Il caso

Copyright, un errore tecnico l’autodenuncia di Warner Bros per pirateria

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Sembrava un 'caso' di ordinaria follia ma dietro la richiesta a Google di rimuovere i propri link c’era solo un errore tecnico.

Un intricato caso continua a far discutere. La major cinematografica Warner Bros si è autoaccusata di pirateria.

All’inizio questa notizia sembrava una bufala: uno studios americano da sempre in prima linea contro il downloading o lo streaming illegale si autodenuncia di ‘furto’?

In realtà il mistero è stato subito svelato.

Si è trattato di un errore tecnico, di sistema.

Vobile, un’azienda che lavora proprio per Warner Bros (ma anche per altri titolari di diritti, ndr), ha chiesto per errore a Google di rimuovere alcune pagine dai risultati di ricerca perché violavano il diritto d’autore.

Vobile lo ha fatto anche per alcuni siti di streaming perfettamente legali, gestiti da Amazon e Sky e per il database IMDB.

Il gruppo che si occupa specificatamente di gestire le richieste di rimozione di link pirata ne ha segnalato a Google ben 13 milioni stando all’ultimo Report sulla Trasparenza.

E’ evidente che qualcosa è andato storto e che il sistema non abbia ‘compreso’ che i link individuati in quest’ultimo caso erano tutti in regola.

“Purtroppo errori di questo tipo sono molto comuni“, ha indicato Ernesto van der Sar di Torrent Freak, spiegando che le aziende che si occupano di offrono questo servizio di monitoraggio “spesso utilizzano sistemi automatizzati per individuare e segnalare siti web che violano il diritto d’autore”.

Per fortuna Google si è accorta dell’errore e non ha rimosso i link di Warner Bros, Sky e Amazon.