CAMBIAMENTO CLIMATICO

COP21: ecco di cosa non si parlerà a Parigi (Seconda parte)

di Prof. Cesare A. Massarenti, insegnante alla Mittweida University of Applied Sciences, Germania, e alla Stanford University, California |

La Conferenza mondiale sul Clima, i Risparmi energetici e la Politica economica.

…Continua

Nel blog di luglio, Bill Gates scriveva: ‘Se creiamo il contesto opportuno e favorevole per l’innovazione, possiamo accelerare il passo del progresso, sviluppare e implementare nuove soluzioni, e infine fornire a tutti energia sicura e a buon mercato, senza emissioni di carbonio. Possiamo evitare i peggiori scenari di cambiamento climatico e al tempo stesso contribuire a far uscire molta gente dalla povertà, far aumentare il cibo in modo più efficiente e salvare vite riducendo la polluzione’. E ancora: ‘Gli scienziati generalmente concordano che per prevenire gli effetti più devastanti provocati dal cambiamento climatico è necessario limitare l’aumento delle temperature globali a 2° C, e ciò implica che i maggiori produttori di emissioni le riducano dell’80% entro il 2050, e che tutti i paesi le eliminino completamente entro la fine del secolo. Sfortunatamente, se possiamo vedere dei miglioramenti con ciò di cui disponiamo oggi, non è possibile arrivare ad una riduzione dell’80%, e ancor meno del 100%…..È necessario che i Governi agiscano rapidamente poiché la transizione energetica – dai combustibili fossili alle energie rinnovabili – richiede tempo. Attualmente le energie rinnovabili rappresentano meno del 5% del mix di energia mondiale. Per il petrolio la transizione dell’impiego come energia mondiale dal 5% al 25% richiese 40 anni. Per il gas naturale occorse ancor più tempo. Credo che possiamo compiere questa transizione – dai fossili alle rinnovabili – in un periodo di tempo più breve, sia perché il ritmo dell’innovazione sta accelerando sia perché non abbiamo mai avuto una necessità così impellente di passare da una fonte di energia a un’altra. Più presto inizieremo la transizione, meno dovremo soffrire’.

(blog post: http://qz.com/470592/by-bill-gates-why-im-investing-1-billion-of-my-own-money-into-clean-energy-research/)

(v. anche TED2010: http://www.ted.com/talks/bill_gates?language=en)

Nel corso degli ultimi mesi precedenti l’inizio della conferenza, l’India ha assunto un ruolo d’importanza crescente e mostra di voler giocare un ruolo di primissimo piano a Parigi. Bill Gates aveva incontrato il Primo Ministro dell’India, Naredra Modi, il 28 settembre scorso a New York in occasione della 70 esima Assemblea delle Nazioni Unite.

Foto 2

U.S. & World – News 4 New York

L’annuncio di Bill Gates sembra volto anche a contribuire a convincere l’India a sostenere il raggiungimento di un accordo.

La posizione di Hillary Rodham Clinton è più squisitamente politica e tende a porre gli Stati Uniti in una posizione di leadership mondiale in un ambito di altissimo valore strategico.

Ma queste iniziative sono frutto di decisioni appartenenti a persone fisiche o fondazioni da esse create, che si legano agli ambiti politici; non sono ancora espressione di decisioni governative, condivise e sostenute dai parlamenti nei paesi nei quali queste ratifiche sono richieste, o di enti sovranazionali, a patto che questi siano in grado di monitorare e imporre tempestivamente eventuali sanzioni negative nei casi d’inadempienza degli accordi sottoscritti.

 

Tuttavia, anche nelle intenzioni di Bill Gates e di altri che hanno improntato strade simili manca il secondo elemento assente a Parigi.

 

Questo secondo elemento assente a Parigi è una costruzione propositiva di politica economica, da attuarsi nel maggior numero di paesi possibile, che metta in primo piano i risparmi e l’efficientamento energetici, che possono fornire un motore di fondamentale importanza per il raggiungimento degli obiettivi di diminuzione delle emissioni dei gas che causano l’effetto serra.

L’Unione Europea ha posto l’accento su questo ambito con la Direttiva Europea 2012/27/UE sull’efficienza energetica dell’ottobre 2012, ma in nessun paese le componenti della Direttiva sono stati convertiti, neppure parzialmente, in iniziative di politica economica.

