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Corbyn e il secondo referendum sulla Brexit, Macron accoglie a Versailles 150 capi di impresa, Richieste d’asilo in Germania

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore.

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.
Regno Unito, il leader laborista Jeremy Corbyn resiste alle pressioni per un secondo referendum sulla Brexit
Londra, 21 gen 10:57 – (Agenzia Nova) – Il leader laborista, Jeremy Corbyn, si prepara a resistere fino all’ultimo alle pressioni di quanti, nel suo partito, gli chiedono di fare chiarezza e di risolversi ad appoggiare la richiesta di un secondo referendum: così il quotidiano “The Guardian” in edicola oggi lunedì 21 gennaio riassume la posizione ufficiale del Partito laborista dopo il fallimento del dialogo intavolato dal governo nel corso del fine settimana con i partiti di opposizione, nel tentativo di trovare una soluzione all’impasse in cui il paese si è cacciato; l’obbiettivo a breve di Corbyn, sostiene il giornale, è di arrivare in questo modo almeno fino al 29 gennaio prossimo, quando il primo ministro Theresa May sottoporrà al Parlamento il suo cosiddetto “piano B” sulla Brexit. Secondo le fonti interne citate dal “Guardian”, insomma, il leader del Partito laborista starebbe solo cercando di prendere tempo: e per farlo punta sulle opposte spinte provenienti dalle ali contrapposte dei laboristi filo-Ue (i cosiddetti “Remainers”) e degli anti-europei (i cosiddetti “Leavers”). Corbyn, secondo il giornale, è determinato a poter cogliere tutte le occasioni che i prossimi passaggi parlamentari gli offriranno per sottolineare la propria politica sulla Brexit, in contrapposizione a quella del Partito conservatore al governo: permanenza del Regno Unito all’interno dell’unione doganale Ue, stretti legami anche in futuro con il mercato unico unico europeo e strenua difesa dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente, così come finora sono stati garantiti dall’appartenenza del paese all’Unione Europea. Questa “visione” della Brexit e dei futuri rapporti tra Regno Unito ed Ue, nelle intenzioni della leadership laborista, dovrebbe costituire una sorta di vero e proprio “manifesto” pre-elettorale. Perché il vero obbiettivo del Labour, spiega il giornale, è sempre e soltanto uno: riuscire a provocare la caduta del gabinetto May ed conquistare l’ambito premio di portare il Regno Unito ad elezioni anticipate. Elezioni che i Laboristi contano di vincere proprio puntando il dito contro la caotica gestione della Brexit fin qui messa in campo da parte dei governi del Partito conservatore; nella speranza, neppure tanto nascosta, che i fallimenti dei rivali facciano dimenticare le divisioni e le ambiguità che anche il Partito laborista sulla Brexit alberga al suo interno. Secondo Corbyn purtroppo, conclude sconsolatamente il “Guardian” che invece sostiene la campagna “People’s vote”, può tranquillamente aspettare o essere del tutto accantonata la possibilità che il popolo britannico sia chiamato ancora ad esprimersi, con un nuovo referendum, sulla più drammatica questione per il futuro del Regno Unito che il paese debba affrontare da decenni a questa parte.

Germania-Arabia Saudita, Rheinmetall minaccia di denunciare il governo dopo stop a esportazioni armi a Riad
Amburgo, 21 gen 10:57 – (Agenzia Nova) – Il governo tedesco può andare incontro a eventuali richieste di risarcimento a causa della sospensione delle forniture militari all’Arabia Saudita. In una lettera inviata al ministero dell’Economia e visionata dal settimanale “Spiegel”, la Rheinmetall (azienda tedesca produttrice di armi da fuoco), minaccia di citare in giudizio per danni il governo se l’embargo dovesse continuare. La cancelliera Angela Merkel aveva dichiarato a fine ottobre, in seguito all’assassinio del giornalista saudita Jamal Kashoggi, che non sarebbero stati rilasciati nuovi permessi per le esportazioni di armi a Riad e che le consegne di armamenti già approvate dal governo tedesco non avrebbero potuto lasciare la Germania. Rheinmetall, per parte sua, ritiene ci siano le premesse per una richiesta di risarcimento danni, in quanto il governo, con la sua decisione, sospende per ragioni politiche le esportazioni già approvate dal Consiglio di sicurezza federale. Inoltre, la società teme che gli azionisti possano denunciare Rheinmetall in caso di mancata richiesta di risarcimento. Il volume d’affari è enorme. Secondo gli addetti ai lavori sono già stati prodotti armamenti del valore di due miliardi di euro. Secondo informazioni dello “Spiegel” alcune forniture per l’Arabia Saudita – come, per esempio, quattro sistemi radar “Cobra” – sono già pronti per lo sbarco.

