La ricerca

Copyright, scomparsi centinaia di migliaia di siti web pirata in tutto il mondo

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Studio universitario anglo-americano sulle notifiche di rimozione: 1,5 miliardi di URL segnalate sono relative a siti web pirata, il 22% è diventato inaccessibile in meno di 4 settimane. Il 98% dei reclami è relativo alla violazione del diritto d’autore.

Ogni settimana, un’enorme quantità di richieste di rimozione di siti web pirata sono indirizzate a motori di ricerca, piattaforme di hosting e servizi di terze parti. Si tratta di azioni a protezione del diritto d’autore avanzate dai legittimi titolari e loro rappresentanti.

Prendendo come riferimento gli attori più rilevanti del panorama web globale, come ad esempio Twitter, Google o Bing, gran parte di queste richieste trovano subito pronta pubblicazione, ma dato l’elevato volume delle azioni legali, rimane difficile ricostruire agevolmente il quadro generale dei “Takedown Notice”.

Una ricerca condotta dalla Queen Mary University di Londra e della Boston University ha avuto come obiettivo la ricostruzione di un ampio database di tutte le possibili richieste di rimozione di siti web pirata notificate negli ultimi anni.
Il documento in questione, dal titolo “Who Watches the Watchmen: Exploring Complaints on the Web”, è partito dal dataset Lumen nel 2017, con la stragrande maggioranza delle richieste di rimozione di siti pirata inviate a Google/YouTube e Bing, in seconda battute a Twitter e Periscope.

Complessivamente, hanno evidenziato i ricercatori, sono stati esaminate oltre 1,5 miliardi di URL segnalate.
Il 98,6% dei reclami erano relativi alla violazione del copyright, poco più dell’1% quindi riguardava altre richieste, per diffamazione, esecuzione di ordinanze del tribunale e richieste amministrative.

Questo miliardo e passa di URL è a sua volta relativo ad un gruppo di mittenti unici, per l’esattezza 38.523, che non sono altro che i titolari dei diritti di proprietà intellettuale, i loro legali, le associazioni di categoria e i gruppi anti-pirateria.
Il 10% dei reclami riguarda circa 1 miliardo di URL, mentre il 90% restante appena 550 mila URL”, hanno spiegato i ricercatori due delle due università in una nota riportata da Torrentfreak.com.

Altro dato molto interessante, emerso dall’indagine, è che poche settimane dopo l’invio delle notifiche da parte dei legittimi titolari di diritto d’autore, quasi un quarto dei domini segnalati era di colpo scomparso nel nulla, lasciando in rete un solo avviso ai naviganti “NXDOMAIN”: “Molti nomi di dominio finiscono rapidamente offline e il 22% delle URL incriminate è inaccessibile in meno di 4 settimane”, hanno spiegato dalle due università.

Non è però ancora chiaro se tale scomparsa di siti pirata sia da attribuire all’azione legale delle forze anti pirateria, o più semplicemente all’esaurimento automatico di azioni spam o truffe, che operano solo temporaneamente in rete.
Come hanno ricordato gli studiosi, è altrettanto importante aumentare i livelli di trasparenza in rete anche in quest’ambito, proprio per avere un quadro generale più chiaro di come funzionano determinati meccanismi di deterrenza nella lotta alla pirateria audiovisiva, digitale e online.