E occorre tener presente tre dati fondamentali:

  • il Fondo Monetario Internazionale stima che le varie forme di sussidi governativi diretti al settore dei combustibili fossili ammonta a circa 500 miliardi di dollari l’anno
  • spesso incentivi per le energie rinnovabili, per somme incomparabilmente inferiori, sono inefficaci e creano più danni che non risolvano problemi di fornitura di energia pulita
  • i contributi a fondo perduto e gli incentivi per il risparmio e l’efficientamento energetici, quando esistono, sono mal strutturati, di difficile accesso e di modeste dimensioni.

Inoltre, sono ancora da stabilire modalità che permettano di misurare accuratamente – e in modo condiviso – l’impatto totale delle emissioni prima e dopo l’implementazione di tecnologie per il risparmio e l’efficientamento energetici. Attualmente il mercato energetico non tiene conto di ciò che alcuni economisti denominano “negative externalities”: i costi derivati dai danni alla salute, i danni ambientali, le inefficienze di sistemi infrastrutturali (per es. i trasporti), e altro ancora. Se il mercato dell’energia tenesse conto di questi fattori, le forme di energia rinnovabile e i risparmi energetici combinati sarebbero chiaramente competitivi rispetto ai combustibili fossili, con la conseguenza di attirare innovatori, stimolare la ricerca, attirare talenti e contribuire a creare nuove forme di sviluppo.

L’obiettivo primo della proposta che segue è la realizzazione di una crescita sostenibile che si possa autoalimentare e incrementare nel lungo periodo, con un tasso di sostenibilità crescente nel tempo, superiore alle previsioni attuali, e che abbia effetti diretti sul miglioramento delle condizioni ambientali mediante la diminuzione in quantità crescenti delle emissioni che provocano l’effetto serra, e in tempi più rapidi di quanto potrà essere raggiunto seguendo soltanto la strada della transizione da forme di energia tradizionali a forme di energie rinnovabili.

Nelle condizioni attuali dell’economia e della società italiana, e non solo, la crescita non può essere determinata soltanto dall’aumento dei consumi e della produttività o da altre misure di tipo “tradizionale”, e la spending review, se mai dovesse essere attuata su ampia scala, non risolverà problemi di fondo e non creerà nuovi posti di lavoro.

I due paradigmi fondamentali della crescita di un paese o di un territorio, identificati in maniera quasi univoca dalla fine della seconda guerra mondiale nelle società occidentali e ormai accettati o imposti in quasi tutti i paesi – aumento dei consumi e aumento della produttività – stanno mostrando dei limiti sempre più difficili da oltrepassare e, al tempo stesso, data la loro pervasività in tutti gli ambiti decisionali, impediscono di prendere in considerazione altri possibili paradigmi modelli di crescita, diversi, alternativi e complementari.

Questo documento rappresenta un contributo alla crescita mediante un sistema complesso di risparmi strutturali nei diversi settori che utilizzano energia, con conseguente creazione di numerosi posti di lavoro qualificati e riqualificazione di molte professionalità esistenti.

Come si può costatare, in moltissimi paesi l’aumento dei consumi richiede condizioni molto precise e complesse, difficili da raggiungere e, soprattutto, mantenere nelle condizioni attuali. L’aumento assai limitato del PIL e il miglioramento assai esiguo di altri indicatori economici e sociali implicano che per i prossimi anni si deve prevedere un aumento dei consumi molto lento e non decisivo per una crescita generale dell’economia del Paese.

D’altra parte, la produttività può aumentare solo se sostenuta da innovazioni diffuse e da un costante trasferimento dai nuovi arrivati nel mondo del lavoro delle conoscenze acquisite in università e centri di ricerca di alto livello, oltre che da forti investimenti nell’introduzione d’innovazioni tecnologiche in molti settori dell’economia e da importanti innovazioni di processo; queste condizioni sono presenti in pochissimi paesi.

Un terzo elemento – la spesa pubblica, nelle sue varianti post-keynesiane – è argomento assai conteso e discusso, ma non può essere considerato un paradigma alla stregua dei due indicati qui sopra: rispetto all’aumento dei consumi e della produttività, che dipendono da numerosi fattori e dai mercati, essa è determinata esclusivamente da decisioni governative nazionali e/o sovranazionali (in ambito l’UE) e/o (assai limitatamente) regionali. Nonostante argomentazioni che vengono periodicamente riprese in favore dell’aumento della spesa pubblica come intervento politico per la crescita, sembra ormai evidente ai più che questo elemento può condurre a danni gravissimi per l’economia e per la società in generale, soprattutto nel lungo termine, salvo nei casi limitati in cui vengono stabiliti obiettivi ben definiti e vengono rispettati condizioni e parametri concordati.

