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COP27. Pichetto Fratin: “70 GW in più di rinnovabili in Italia tra sei anni invece che dieci”. Obiettivo possibile?

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Accelerare sulle rinnovabili, l’annuncio del ministro dell’Ambiente

Da gennaio a giugno 2022 in Italia sono stati installati solamente 1,2 GW di nuova potenza rinnovabile, soprattutto per impianti fotovoltaici ed eolici. In termini generali un buono risultato, con un incremento del +168% su base annua, ma complessivamente, entro la fine dell’anno in corso, non riusciremo a superare i 3 GW totali nuova capacità.

Fonti energetiche rinnovabili di cui tutti parlano, ma che nel concreto ancora subiscono limitazioni burocratiche e ritardi nelle autorizzazioni, con un rallentamento in termini di realizzazione di nuovi impianti estremamente dannoso per la nostra economica e la salute, soprattutto in questo frangente storico.

Un tema caldo che ovviamente è al centro della COP27 di Sharm el Sheik e di cui ha parlato a margine di un convegno presso il padiglione italiano, anche il nostro ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, definendo le rinnovabili una strada obbligata, ma non l’unica.

Pichetto Fratin ha annunciato che Roma sarà in grado non solo di raggiungere gli obiettivi della nostra agenda green, ma in anticipo: “Lo sblocco delle autorizzazioni per nuovi impianti di energia da fonti rinnovabili resta uno degli obiettivi principali dell’azione di governo. Per questo nel consiglio dei ministri di pochi giorni fa è stato previsto un ampliamento della commissione che esamina le istanze di Via (Valutazione di impatto ambientale) da 40 a 70 membri”.

Significa che l’obiettivo dei 70GW di nuova capacità rinnovabile potrebbe essere raggiunto con un anticipo di quattro anni, nel 2026 invece che nel 2030.

Il Governo Meloni fin dal suo insediamento ha indicato nelle rinnovabili la strada da seguire, ma nel rispetto del principio della piena sostenibilità economica e sociale della transizione, cioè, in sintesi, senza togliere nulla al gas, tanto da rilanciare l’azione di estrazione di questo combustibile fossile nei vecchi e nei nuovi giacimenti.

Ma l’Italia è già in ritardo sulla strada verso la decarbonizzazione

Un annuncio rilevante e un traguardo che se raggiunto consentirebbe all’Italia di ridurre sensibilmente la propria dipendenza dal gas russo e di incrementare decisamente la propria autonomia energetica, rispettando nello stesso tempo il target europeo dell’abbattimento del 55% delle emissioni climalteranti entro il 2030.

Come detto, un bell’annuncio, che fa ben sperare, ma che non mitiga i dubbi e le incertezze che invece ancora circondano la nostra strada verso la decarbonizzazione.

L’Italia, infatti, non è al passo con l’agenda europea delle rinnovabili e se quest’anno riusciremo a chiudere con un 3 GW di nuova capacità, che a prima vista sembra quasi un successo, in realtà è un campanello di allarme, perché è un dato troppo basso.

Come ha sottolineato Legambiente nel Rapporto Comunità Rinnovabili, “Rischiamo di raggiungere l’obiettivo di 70 GW di nuovi impianti a fonti rinnovabili al 2030 tra 124 anni, se calcoliamo la media di installazione degli ultimi tre anni, pari a 0,56 GW“.

Per centrare gli obiettivi del pacchetto europeo “Fit for 55” all’Italia servirebbero in media 7GW di nuova capacità installata all’anno fino al 2030. Attualmente, siamo a meno della metà.

Secondo stime fornite da Terna e Snam, il nostro Paese dovrà soddisfare un fabbisogno di energia elettrica pari a 366 TWh entro la fine del decennio, con una parallela contrazione dei consumi energetici finali da 104 a 95 Mtep (dei combustibili fossili da 32 a 20 Mtep).

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