Germania, in aumento il numero di richiedenti asilo respinti
Monaco di Baviera, 21 gen 10:57 – (Agenzia Nova) – Lo scorso anno le autorità tedesche hanno trasferito in altri stati dell’Unione europea tanti rifugiati come mai prima d’ora. Da gennaio a fine novembre 2018, 8.658 richiedenti asilo costretti a lasciare il paese sono stati respinti in altre nazioni dell’Ue, rispetto ai 7.102 dell’anno precedente. Queste le cifre fornite dal ministero dell’Interno in risposta a una richiesta della deputata Ulla Jelpke, visionate in esclusiva dalla “Sueddeutsche Zeitung”. Nei primi undici mesi del 2018 l’Ufficio federale per la migrazione e i rifugiati (Bamf) ha inoltrato ad altri stati un totale di 51.558 richieste di trasferimento. Di queste 35.375 sono state accolte. Rispetto agli anni precedenti, la quota di rifugiati effettivamente trasferiti è aumentata bruscamente al 24,5 per cento; nel 2017 era ancora al 15,1 per cento. La principale destinazione dei trasferimenti intra-europei resta l’Italia, dove viene trasferita quasi una persone su tre.

Francia, il presidente Macron accoglie a Versailles 150 capi di impresa per il summit “Choose France”
Parigi, 21 gen 10:57 – (Agenzia Nova) – Oggi, 21 gennaio, il presidente Emmanuel Macron riceve alla reggia di Versailles più di 150 dirigenti di aziende straniere e francesi nel quadro del summit annuale “Choose France” (“Scegli la Francia”, ndr). Lo riferisce la stampa francese, spiegando che l’evento si tiene a due giorni dall’apertura del Forum economico di Davos, in Svizzera, al quale il capo dello Stato francese non parteciperà. Nel corso dell’appuntamento sono previsti sei atelier tematici e più di 400 colloqui bilaterali tra capi di aziende e membri del governo. L’obiettivo dell’evento, che si tiene in piena crisi dei gilet gialli, è quello di confermare l’attrattività economica della Francia, che è il primo paese europeo per numero di investimenti stranieri. Secondo i dati diffusi a giugno dalla società di consulenza britannica Ernst & Young, l’Esagono ha registrato nel 2017 e all’inizio del 2018 “una progressione spettacolare dell’attrattività” con un aumento del 31 per cento degli investimenti. Al termine della giornata dovrebbero essere annunciati investimenti per centinaia di milioni di euro in vari settori come la logistica, il digitale o il turismo d’affari. L’esecutivo ha fatto sapere che i 3,5 miliardi di euro annunciati un anno fa durante la prima edizione di “Choose France” sono “sui binari”.

Francia, nei prossimi giorni Renault annuncerà il successore del presidente Ghosn
Parigi, 21 gen 10:57 – (Agenzia Nova) – Nei prossimi giorni il consiglio di amministrazione della Renault nominerà il successore del presidente Carlos Ghosn, arrestato il 19 novembre scorso in Giappone. Lo scrive “Les Echos”, spiegando che alla scelta del nome parteciperà anche lo Stato, azionista di maggioranza con il 15 per cento del capitale. Il ministro dell’Economia, Bruno le Maire, ha chiesto al consiglio di amministrazione di “passare a una nuova tappa”. Tuttavia, restano da stabilire ancora molti punti rimasti fino ad oggi in sospeso. Fra questi, c’è quello riguardante le modalità con cui verrà licenziato Ghosn. Renault sta calcolando le indennità e i benefit che il top manager potrà richiedere all’azienda per la sua uscita di scena. Restano inoltre da determinare le funzioni che avrà il prossimo dirigente, che potrà guidare l’alleanza Renault-Nissan o solamente il gruppo francese. Per il momento, l’attuale presidente della Michelin, Jean-Dominique Senard, sembra essere il favorito per prendere il posto di presidente del consiglio di amministrazione. Per il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, Senard ha una “competenza riconosciuta nel settore automobilistico”. La scorsa settimana il direttore del gabinetto di Le Maire, Emmanuel Moulin, e il direttore dell’Agenzia delle partecipazioni statali, Martin Vial, si sono recati a Tokyo per incontrare i dirigenti della Nissan e i rappresentanti del governo nipponico.