Anche il controllo e la gestione dell’inflazione possono essere considerati tra i fattori in grado d’influenzare la crescita e lo sviluppo economico, ma, pur soltanto nel sistema economico dell’UE, tali strumenti non sono utilizzabili a livello nazionale, come dimostra l’operazione di Quantitative Easing e le altre iniziative della BCE.

Se si considera un altro fattore che influenza i tassi di crescita, va ricordato che l’Italia non è assolutamente in grado di esercitare un qualsiasi tipo di controllo sui prezzi del petrolio o del gas o di altre materie prime fondamentali per il sistema produttivo del paese – che vengono spesso invocati come importanti influenze positive o negative sullo stato dell’economia. Se fossero prese le decisioni adeguate, i Governi nazionale, regionali e metropolitani sarebbero sicuramente in grado di creare e controllare i meccanismi che permettono ridurre i consumi energetici e massimizzare l’efficientamento dell’utilizzo delle diverse forme d’energia, con effetti ben più incisivi e duraturi rispetto a interventi diretti o indiretti sui loro prezzi.

Considerazioni simili, pur rispettando la specificità dell’ambito, si possono ripetere per la gestione nazionale e locale dell’imposizione diretta e indiretta. Gli strumenti disponibili ai governi sono intrinsecamente limitati e politicamente molto sensibili, mentre la componente strettamente economica presenta livelli assai elevati di aleatorietà nei risultati nel tempo e nei settori interessati dalle misure.

Infine, per quel che concerne gli strumenti di cui dispongono i decisori strategici al più alto livello, occorre sottolineare che gli strumenti statistici che sono utilizzati per arrivare ai dati consolidati relativi a tutti gli indicatori che sono sistematicamente presi in considerazione sono stati creati decenni or sono, in base a definizioni fisse dei fenomeni particolari che debbono essere misurati; oggi i tempi di raccolta ed elaborazione dei dati sono lentissimi rispetto alla velocità degli eventi nell’economia reale e specialmente nell’economia digitale. L’Agenda Digitale non prevede alcuno strumento metodologico di rilevazione automatica, in tempo reale, di dati che servirebbero, se opportunamente elaborati e sintetizzati, a controllare le variabili fondamentali, a raggiungere decisioni in modo tempestivo e a poter agire efficacemente in tempi molto brevi.

Ad esempio, con i sistemi di raccolta ed elaborazione dei dati utilizzati attualmente in Italia e in moltissimi altri paesi non sarebbe possibile costruire le simulazioni di Climate Interactive di MIT Sloan School of Management i cui risultati sono stati riportati nelle tabelle di cui sopra, rinnovare le simulazioni a brevi intervalli di tempo e operare estrapolazioni predittive con bassi margini di errore.

Oltre a superare i due paradigmi di base, includendo nozioni innovative quali i risparmi e l’efficientamento energetico, è egualmente fondamentale che i decisori strategici innovino profondamente le definizioni, le metodologie e gli strumenti di raccolta dei dati, e che si dotino di strumenti adeguati di elaborazione, analisi e sintesi dei dati stessi: in assenza di questi strumenti – tempo reale o quasi-tempo reale – non sarà possibile alcun rinnovamento nei sistemi di governance.

Una conseguenza assai rilevante dei paradigmi dominanti è che condizionano ampi settori della comunicazione, del marketing e della pubblicità: il marketing per il risparmio e l’efficientamento energetico non esiste e non è insegnato in alcuna università o istituto; tutte le teorie e tecniche di marketing e pubblicità su tutti i media sono rivolte solo e soltanto ai consumi e all’espansione dei consumi. La comunicazione, nei termini più generali, enfatizza tutto ciò che concerne i consumi, il PIL, l’occupazione e pochi altri elementi, tutti strettamente connessi tra loro.

Il risparmio e l’efficientamento energetico, intesi nel senso più ampio, sono termini praticamente assenti dalla cultura politica, economica, sociale e popolare.

Soltanto le energie rinnovabili hanno trovato un posizionamento nella narrazione “ufficiale”, ma i costi reali e l’efficienza delle soluzioni non sono quasi mai oggetto di analisi approfondite, e i paragoni con le forme tradizionali di energia, soprattutto con i combustibili fossili, sono falsati da componenti economiche irriconciliabili.

