte dei migranti, che cercano di andare preferibilmente nei paesi che offrono condizioni di accoglienza piu’ favorevoli, ha detto Tajani, aggiungendo che “questo deve cessare” e che un aggiustamento permetterebbe di “sollevare il peso per quei paesi che offrono le condizioni migliori”. Tajani si e’ anche espresso a sostegno di un contributo europeo al rafforzamento delle frontiere ungheresi. “Sono a favore dell’investimento per il rafforzamento dei confini dell’Ungheria perche’ questo e’ un confine esterno dell’Unione europea”, ha detto Tajani al “Neue Osnabrucker Zeitung”. In cambio, pero’, l’Ungheria dovrebbe essere disposta ad accettare i rifugiati nell’ambito del piano di ridistribuzione all’interno dell’Unione europea, una prospettiva che il governo di Viktor Orban ha ripetutamente respinto. Il primo ministro Orban ha recentemente chiesto alla Commissione europea di pagare la meta’ del costo di 440 milioni di euro sostenuto dal suo paese per la costruzione e il presidio della recinzione sul confine. Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha prontamente respinto la richiesta. “Dobbiamo fermare l’immigrazione sulla rotta balcanica, cosi’ come quella attraverso il Mediterraneo”, ha dichiarato Tajani. A suo parere, questo puo’ essere fatto solo con maggiori presidi di polizia alle frontiere.

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Stx-Fincantieri, operazione disgelo tra Francia ed Italia

12 set 10:54 – (Agenzia Nova) – Per dimostrare che tra Francia ed Italia e’ iniziato il disgelo dopo diverse settimane di tensione seguite alla decisione francese di nazionalizzare i cantieri navali Stx di Sain Nazaire per evitare che ne prendesse il controllo la societa’ italiana Fincantieri, nel tardo pomeriggio di ieri lunedi’ 11 settembre il ministro francese dell’Economia, bruno Le Maire, ed il suo omologo italiano, Pier Carlo Paodan, hanno tweettato la stessa foto del loro incontro di una cinquantina di minuti a Roma: lo riferisce il quotidiano “Libe’ration”. Da entrambe le parti i toni ormai sono piu’ concilianti: “Il nostro obbiettivo e’ un accordo franco-italiano da ratificare al vertice bilaterale del 27 settembre”, ha detto il ministro francese. “E’ stato un incontro costruttivo, abbiamo registrato dei passi in avanti verso un’intesa al vertice” di Lione, ha confermato Padoan che, ancora qualche giorno fa aveva ribadito la richiesta che la Francia rispettasse l’accordo dello scorso aprile che accordava a Fincantieri la maggioranza nel capitale dei cantieri Stx; anche il ministro italiano dello Sviluppo industriale Carlo Calenda, che ha partecipato all’incontro di ieri, ha parlato di “un incontro utile” per uscire dall’impasse. secondo il corrispondente da Roma di “Libe’ration”, Eric Jozsef, che cita fonti “partecipanti alla riunione”, i negoziati non vertono piu’ sulla costituzione di una sorta di “Airbus dei mari”, un grande gruppo che unirebbe Fincantieri, Stx France ed il gruppo statale francese Naval Group specializzato nella costruzione di navi militari: una soluzione, avanzata nei giorni scorsi, che annacquerebbe il controllo italiano sui cantieri di Saint Nazaire. Le due delegazioni starebbero ormai lavorando parallelamente a due dossier separati, uno per sistemare la questione della proprieta’ di Stx France e l’altro per mettere a punto un grande accordo bilaterale tra Francia ed Italia nel settore navale militare. Senza escludere, conclude “Libe’ration”, che alla fine il vertice franco-italiano di Lione possa trovare una sintesi ad entrambe le materie.

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