Regno Unito, fallito il dialogo tra i partiti sulla Brexit
Londra, 21 gen 10:57 – (Agenzia Nova) – Il dialogo tra i partiti britannici sulla Brexit è fallito ed è sfociato in uno scambio di recriminazioni sulle responsabilità dell’insuccesso tra il primo ministro, Theresa May, ed il leader del Partito laborista, Jeremy Corbyn: lo scrive il quotidiano “The Times” in edicola oggi lunedì 21 gennaio, riferendo che nella serata di ieri domenica 20 la premier May ha deciso di interrompere gli incontri con gli esponenti dei partiti di opposizione ed ha annunciato ai suoi ministri un nuovo piano. Il “piano B” consiste in pratica in un calendario di passi che, nelle speranze della premier, dovrebbe portare il Parlamento britannico ad approvare un accordo modificato con l’Ue sui rapporti economici e commerciali con il Regno Unito dopo la Brexit, che resta fissata al 29 marzo prossimo. La May, spiega il giornale, punta a strappare all’Unione Europea concessioni tali sulla questione-chiave della futura frontiera tra l’Irlanda del Nord britannica e la Repubblica d’Irlanda, che è un paese membro dell’Ue, da convincere l’ala più euroscettica del suo Partito conservatore. Il primo passo arriverà già oggi: la May, come richiesto da una modifica di legge approvata una decina di giorni fa, stasera sarà obbligata ad esporre alla Camera dei Comuni la sua nuova strategia per la Brexit dopo la clamorosa bocciatura, martedì scorso 15 gennaio, dell’accordo che lei stessa aveva raggiunto il 25 novembre scorso a Bruxelles con il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker. Dopo diversi giorni di dibattito parlamentare, il “piano B” della premier sarà sottoposto al voto dei deputati martedì prossimo 29 gennaio. A quel punto la May, forte del sostegno del Parlamento, o almeno così lei spera, tornerà a Bruxelles per tentare di riaprire le trattative con l’Ue e di riuscire a strappare quelle concessioni che però finora l’Europa ha rifiutato di concederle. Questa fase dovrebbe durare una settimana o poco più, e così si arriverà ad un nuovo “momento della verità”, quando presumibilmente alla metà del prossimo mese di febbraio la Camera dei Comuni sarà chiamata ad esprimersi ancora: per ratificare un eventuale “rinnovato” accordo con l’Ue sulla Brexit; o viceversa per affossare ancora di più il governo May.

Spagna, i legami fra l’estrema destra di Vox e i gruppi dissidenti iraniani
Madrid, 21 gen 10:57 – (Agenzia Nova) – I dissidenti iraniani non hanno solo finanziato la campagna elettorale di Vox nel 2014 ma hanno anche largamente contribuito alla fondazione del partito, pagando l’affitto della sede centrale di via Diego de León, a Madrid, i mobili, i computer e gli stipendi del personale, compreso quello del leader Santiago Abascal. Lo scrive oggi il quotidiano spagnolo “El Pais”, venuto in possesso di dati riservati secondo cui la formazione di estrema destra avrebbe ricevuto un fiume di denaro proveniente dalle tasche dei sostenitori del Consiglio nazionale della resistenza Iraniana (Cnri), un gruppo la cui ala armata, fino al 2012, era inserita nell’elenco delle organizzazioni terroristiche degli Stati Uniti. Secondo quanto riporta il giornale, la formazione di estrema destra avrebbe ricevuto un assegno da oltre 1,15 milioni di euro nello stesso giorno in cui si è iscritta nel registro dei partiti politici del ministero dell’Interno, il 17 dicembre del 2013. La notizia è stata confermata dal fondatore, Alejo Vidal-Quadras. “El Pais” spiega che Vox ha ricevuto, nei suoi primi cinque mesi di vita, 141 trasferimenti di fondi da un migliaio di iraniani residenti in diversi paesi del mondo. Nessuno di questi contributi però ha superato il limite annuale di 100.000 euro stabilito dalla Legge sui finanziamenti del 2012.

Spagna, Podemos cerca di evitare un nuovo “caso Errejon”
Madrid, 21 gen 10:57 – (Agenzia Nova) – Unidos Podemos sta cercando in tutti i modi di evitare un “nuovo caso “Errejon”, ovvero un nuovo scisma dopo la decisione, a sorpresa, del cofondatore Íñigo Errejón di scendere in campo per le regionali di Madrid in alleanza con Manuela Carmena. E così, per scongiurare una nuova imbarazzante spaccatura in vista delle elezioni autonome e comunali del prossimo 26 maggio, la formazione viola ha decisione di lasciare campo libero ad Ada Colau, attuale sindaco di Barcellona e candidata ad un nuovo mandato. Lo riferisce il quotidiano spagnolo “La Vanguardia”, spiegando che la Colau, dopo settimane di incertezze e tensioni, potrà dunque stilare la propria lista di candidati, senza dover subire il diretto controllo da parte della direzione nazionale del partito. Intanto, secondo quanto riporta “El Pais”, Podemos avrebbe deciso di non chiede a Errejon di lasciare il seggio in parlamento, almeno per il momento. Questa settimana, ricorda il giornale, sarà cruciale per la formazione in quanto inizierà il dibattito parlamentare sulla manovra concordata con il Psoe del primo ministro Pedro Sanchez. In quest’ottica, il voto di Errejon è fondamentale dato che i socialisti non detengono la maggioranza in nessuna delle due Camere e che dall’approvazione del testo dipende la continuazione della legislatura attuale e quindi anche la permanenza di Podemos al governo in qualità di principale alleato del Psoe.