 

Il risparmio e l’efficientamento energetico sono nozioni relativamente recenti e coinvolgono molti settori di ricerca e di produzione assai diversificati; vi sono legami stretti tra università, centri di ricerca e industria, ma sono presenti anche ambiti di ricerca fondamentale; sono disponibili finanziamenti di notevole portata sovranazionali, governativi e del settore pubblico, diretti e indiretti; rappresentano un ambito privilegiato per seed e venture capital privati, e in alcuni paesi sono l’oggetto d’importanti investimenti di organisimi specializzati pubblici, diretti e indiretti. Tuttavia, in Italia pochi sono gli investimenti in questi ambiti e gli investimenti nell’implementazione di energie rinnovabili tendono a mantenere i livelli attuali dei consumi energetici invece di contribuire a ridurli; è utile notare che le tecnologie di risparmio ed efficientamento energetico sono applicabili anche nei casi di utilizzo di energie rinnovabili, con fattore moltiplicatore dei vantaggi.

 

Studi pubblicati negli ultimi cinque anni da istituzioni quali la World Bank, l’UE e centri di ricerca indipendenti di alcuni paesi prevedono concordemente che il mercato mondiale del settore dei risparmi e dell’efficientamento energetico diventerà tra 1,2 e 1,5 volte il mercato mondiale del settore della produzione e distribuzione di energia entro il 2025. I due mercati combinati potrebbero diventare il primo settore dell’economia mondiale.

Inoltre, risparmio ed efficientamento energetico contengono una forte componente etica che è percepita in modo positivo, attrae molti talenti e genera iniziative e azioni in cascata nel sociale.

Ricerche, pubblicazioni e dati accumulati nel corso degli ultimi anni indicano in modo sempre più esplicito che è necessario affiancare ai due elementi paradigmatici menzionati sopra un nuovo insieme di elementi e un nuovo, vasto settore dell’economia: il risparmio e l’efficientamento energetico nei suoi diversi aspetti, con le ricadute positive che esso può avere sull’economia, il lavoro, l’ambiente, la società tutta.

Qui non vengono presi in considerazione i risparmi energetici che si riferiscono all’ambito personale (per es. attenzione ai consumi d’acqua per la doccia o di energia elettrica in casa, ecc.), ma soltanto quelli relativi ai diversi ambiti industriali e pubblici.

Per quanto concerne la crescita in termini globali, da una parte lo sviluppo dei risparmi energetici e di forme più efficienti di energie rinnovabili sposterà le dimensioni della spesa in alcuni settori dei consumi e ne genererà di nuovi; d’altra parte si può prevedere che per molti anni l’intero settore contribuirà a un aumento della produttività in molti ambiti dell’economia, tanto direttamente che indirettamente, oltre ad essere un fattore di stimolo per l’innovazione in molti campi e si potranno innescare fattori moltiplicatori.

Il risultato netto sarà positivo e la crescita più elevata, a tassi superiori rispetto a quelli che sono attualmente ipotizzabili, se basati soltanto sull’aumento dei consumi e della produttività in termini tradizionali e poche altre misure i cui esiti sono spesso assai incerti e limitati.

 

Un esempio di risparmio energetico e di efficientamento per tutti: le periodiche e sempre più gravi difficoltà del bacino idrico del Po, dei bacini di altri fiumi e di approvvigionamento idrico di molte zone agricole d’Italia potrebbero essere risolte in modo durevole mediante l’utilizzo sistematico della tecnologia d’irrigazione “a goccia a goccia”, implementata con successo in Israele da più di cinquant’anni. Richiede un basso investimento iniziale e bassi costi di manutenzione, farebbe diminuire moltissimo il consumo d’acqua, di cui quasi la metà ora va perduta prima di arrivare ai luoghi di destinazione, e il consumo di energia elettrica sarebbe ridotto a una frazione minima rispetto al consumo attuale delle pompe.

Con riferimento alla Direttiva Europea 2012/27/UE sull’efficienza energetica dell’ottobre 2012, recepita con DECRETO LEGISLATIVO 4 luglio 2014, n. 102 Attuazione della direttiva, che impone risparmi energetici di almeno il 20% entro il 2020, questo documento propone di raggiungere e superare tali obiettivi mediante l’implementazione di una politica economica che includa l’utilizzo di tecnologie innovative ad alti tassi di performance, riguardante risparmi energetici ed efficientamento nei settori idrico, elettrico, trasporti, edifici, rifiuti, sicurezza fisica e cyber security delle reti, con possibilità d’integrazione con politiche di protezione civile.

