Key4biz

COP26: Facebook miniera di fake news sul clima, +76% nel 2021. Lo Studio

Facebook miniera di fake news sul clima

La questione dei cambiamenti climatici e del loro effetto sulla nostra vita, la nostra società, l’economia e la vivibilità delle città, non è solo un problema ambientale e scientifico, ma anche culturale.

Bisogna conoscere l’origine dei fenomeni più distruttivi, comprenderne l’evoluzione e i possibili effetti nel presente, nel medio e lungo periodo, anche per pianificare interventi e acquisire nuovi modelli sociali e comportamentali.

In questo immenso lavoro la disinformazione non aiuta e secondo l’organizzazione ambientalista Stop Funding Heat, le interazioni degli utenti di Facebook con post contenenti false informazioni sulle tematiche climatiche è aumentata del 76,7% durante il 2021.

Lo studio pubblicato da Stop Funding Heat

SCARICA il Rapporto “#InDenial – Facebook’s Growing Friendship With Climate Misinformation”

Nello studio presentato in occasione del summit internazionale sul clima a Glasgow (COP26), dal titolo “In Denial: Facebook’s Growing Friendship with Climate Misinformation”, si è constatato che solo il 3,6% di queste fake news è stato individuato e verificato dal social network.

Di fatto, affermano gli attivisti, non è stato fatto nulla per contrastare il flusso della disinformazione su tematiche climate change.

Facebook, che ormai è Gruppo Meta, ha commentato su Euronews che le accuse in questione sì basano su numeri inventati e una metodologia imperfetta.

Il Rapporto di SFH ha scoperto che milioni di persone, iscritte al social più grande del mondo, visualizzano ogni giorno altrettanti contenuti basati su fake news.

Le stime riportano di post caratterizzati da disinformazione climatica che producono tra le 818.000 e 1,36 milioni di visualizzazioni giornaliere.

Facebook semina confusione e dubbi

Anche il Real Facebook Oversight Board ha puntato l’indice sulla rete sociale, affermando che nelle conversazioni globali sul social “ha seminato confusione e dubbi sui cambiamenti climatici”.

Gli attivisti chiedono al social creato da Marck Zuckerberg di ridurre la diffusione di informazioni false sui cambiamenti climatici, tramite debunking in tempo reale e l’eliminazione delle pagine (deplatforming) che continuano nelle attività di disinformazione (nonostante siano state già colpite da provvedimenti in precedenza).

Un’accusa del simile è stata rivolta a Facebook anche per la crescente disinformazione riguardo il virus Covid-19, la pandemia e le vaccinazioni, secondo un’indagine Avaaz dell’estate scorsa.

Exit mobile version