Stati Uniti, “Buzzfeed” e media sotto accusa dopo le false indiscrezioni su Trump smentite dal procuratore speciale Mueller
New York, 21 gen 10:57 – (Agenzia Nova) – “BuzzFeed” e gran parte dei medi mainstream statunitensi vedono messa nuovamente in discussione la loro attendibilità e terzietà, dopo che il gruppo investigativo del procuratore speciale Robert Mueller ha espressamente smentito una “notizia esclusiva” del sito internet secondo cui Trump avrebbe ordinato espressamente al suo ex legale, Michael Cohen, di mentire al Congresso. L’articolo pubblicato da “Buzzfeed” aveva innescato una reazione veemente da parte dei media Usa, che davano per imminente l’impeachment dell’inquilino della Casa Bianca. Secondo “BuzzFeed”, Mueller disponeva di prove che Trump aveva ordinato al suo ex avvocato di mentire ai legislatori riguardo un progetto, mai concretizzatosi, per la realizzazione di una Trump Tower in Russia. L’ufficio di Mueller ha però rotto il suo usuale silenzio, per bollare l’articolo di “Buzzfeed” come “non accurato”; il presidente Usa ha colto la palla al balzo per ribadire l’accusa ai media statunitensi di diffondere notizie false ed essere prevenuti nei suoi confronti. “BuzzFeed News” ha dichiarato aver fiducia nei due autori dell’articolo, uno dei quali ha vinto un premio Pulitzer per dei report investigativi nel 2016. “Non lo avremmo pubblicato se non ci fossimo sentiti sicuri”, ha dichiarato in un’intervista Ben Smith, il caporedattore del sito. “Siamo stati attenti e accurati”, ha aggiunto. Trump, parlando sabato ai giornalisti alla Casa Bianca, ha definito l’articolo “una vergogna per il nostro paese” e ha aggiunto che “ci vorrà molto tempo perché i media mainstream recuperino la loro credibilità”. L’episodio – scrive il quotidiano “New York Times” – sottolinea i rischi e le tentazioni che derivano dal cercare di andare troppo a fondo nelle indagini di Mueller sulla presunta collusione tra la campagna presidenziale di Trump e la Russia.

Stati Uniti, scambio di accuse tra Trump e Pelosi su stallo negoziato per riaprire il governo
Washington, 21 gen 10:57 – (Agenzia Nova) – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, si è scagliato domenica contro la presidente della Camera dei rappresentanti, Nancy Pelosi, per lo stallo delle trattative tese a porre fine alla parziale chiusura del governo (il cosiddetto “shutdown”), dopo che i Democratici hanno respinto una nuova proposta della Casa Bianca sulla sicurezza al confine. Sabato scorso Trump ha offerto un accordo sull’immigrazione per mettere fine allo “shutdown” garantendo protezione per tre anni ai giovani migranti senza documenti, i cosiddetti Dreamers, e ai titolari di protezione temporanea (Tps), in cambio dei 5,7 miliardi di dollari da destinare ai lavori per un muro al confine con il Messico. Trump ha annunciato tramite un tweet domenica che Pelosi e i Democratici “hanno rifiutato la mia offerta prima ancora che mi alzassi per parlare”, e che Pelosi si è “comportata in modo così irrazionale e si è spinta così lontano a sinistra che ora è ufficialmente diventata una democratica radicale”. Infine Trump ha aggiunto che la presidente della Camera “è così terrorizzata” dai “sinistroidi” nel suo partito che ha perso il controllo (…) E comunque, ripulisci le strade di San Francisco, sono disgustose!”. Pelosi ha risposto a Trump ricordandogli che “800 mila americani stanno andando (a lavorare) senza stipendio”. “Riapri il governo, lascia che i lavoratori ricevano i loro assegni e poi potremo discutere assieme di come proteggere il confine”, ha scritto su Twitter Pelosi. Intanto il leader della maggioranza al Senato, Mitch McConnell, ha annunciato che presenterà la proposta di Trump al Senato questa settimana, definendola un “giusto compromesso”. Non mancano voci critiche tra i conservatori, che considerano la proposta di Trump come un’amnistia per coloro che entrano negli Stati Uniti illegalmente. Secondo il quotidiano “New York Times”, accoppiando i finanziamenti governativi con il piano presentato da Trump McConnell spera di attribuire la colpa per l’arresto ai Democratici, che hanno ripetutamente affermato di non voler negoziare la sicurezza delle frontiere fino a quando il governo non sarà completamente riaperto. I sondaggi però mostrano che l’opinione pubblica in gran parte accusa Trump per la chiusura, e i suoi consiglieri sono alla ricerca di una strategia di uscita.