Lo sviluppo del mercato dei risparmi e dell’efficientamento energetici richiede azioni innovative:

  • legislative
  • di regolamentazione
  • di politiche di prezzi
  • di politiche per l’ambiente
  • di relazioni con gli stakeholders

e implica la necessità di azioni d’informazione, sensibilizzazione, comunicazione generale e a target specifici.

I risparmi e l’efficientamento:

  • ridurranno sensibilmente le importazioni e i consumi di gas, petrolio, carbone, energia elettrica e la necessità di ottenere nuove fonti energetiche, evitando anche di dover eventualmente ricorrere al fracking
  • creeranno numerosi nuovi posti di lavoro e nuove professionalità
  • potranno essere attuati mediante un modello economico che incrementerà i risparmi nel tempo in funzione di moltiplicatori di efficienza
  • ridurranno fortemente le emissioni nocive, specialmente CO2, diossina e polveri sottili
  • ridurranno fortemente l’inquinamento dell’ambiente, del suolo e della falda.

Contrariamente all’iniziativa della Bill & Melinda Gates Foundation, e altri simili già in essere, il risparmio e l’efficientamento energetici non implicano investimenti di grandi dimensioni in R&D, inaccessibili nella maggioranza dei paesi; gli investimenti sono sì necessari, ma per l’implementazione delle tecnologie si può applicare un modello economico nel quale l’investimento iniziale può essere localmente limitato; questo primo seed genera risparmi sui consumi energetici che liberano fondi per nuovi investimenti che si ampliano nel tempo, innescando un percorso che progressivamente genera benefici su larga scala.

E’ necessario implementare anche modelli di controllo continuo e di assistenza alle decisioni per i decisori ai livelli più alti – tanto economici che politici – mediante l’implementazione di tecnologie avanzate di sintesi delle priorità e di verifica delle simulazioni di percorsi di crescita alternativi, elementi di grande importanza per la gestione delle azioni innovative.

Tutte queste tecnologie:

  • includono sistemi di assessment dello stato delle reti e delle infrastrutture prima e dopo gli interventi
  • rafforzano le infrastrutture e ne prolungano la vita
  • possono essere integrate in un sistema centralizzato per nuove forme di governance della città e del territorio, con implementazione di modalità avanzate di tipo “Smart Cities”
  • permettono la transizione da stati tipici della Società dell’Informazione a forme diffuse della Società della Conoscenza.

L’innovazione tecnologica, abbinata a tipologie di finanziamento che permettono alle aziende, alle istituzioni e agli enti gestori pubblici e privati d’investire con payback variabile tra 18 mesi e un massimo di 5-6 anni, con notevoli vantaggi sociali ed economici per gli stakeholders, presenta anche un aspetto moltiplicatore nel tempo tanto sul piano dei risparmi economici che su quello della creazione di posti di lavoro.

Le tecnologie più avanzate di risparmio ed efficientamento energetici permettono di calcolare risparmi in modo preciso, con verifiche in modo continuo.

Tutte le tecnologie, le metodologie, i modelli economici, le modalità di finanziamento che possono essere implementate sono sostenibili, replicabili, scalabili, adattabili. Sono applicabili ovunque in città con più di 10.000-15.000 abitanti (con l’eccezione del risparmio di energia elettrica, possibile ovunque); per comunità di dimensioni minori occorre creare consorzi territoriali al fine di raggiungere economie di scala.

Risultato finale – 1:

  • risparmi globali, solo in Italia, di oltre 20-25 miliardi euro l’anno, se questa proposta dovesse diventare parte di una politica economica nazionale
  • creazione di opportunità di esportazione di tecnologie e di conoscenze di alto livello.

 

Risultato finale – 2:

 

  • valorizzazione di professionalità esistenti e creazione di nuove professionalità altamente qualificate creazione, solo in Italia, di almeno 20-30 mila nuovi posti di lavoro nei primi anni d’implementazione del piano
  • creazione, solo in Italia, di più di altri 100 mila nuovi posti negli anni successivi.

Risultato finale – 3:

 

  • raggiungimento di alti livelli di efficienza energetica
  • combinazione e integrazione ottimale, da sviluppare nel tempo, di forme di energia tradizionale con forme di energia rinnovabili progressivamente più efficienti
  • definizione di un “carbon budget” allineato con best practice, quali le norme dello Stato della California o altre reperibili in paesi quali la Svezia, la Danimarca, l’Islanda.